Campo San Geremia, nel Sestiere di Cannaregio

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Campo San Geremia. Sestiere di Cannaregio

Campo San Geremia, nel Sestiere di Cannaregio

Il campo prende il nome dalla Chiesa di San Geremia, dice Andrea Dandolo, nella sua Cronaca, che principali fondatori di questa chiesa furono Mauro Tosello (o Marco Torcello, come si legge in alcune altre cronache) e Bartolommeo di lui figlio, veneziani, nel principio del secolo undecimo; giacchè nel 1043, e secondo altri nel 1047, recato dai medesimi di Puglia in patria un braccio dell’apostolo san Bartolommeo, in questa chiesa il deposero, già prima da essi eretta dai fondamenti. Marin Sanuto però, che fa discendere l’acquisto della sacra reliquia al dogado di Domenico Flabanico, asserisce stati fondatori del tempio in parola i genitori di Mauro e di Bartolommeo nominati.

Non può negarsi che sull’origine della sacra fabbrica non sia corsa per avventura una qualche confusione, mentre il Sansovino la dice edificata dalle famiglie Rimonda, Morosina e Malipiera, senza tuttavia addur pruove di questo fatto. Certo è che il doge Sebastiano Ziani, già abitante di questa parrocchia, rinnovolla nel 1174, come dicono parecchie cronache, citate dal Gallicciolli, e quindi cadde in errore il Cornaro coll’assegnare codesta seconda fabbrica al 1223, mentre quel doge passò a vita migliore il 13 aprile del 1178. Se dal 1174 al 1292 abbia avuto altri ristauri, è ignoto: solo si sa che nell’ultimo citato anno venne consegrato non già il maggior altare, come riporta il Cornaro, ma sì il tempio, locchè appare dalla inscrizione tuttora superstite, incastrata in uno dei piloni verso la porta maggiore. Ricorda poi il Martinioni come la cappella maggiore si rinnovasse nel 1600, e venisse consacrata a Maria, la cui immagine scolpita in legno era opera di Pietro Scrova, giovane artista assai stimato.

Ma quantunque fosse la chiesa dall’anzidetto doge rinnovata in solida forma, pure collo scorrer degli anni sentì la forza del tempo edace, e mostrò i guasti dell’età. Se non che il religioso zelo del di lei parroco Giovanni Battista Sperafigo, ottenuti i disegni dall’abate Carlo Corbellini di Brescia, si mise al grandioso ed arduo impegno d’innalzarla di nuovo dai fondamenti in forma più ampia e decorosa della antica. Ciò avvenne nel 1755. (1)

(1) Venezia e le sue lagune. Volume II. Stabilimento Antonelli 1847

Nel campo o nelle sue immediate vicinanze:

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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