Il laboratorio del Perler a lume

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Perle veneziane

Il laboratorio del Perler a lume

Il laboratorio del Perler, ove vengono fabbricate le perle, caratteristica lavorazione veneziana, è dei più semplici. Si compone di una piccola tavola di un metro circa di lumghezza, sula quale si trova una lampada con fiamma a lungo getto attivata dall’aria prodotta da un mantice. Tale fiamma, fin dal secolo XII, epoca nella quale ebbe origine quest’industria carateristica, era prodotta da una lampada a grosso stoppino alimentato dall’olio o da grasso (strutto). Questo sistema primitivo fu adoperato fino alla metà dell’Ottocento, epoca nella quale Venezia fu dotata del gas che permise la sostituzione della debole fiamella con la più potente fiamma del gas, con grande vantaggio della lavorazione delle perle, che malgrado tutto continuò ad essere chiamata delle “perle a lume“.

L’arte del Perler a lume consiste nel saper plasmare il vetro, già ridotto in canna, al calore della fiamma suddetta. Il maestro quando lavora è seduto: ha a portata di mano le canne che sono bastoncini, del diametro di 7 o 8 millimetri e di una lunghezza che varia dai 20 ai 40 centimetri. In queste canne di scariari colori consiste tutto il materiale necessario per le perle a lume dalle più umili alle più fastose.

La lavorazione richiede pratica e genialità. Ad un ferro opportunamente protetto da uno stratto di terra, che aderendo ad esso rimane incombustibile, si arrotola il vetro ridotto pastoso dal calore della fiamma e dopo averne corretta la forma, in uno stampo di metallo (bronzo) si getta il vetro in un serbatoio contenente della cenere la quale evita così il rapido raffreddamento e quindi la rottura della perla che in questo modo è risulta compiuta. Dopo il raffredamento, si sfilano le perle dai ferri, ottenendo un foro il quale permette di infilarle in mazzi e in collane.

Le varie forme di perle, rotonda, ovale, cilindrica, si ottengono arrotondando la perla, avviluppata al ferro, quando il vetro è pastoso in uno stampa di metallo che avrà un profilo uguale alla metà della sezione longitudinale della perla che si vuole ottenere.

La colorazione delle perle si ottiene con le stesse canne che vengono dalle fornaci, nei più diversi colori; ed è con la sovrapposizione di esse, ridotte dutile fettuccie, che si ottengono gli effetti ammirati, nei vari motivi artistici, di disegni e dai colori della più strana e gradevole foggia.

I laboratori del Perler sono oltre un centinaio, sparsi fra le nostre calli prevalentemente di Cannaregio, e a Murano, nell’isola occupano una maestranza prevalentemente femminile che merita tutta l’ammirazione per la vita oscura di lavoro tenace e faticoso che conduce. Essa alla calda fiamma del gas, con mille risorse, dà vita e rinomanza a una industria perfettamente veneziana. (1)

(1) Giuseppe Dell’Oro. IL GAZZETTINO ILLUSTRATO, 23 gennaio 1923

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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