Famiglia Grimani
Grimani. Come sempre, così intorno alla caso Grimani fantasticarono i genealogisti, volendola chi discesa dalla romana famiglia degli Arrumcii, ovvero dalla Servilia, secondo il co. Zubarella; chi la vuole derivata dalla famiglia Grimaldi di Genova, ovveramente dalla Pepoli di Bologna; e chi la dice venuta da Costantinopoli. Sembra però più probabile, giusta tutti gli storici, tra i quali il Pagliarino, il Marcaci e il Malfatti, che derivasse dal più nobile sangue longobardo, e che, piantatasi primamente in Vicenza, venisse poi a por sede in Venezia nel 900, nella persona di Servidio, dal quale i più incominciano l’albero genealogico. Certo è che, fissata qui dimora, uscirono da questa casa nomini celebratissimi ed illustri nel principato, nella porpora, nella toga, nelle armi e nelle lettere, delle quali, come delle arti, furono mecenati splendidissimi, testimoniandolo i molti edifici da loro eretti, tra i quali li teatri di San Luca, di San Giovanni Grisostomo e dei Santi Giovanni e Paolo; li palazzi cospicui di Santa Maria Formosa, di San Luca, di San Tomaso, di San Polo, di San Felice, ec, e le chiese di San Felice e di Santa Fosca, alla cui erezione concorsero; oltre a tanti monumenti e memorie sparsi nelle altre chiese.
Innalza questa casa per arme uno scudo paleggiato d’argento e di rosso in otto pezzi, al quale, la linea che dimorò alcun tempo in Costantinopoli, aggiunse una crocetta vermiglia sopra uno dei pali d’argento, dono, siccome dicono i genealogisti, concesso da Goffredo Buglione a Servidio e Prospero fratelli Grimani, per aver seco lui militato in Terra santa.
Il doge Antonio Grimani Grimani nacque nel 1435 da Marino q. Giovanni e da Agnesina Montaner di Gio. da Modone. Si diede giovinetto al traffico, finché, scorsi quasi tutti i mercati della Soria, dell’Egitto e dell’Africa, giunse all’età conveniente a sostenere i magistrati e gli onori della patria. Molti ne conseguì in effetto, ma due in particolare onorevolissimi nell’anno 1494, cioè la carica di capitan generale del mare, allorquando Bajazette si apparecchiava a muover guerra, e la veste procuratoria de citra, in luogo di Giovanni Moro. Conchiusa alleanza tra la Repubblica, Alessandro VI ed altri principi a favore di Alfonso d’Aragona, re di Napoli, contro Carlo VIII di Francia, il nostro Grimani, con grossa flotta fu nel 1495, spedito in Puglia, e prese valorosamente molte terre occupate già dai Francesi, e sforzò Monopoli, ed acquistò Polignano, Mola, Brindisi ed Otranto. Richiamato in patria nel 1496, fu, spedito ambasciatore a Massimiliano I. Sennonché, nel 1499, datogli di nuovo il comando generale contro i Turchi, la fortuna gli si mostrò avversa, perdendo la battaglia combattutasi nelle acque della Sapienza, per cui, mancatagli la grazia della Repubblica, fu spogliato degli onori di procuratore di San Marco e di generale, e richiamato a Venezia fu sostenuto, processato e mandato a confine nelle isole di Cherso ed Ossero, l’anno stesso 1499. Dall’esilio fuggì e si portò a Roma presso Domenico cardinale suo figlio, ove rimase fino al 1509, in cui, per i servigi che egli prestò alla Repubblica al tempo della lega di Cambiai, fu solennemente richiamato in patria, e restituito il dì 24 dicembre 1510 nella carica di procurator di San Marco de supra, in luogo del defunto Nicolò Trevisano. Durante la reggenza come procuratore, molto si adoperò nel restauro del campanile di San Marco, danneggiato dal terremoto. Fu poscia il Grimani, nel 1515, spedito ambasciatore a Francesco I re di Francia per rallegrarsi della vittoria da lui riportata sopra gli Svizzeri, e finalmente fu assunto al ducato, nel 1521, dopo la morte del Loredano, come superiormente dicemmo.
Il Grimani possedeva ammirabili qualità. L’amor della patria fu in lui grandissimo, la fede sua intemerata, intorno a cui si veda In illustrazione della Tavola LXIV, recante l’incisione del quadro di Tiziano, collocato nella sala delle Quattro porte, ove è la sua immagine prostrata davanti la Fede; e finalmente fu di grande animo, bastando per tutti il fatto di quel Nicolò Michiel avvogador di comune, che gli fu principale ed acerrimo accusatore allorché venne processato, al quale, allorché giunse al principato, gli perdonò l’ingiuria, ma anche lo protesse in ogni occasione, siccome narra l’Egnazio. Altre minute particolarità di lui si potranno leggere nella sullodata opera del cav. Cicogna.
Il doge Marino Grimani sortiva i natali nel 1532, da Girolamo, illustre senatore, e dal padre ereditava l’animo grande, l’amore alle discipline gentili e la perspicacia nel trattare i patri negozi. Laonde vediamo che nel 1570, cioè nella fresca età d’anni 38, fu Marino destinato podestà di Brescia, e negli anni 1584 e 1593 sostenere l’ufficio di riformatore dello studio di Padova. Poi nel 1588, agli 11 aprile, essendo capitano nella medesima città, fu promosso a procuratore di San Marco de citra, in luogo del defunto Vincenzo Morosini. Durante la non breve sua vita, morivano parecchi pontefici; ed il Grimani era destinato a gratulare nella promozione al papato Sisto V, Urbano VII, Gregario XIV, Innocenzo IX e Clemente Vili; il quale ultimo, non appena seppe che Marino saliva al trono ducale, volle presentare della Rosa d’oro la dogaressa sua moglie, come dicemmo. L’amor suo e la sua rara intelligenza nelle arti belle gli procurarono l’incarico, nel 1589, di deputato alla fabbrica delle Prigioni, le quali in quell’anno venivano erette dall’architetto Da Fonte; e quattro anni dopo era egli pur eletto deputato alla erezione della fortezza di Palma Nova. Finalmente veniva elevato al supremo onore della patria dopo lo morte di Pasquale Cicogna. Dal testamento di sua figlia Maria, che ebbe tre mariti, cioè Luigi Grimani, Nicolò Molino e Lorenzo Giustiniani, sappiamo che Marino suo padre ebbe in dono da uno dei pontefici, a cui fu spedito ambasciatore, una croce d’oro contenente una reliquia del Santissimo Legno, la quale essa Maria legava alla chiesa di San Giorgio Maggiore, ove fu tumulata. Si vede effigiato il Grimani anche nel dipinto di Giovanni Contarini, collocato nella sala delle Quattro Porte, inciso ed illustrato nella Tavola LXIII.
Il nobilissimo monumento del Grimani e di sua moglie Morosina, Morosini prende gran parte del lato destro e la porta alla chiesa di San Giuseppe di Castello. Vincenzo Scamozzi ne fu l’architetto e Girolamo Campagna lo scultore. E’ costituito al basso da quattro colonne spiccate d’ordine composito, e da un attico al di sopra. Negli intercolunni di fianco sono collocati i sarcofaghi colle statue supine del doge e di sua moglie, ed in quello centrale si apre la porta d’ingresso della chiesa. Sotto alle urne, in mezzo a due cariatidi, sono due bassirilievi di bronzo esprimenti, quello dal lato del doge, la sua esaltazione al trono, l’altro, dalla parte della dogaressa, la incoronazione di lei e la presentazione della Rosa d’oro, donatale da Clemente VIII. Nell’attico é, nel centro, un altro bassorilievo figurante la Vergine in trono coronata da alcuni angeli e adorata dalli due estinti genuflessi, e nella ricorrenza delle colonne, quattro simulacri esprimenti le virtù cardinali; nel mentre che le tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità sormontano il frontone. Sopra la porta si legge l’inscrizione seguente. Tutto il monumento è di pietra istriana, meno le colonne e i riquadri, che sono, le prime di cipolino dell’Elba, ed i secondi di rosso di Verona, osservandosi poi alcune parti poste ad oro:
Iscrizione al centro
D. O. M.
MARINO GRIMANO PRINCIPI
OPT. FOELICISS. PRAETVRIS, PRAEFECTVRIS, LEGATIONIBVS
SVMMIS QVIRVSQ. IN REP. MVNERIBVS EGREGIE PERFVNCTO
QVI
ANNONAM ADLEVAVIT, AERARIVM AVCTAVIT, VRBEM EXORNAVIT
AB IPSAQ. NOXIA AVERTIT FLVMINA
PALMAM OPPIDVM EXTRVXIT
AD CHRISTIANI ORBIS SECVRITATEM
MOTAM GALLIAM CISALPINAM COMPRESSIT,
SALVTARE REIP. FOEDVS OPPORTVNE IECIT.
PACEM ITALIAE SVAVISSIMAM CONFIRMAVIT
PROTVLIT PIVS, PRVDENS.
OBIIT ANN. MDCV
VIXIT ANN. LXXIII. MEN. VI. DIES XXV.
EX HIS X IMPERABVNDVS.
Inscrizione sotto il bassorilievo dal lato del principe.
PRINCIPATVS VIRTVTE PARTI, MEMORIA SEMPITERNA
MDCV. VI. KAL. MAII AETATIS LXII.
Inscrizione sotto il bassorilievo dal lato della principessa.
DIADEMATIS IMPOSITI, HILARITAS PVBLICA
MDXCVII. IIII. NON. MAII. AETATIS LII.
Il doge Pietro Grimani nacque il 5 ottobre 1677, da Pietro q. Marino. Fu egli uno dei più svegliati intelletti del tempo suo; e per le scienze e le lettere da lui con grande amor coltivate, distinto. Il di lui padre, che lo vide inclinato ad ogni maniera di studio, gli propose di battere la carriera ecclesiastica: ma egli, sentendosi di poter riuscire utile alla patria, abbracciò la via delle magistrature: laonde fu tosto eletto camerlengo di comune, poi sopra gli uffici, poi savio di Terraferma. Nel 1710 fu spedito quindi ambasciatore alla regina Anna d’Inghilterra, dalla quale venne insignito della dignità di cavaliere. Ivi essendo, fu nel 1713 eletto ambasciatore alla corte di Vienna, e due anni dopo destinato alla corte stessa siccome ambasciatore straordinario; nel quale incontro conchiuse la lega fra l’imperatore Carlo VI e la Repubblica contro il Turco. Ripatriato, sostenne varie magistrature, tra cui quelle di savio del consiglio, di riformatore dello studio di Padova, di luogotenente nel Friuli. Nel 1719 venne decorato della stola procuratoria de supra, inducile fu, nel 1741, eletto doge. (1)
(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI
Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Riva de Cà de Dio, 2182 (Castello) – Marzarieta Due Aprile, 5178 (San Marco) – Campo San Simeon Grando, 927A (Santa Croce) – Campo de l’Arsenal, 2407 – Castello) – Bacino Orseolo, 1109 (San Marco) – Calle dei Preti, 1711 (Cannaregio) – Calle de l’Oca, 4364 (Cannaregio) – Calle de la Simia o de le Spade, 209 (San Polo).
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