La colonna con il Leone marciano in Piazzetta San Marco
Su una delle due colonne marciane, sul Molo di San Marco, è collocato un leone alato, segno della Repubblica di Venezia. È però fuor di dubbio che il leone, che noi ammiriamo sopra questa colonna, non sia stato fuso a questo scopo ma, dalla testa assai caratteristica, mostra di esser uno dei tanti trofei di conquista che ci vennero dall’oriente e che noi riteniamo essere di origine Assira. Di dove esso ci venga e quando sia stato recato a Venezia nessun dato storico fu ancora scoperto.
In questo leone si riconosce, sia dal modo di fattura dei peli della criniera che dal complesso della testa, opera di origine assira. Noi reputiamo possa egli essere un Nergal, dio della caccia, adorato da quei popoli sotto forma di un leone avente la faccia umana. Di fatto, se noi esaminiamo il suo viso, gli vediamo i zigomi sporgentissimi, la linea degli occhi orizzontale anziché ad angolo ottuso come nei leoni ed in modo speciale le orecchie hanno dell’ umano.
La testa del nostro leone, come si credeva è un pezzo a se, che legata ad essa vi troviamo gran parte del petto ed un fianco che si protende sino all’ estremo dell’anca sinistra posteriore dell’ animale. La rimanenza del corpo è una fattura posteriore, talché fa credere necessariamente che portato dall’ oriente, sia stato costì ricomposto e gli sia stata data la forma rappresentativa del Santo Evangelista.
Esaminando quella statua noi vediamo come essa appoggi con tutte due le zampe sul vangelo, cosa che non era usata per rappresentare San Marco, facendo di solito il leone con la zampa destra alzata sul vangelo sempre posto in piedi, tutto ciò conferma a priori che quel leone non fu costruito per simboleggiare San Marco ma acquistato fuori e qui trasportato si adattò a far la parte di Marco.
Tale parte esso gloriosamente sostenne finché vista cader quella gloria che per tanti secoli fu sua, venne tratto in cattività a Parigi, di dove disgraziatamente malconcio fu reso a Venezia, in seguito alle vive sollecitazioni di Francesco I. Egli è certo questo uno dei pochi debiti di riconoscenza che noi dobbiamo agli austriaci i quali, secondo quanto scriveva la contessa Jolenne Potocka a suo marito il 5 ottobre 1815, si presero l’incarico essi stessi di scenderlo dal suo piedestallo della Piazza des Invalides, non trovando alcun francese che volesse lavorare in un opera che serviva a spogliare la Francia (?!). Racconta altresì questa gran dama che il popolo era raccolto sulla piazza ad assistere a questa operazione, e quando il leone cadde loro rompendosi in venti pezzi, scoppiò in acclamazioni e motteggi, mostrando contentezza che il leone non potesse ormai servire ad alcuno.
Ciò nondimeno, restaurato nel 1815 dal Bartolomeo Ferrari, non ebbe a sopportare successivamente politiche vicissitudini, però essendosi usato in allora di rafforzarlo congiungendolo con chiavarde di ferro su di un’ossatura interna pure di ferro, questo subita che s’ebbe l’azione dell’ ossigeno, provocò nel periodo di settanta anni un nuovo e completo sfacelo. Nel 1815 mancando la coda originale questa veniva sostituita con un tubo di rame. (1)
(1) Giovanni Antonio Vendrasco. Marco e Todaro. Le due colonne della Piazzetta S. Marco in Venezia. Venezia 1892
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