Il dio Vulcano, il signore del fuoco, bassorilievo su una pietra da camino in Campo San Trovaso

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Vulcano nella sua fucina con Cupido, bassorilievo su pietra da camino.

Il dio Vulcano, il signore del fuoco, bassorilievo su una pietra da camino in Campo San Trovaso

Vulcano dio del fuoco, figlio di Giove e di Giunone; era fin dal suo nascere così debole e brutto, che sua madre, volendosene disfare, lo lasciò cadere dall’Olimpo. Ma lo raccolsero due divinità marine, Teti ed Eurinome, presso le quali egli stette nove anni, e durante questo tempo fece loro bei ornamenti.

Tutte le volte che egli rammentava l’atto crudele di sua madre, si sdegnava pensando al vergognoso trattamento che aveva ricevuto, ma del resto era assai mite ed era obbediente, e in una occasione tenendone egli le parti contro Giove, questi lo afferrò per un piede e lo gettò giù dall’Olimpo. Vulcano rotolò per un giorno intero e cadde nell’isola di Lenno, dove fu benignamente accolto dagli Sinzi. Fece poi ritorno all’Olimpo, dove abitava in un palazzo fabbricato da lui stesso.

Qui aveva la sua fucina con l’incudine e venti mantici che soffiavano a suo piacimento; e qui faceva squisitissimi lavori per gli dei e per i privilegiati mortali. A Vulcano fu dato Venere per moglie, perchè la generazione non si produce senza calore. Venere non gli serbò però la fedeltà coniugale, e mentre godeva l’amore di Marte, Vulcano informato dal Sole, tese una rete entro la quale pigliò gli amanti, e chiamò tutti gli dei a mirare lo spettacolo. Ma alle preghiere di Nettuno, li mise in libertà.

Gli furono attribuiti tre fabbri, chiamati Bronte, Sterope e Piracmone. I due primi rappresentano gli effetti dei fulmini, perchè Bronte significa tuono, e Sterope baleno; e Piracmone raffigura gli strumenti del fabbro, perchè significa il fuoco e anche l’incudine. Esiodo invece di Piracmone lo chiama Arpete, per denotare la violenza del fulmine, che ogni cosa distrugge.

Vulcano era rappresentato zoppo, perchè così sembra la fiamma che ardendo non s’innalza dritta, ma si torce e quasi s’inclina, ora da una parte ora dall’altra, come l’andatura di uno zoppo. Lo fecero con la faccia nera, brutto e affumicato per tutto il corpo, come appunto sono i fabbri, e talvolta nè nudo nè vestito, ma soltanto con dei cenci indosso, oppure con una corta tunica che lasciava scoperte le spalle e il braccio destro; e portava in testa il somatracio, beretto ovale di color azzurro.

Si dice che in Roma il tempio di Vulcano era custodito da cani, che non latravano mai se non quando alcuno fosse andato per rubare qualche cosa. Vulcano aveva un carro tirato da due cani, e sembra che abbia avuto anche una specie di automobile; poiché si legge che alle nozze di Amore e Psiche, egli intervenne seguendo il carro di Venere, “ma assai da lungi; perocché il suo piccolo carro per segreto artifìcio da se stesso moveasi, bensì lentamente, senza aver che il traesse, e solo un affumicato Ciclope lo reggea“. (1)

(1) Giuseppe Ronchetti. Il Dizionario Illustrato dei Simboli. Ulrico Hoepli Editore Milano 1922

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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