Ponte del Gaffaro sul Rio del Gaffaro. Fondamenta dei Tolentini – Fondamenta del Gaffaro
Ponte in pietra; struttura in mattoni e pietre, balaustre in ferro ad archetti gotici. Su un fianco del ponte, al centro dell’arco, tre stemmi in pietra di Provveditori di Comun, sull’altro fianco è riportata la data: “MDCCCLIX”. Restaurato nel 1991.
GAFFARO (Ponte, Rio, Fondamenta del) ai Tolentini. Erra il Filiasi (Saggio sull’Antico Commercio ecc. dei Veneziani) dicendo che queste strade, soggette un tempo alla parrocchia di Santa Croce, presero il nome dall’avervi abitato uno di quei capi degli Arabi, chiamati al Cairo gaffer, con cui i Veneziani, come gli altri mercatanti europei, solevano, a propria guarentigia, stipulare i contratti. Qui per il contrario, come ben nota il Gallicciolli, resta memoria della famiglia Gaffaro.
Questa famiglia Gaffaro, per testimonianza del Gallicciolli, venne da Eraclea, e mancò al Consiglio nel 1347. Produsse un Domenico prima pievano di San Basso, quindi di San Nicolò, e finalmente vescovo d’Eraclea. Ottenne questi nel 1305, senza saputa dei parrocchiani, che il pievanato di San Basso fosse unito, come commenda, alla mensa vescovile di Eraclea, dalla qual soggezione non poté sottrarsi che sotto il pontefice Martino V, che, con diploma 30 maggio 1418, ne sciolse, annuente il Senato, l’unione.
Troviamo nelle Raspe dell’Avogaria di Comun una brutta avventura che toccò in Venezia al povero vescovo. Giovanni, schiavo del medesimo, d’accordo col proprio fratello Pietro, e con la propria amante Catterina Friulana, lo ferì nella gola dormente, e, credutolo morto sotto i colpi, mise coi compagni a ruba la casa. I ribaldi però caddero in mano della giustizia mentre fuggivano in barca col fatto bottino, ed il 27 novembre 1370 ebbero premio condegno alla loro perfidia. Perciò Giovanni, col banditore a lato, fu condotto sopra una peata a Santa Croce, di là alla casa del vescovo, ove subì il taglio della mano destra, quindi, colla mano appesa al collo, a Rialto, ove fu tanagliato, e finalmente a San Marco fra le colonne della Piazzetta, ove fu tanagliato di bel nuovo, ucciso, e fatto in quarti, che poscia penzolarono dalle solite forche. Anche Pietro e Catterina dovettero seguire Giovanni in tutti i luoghi del supplizio, variando però la loro condanna in questo, che il primo venne, al pari del fratello, squartato, e la seconda venne bollata, mozza del naso, e bandita. Domenico Gaffaro morì per avventura dalle riportate ferite, le quali, nella sentenza emanata il giorno susseguente al commesso delitto, si dicono fatte cum periculo vtae. (1)
(1) GIUSEPPE TASSINI. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).
FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.