Il fianco dell’arcata Foscari e il gruppo scultoreo del doge Pasquale Malipiero inginocchiato davanti al Leone di San Marco

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Fianco dell'Arcata Foscari. Palazzo Ducale

Il fianco dell’arcata Foscari e il gruppo scultoreo del doge Pasquale Malipiero inginocchiato davanti al Leone di San Marco

Il fianco dell’Arcata Foscari è ornato in pari modo della facciata, diremo, che la parte centrale è occupata dal monumento eretto alla memoria di Francesco Maria Primo della Rovere duca di Urbino, e capitano generale della Repubblica, architettato, pare, da Bartolommeo Manopola, nel 1625.

I due lati che chiudono il monumento accennato sono decorati di colonne a due ordini, come il prospetto, e fra le colonne superiori sono pure inscritte due nicchie, che accolgono statue. La prima, verso la facciata, figura Marte alla maniera dei romani, ed è opera di Antonio Riccio o Rizzo; l’altra rappresenta Marciana, sorella dell’imperatore Traiano; statua quest’ultima che sostituì, verso il 1615, quella di Minerva.

La parte superiore è cinta, come la facciata, di un poggiuolo, sulla mensola sopra la porta, in prossimità del circolo, figurava il doge Pasquale Malipiero prostrato davanti al Leone di San Marco: ma il furor democratico tolse e distrusse questo gruppo, come distrusse quello del doge Foscari sulla porta della Carta e quello del doge Moro sulla facciata dell’Arcata.

La parte superiore è cinta di un poggiolo, oltre il quale s’innalza e torreggia il pinacolo, che ricorre e per linee e per altezza delle aguglie, con quelle della fronte principale. Perciò nel centro sorge l’aguglia maggiore, sulla quale è la statua della Carità, od Amor verso Dio, simboleggiata sotto le forme di una donna vestita di tunica ed ampio manto, da essa sostenuto con la manca, nel mentre con la destra eretta ostenta un vase su cui esce una fiamma.

Sopra le due agugliette inferiori mediane, stanno i simulacri dell’Amore verso sé stessi e dello Amore verso il prossimo. Il primo è figurato in una donna tunicata e paludata, che, con la sinistra al petto, accenna a sé stessa; il secondo espresso è da un’altra donzella, parimenti tunicata e paludata, che con l’indice della manca mostra checchessia che le sta ai piedi.

La terza aguglietta, nello stesso ordine a sinistra dell’osservatore, fa riscontro con l’altra nell’angolo, che serve a decorare con doppio ufficio il prospetto ed il fianco. Porta essa il simulacro di una donzella, tutta raccolta e chiusa entro un panno che le scende dal capo, la quale con ambe mani cura di ben coprirsi la persona col panno medesimo, ed il capo ha piegato in basso. E questa la Segretezza; virtù inseparabii compagna della Carità, secondo il dettato evangelico. Perciò vedesi quanto bene si leghino fra di esse queste immagini, se tutte sono rivolte a mostrare i due supremi precetti, cardini e fondamento della legge divina; cioè l’amor di Dio e quello del prossimo, non escluso quel di sé stesso, mentre la carità bene ordinata incomincia da sé medesima.

Sulle piccole aguglie che fiancheggiano la maggiore sono altre due statue. Quella a sinistra figura un giovanetto coperto di ampia tunica a strette maniche, avente ambe le mani serrale al seno, in atto di offrir tutto sé stesso ad altrui; l’altra, pure di giovanetto, veste tunica e diffuso manto, né ben distinguesi, occultata com’è dalle guglie e dalle statue principali. Sembrano due Angeli pari agli altri quattro, che veduti abbiamo nell facciata.

Finalmente, sull’ultima aguglia, pareggiante in forma ed altezza le due laterali maggiori del prospetto medesimo, sta un guerriero coperto di armatura, avente nella destra la spada, che ora manca, e la sinistra appoggiata su uno scudo, ove è scolpita l’arma del doge Pasquale Malipiero; per ricordare, che nel di lui reggimento, susseguito a quello del Foscari, si continuò questa fabbrica, compiuta poi ducando Cristoforo Moro. In questo simulacro si può avere inteso di esprimere il Valore, e per tal modo verrebbe a porsi in analogia con gli altri due del prospetto esprimenti il Terrore e la Magnificenza. (1)

Il gruppo scultoreo del doge Malipiero e del Leone di San Marco venne distrutto alla caduta della Repubblica nel 1797, e non fu più ripristinato. Un altro leone esisteva, e anche questo venne distrutto sempre alla caduta della Repubblica, al posto dell’attuale campana sopra l’orologio.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1953 e il 1955, la statua di Marte venne ricoverata all’interno del Palazzo Ducale e sostituita da una copia in bronzo.

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume I. Francesco Zanotto. Venezia 1861

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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