Pasquale Malipiero. Doge LXVI. Anni 1457-1462

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Pasquale Malipiero. Doge LXVI. Anni 1457-1462

Non appena fenduti gli estremi e tardi onori al doge defunto, solennissime feste si celebrarono al principe nuovo, non già perché fossero pubbliche dimostrazioni di esultanza per cotale avvenimento, ma erano ordinate affin di distrarre il popolo dal concitamento risentito per il torto fatto all’infelice e venerando Foscari, il quale nella orazione funebre recitata dal Giustiniani al cospetto del nuovo doge e dei Senatori, fu appellato più padre che principe, adorno di tutte virtù, gloria della patria, testificandosi aver lui tollerato per la salvezza altrui, quanto gli altri neppur per la propria sostengono.

Salito al trono il Malipiero nella grave età di anni settantadue, fu breve il suo ducato; durante il quale conservò la prosperità e la pace, tanto più invidiabili, in quanto che l’Italia dilaniata era da continue discordie. La lega ideata contro il Turco da papa Pio II, e che sperava concludere nel consiglio adunato per ciò a Mantova, a cui intervennero, per la Repubblica, Orsato Giustiniani, e Lodovico Foscarini, non otteneva effetto appunto per le discordie dei principi. Null’altro poi avvenne di notabile nel reggimento del Malipiero, tranne il trattato di commercio conchiuso con il Soldano di Egitto, il cui tenore riporta il Sanuto; e la definizione delle vertenze insorte, nel 1459, col duca Borso di Ferrara, intorno ai confini dell’Adige nel Polesine, a cui si prestò con lode Paolo Morosini, figlio di Egidio. Alcune fabbriche cospicue nel suo tempo si eressero, tra le quali, la magnifica porta di terra dell’arsenale, e l’ingrandimento del portico di San Marco, vale a dire delle attuali procuratie vecchie.

Moriva il Malipiero il dì 5 maggio l462, e alle di lui esequie solenni intervennero il cardinal Bessarione e Tomaso Paleologo, già despota della Morca. Antonio Dandolo, figlio di Andrea, recitava l’elogio in funere nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, ove veniva il nostro doge tumulato, ed in suo onore eretto di poi cospicuo monumento.

11 breve che si vede svolgere dalla mano sinistra del suo ritratto, dice, con lieve diversità dal Sanuto :

ME DVCE PAX PATRIAE DATA SUNT, ET TEMPORA FAVSTA. (1)

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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