La Scuola dei Calegheri a San Tomà (il restauro del 1928), nel Sestiere di San Polo

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1923
Scuola dei Calegheri a San Tomà, nel Sestiere di San Polo

La Scuola dei Calegheri a San Tomà (il restauro del 1928), nel Sestiere di San Polo

Il vecchio edificio che sorge in faccia alla Chiesa di San Tomà, nonostante le trasformazioni e le riduzioni subite a varie riprese, è fra le poche Scuole piccole che hanno mantenuto quasi inalterato all’esterno, nelle linee generali, il proprio aspetto originale. Il portale gotico, in grazia del rilievo contenuto nella lunetta soprastante con la raffigurazione di “San Marco che risana il calzolaio Sant’Aniano” patrono della Scuola, forma l’elemento più cospicuo della fabbrica. Questa rara e squisita scultura lombardesca fu qui collocata nel 1479, come attesta l’iscrizione incisa sull’architrave.

La Scuola di proprietà Comunale, venne tolta dall’abbandono in cui giaceva e, mediante un cauto ed accurato restauro, venne rimessa in onore. Il restauro venne affidato all’Ufficio Municipale di Consulenza Artistica, e diretto dall’ing. Aldo Scolari, architetto dell’Ufficio stesso, venne eseguito nel 1928.

La parte superiore della facciata, nella liscia uniformità dell’ampia superficie compresa fra le due finestre superiori risultava pesante e monotona; infatti originariamente, come apparve da tracce rinvenute durante i restauri, si apriva nel mezzo una finestra che di poi venne soppressa. Parve bene perciò, allo scopo di animare questo ampio tratto di muro, collocarvi una scultura di soggetto sacro, che non disdicendo stilisticamente con l’insieme costruttivo della facciata, potesse convenirle anche storicamente. E’ noto infatti come, anche all’esterno delle loro sedi, le scuole d’arte e mestieri, a fondo religioso, amassero sovente di collocare delle figurazioni sacre: il Santo patrono e la Vergine adorata dai confratelli. Venne allora riposto qui, in pubblica vista, il bel rilievo della fine del ‘300, rappresentante una Madonna con i fedeli raccolti sotto il suo manto, che, donato fin dal 1899 dal defunto comm. Guggenheim, e murato allora all’esterno della Chiesa della Carità, ne era stato rimosso durante gli ultimi restauri della suddetta chiesa. Sotto il rilievo per impedire possibili errori e confusioni, ad indicare il tempo in cui questa Madonna della Misericordia fu qui portata, venne incisa l’iscrizione: Hic Translata – 1928.

La vasta sala del primo piano conservava, insieme a qualche resto di cordonata gotica, la solida travatura alla “sansoviniana” sulla quale, sotto l’intonaco, si intravvedevano, motivi decorativi a cartelle e a patere cinquecentesche: ornamentazione che aveva arricchito l’ampio salone al tempo dei restauri condotti circa il 1580, e di cui è notizia in un’iscrizione incisa su un pilastro esterno della fabbrica. Tolto casualmente lo strato di calce, è riapparsa, pur frammentaria, la sobria e severa ornamentazione, gustosissimo esempio di decorazione dal tardo cinquecento veneziano.

Inoltre non si trascurò di ricercare che tornassero al loro luogo d’origine, quei ricordi storici della Scuola di cui fu possibile seguir le tracce; si sapeva che al Seminario Patriarcale esistevano due lapidi, le quali, al momento della soppressione della scuola, erano state tolte dal proprio luogo e riposte insieme a tanti altri cimeli nella Raccolta del Seminario, a cura del benemerito abate Moschini.

Di una di queste, con la data del 1793, interamente corrosa dalla salsedine, fu inutile provvedere alla ricollocazione nel posto, essendo essa ridotta ad un’informe lastra di pietra; la seconda invece del 1595, incorniciata entro motivi ornamentali, per cortese consenso di E.Em. il Patriarca e del Rettore del Seminario, fu riportata nella vecchia Scuola e murata in fianco alla scala, nel locale terreno, dove continuerà a ricordare che nel 1585 “adi XX luio in tempo del Serenissimo Principe Marin Grimani Dose di Venezia, nell’offizio del Examinador … fu trovado l’istrumento della Compreda di questa Scuola … ” che in quegli anni era stata appunto, come si disse, restaurata “con somma consolacion” dei Confratelli.

Sussiste, ma questo rimarrà necessariamente altrove, un altro ricordo della vecchia Scuola di maggior interesse artistico. E’ la vasta tela attribuita a Paris Bordone, fino a pochi anni fa conservata a Vienna, oggi ritornata in possesso dopo la vittoria, ed esistente presso le R. Galllerie: Una nota del Cicogna tratta da notizie di Casa Priuli e confermata dall’iscrizione che si legge nella tela stessa, riferisce come la scena svolta nel dipinto, oggi alquanto confusa per l’annerimento dei colori, raffiguri: “… il serenissimo Lorenzo Priuli … che nel 1557 adi 22 Febbraio si sbasò (baciò), e prese per mano il gastaldo di detta Arte e lo ringraziò con i compagni per avere fatto un regalo alla Dogaressa sua moglie per la sua incoronazione“. Fatto memorando di cui la Scuola doveva certo andare orgogliosa, se essa ne volle celebrare il ricordo in questa grande tela, che originariamente, era collocata nella Sala terrena in fianco alla porta d’ingresso, a mano sinistra. E’ l’unica pittura posta nell’interno della Scuola, di cui ci sia giunta notizia, sebbene certamente altri dipinti, insieme a mobili ed suppellettili, dovessero costituire un tempo il caratteristico arredamento dell’edificio. (1)

(1) IL GAZZETTINO 9 giugno 1928

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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