Chiesa di San Maurizio

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1836
Chiesa di San Maurizio - San Marco

Chiesa di San Maurizio. Chiesa secolarizzata

Storia della chiesa

Fu appresso i veneti la famiglia Candiana ora detta Sanuda, la quale diede molti principi al trono ducale della Repubblica. Che per pio comando di questa famiglia fosse eretta la chiesa di San Maurizio, lo asseriscono concordemente molte cronache ed un cronologo anonimo, che nel secolo XIII registrò le cose venete, ci rapporta, e vien citato nella Cronaca da Marin Sanuto, che non solo ad onore dei Santi Maurizio e compagni, ma al nome altresì di San Adriano martire ella fosse con doppio titolo dedicata.

In quel dilatato incendio, che nell’ anno 1105 consumò tante chiese, e tante parrocchie, divampò anche questa chiesa, che fatta sorgere dalle sue ceneri durò poi fino verso il fine del secolo XVI, riedificata dai fondamenti nell’anno 1590 e consacrata nel giorno 17 di giugno, in memoria della qual consacrazione l’un e l’altro clero con le scuole maggiori, portandosi in tal giorno alla visita votiva della chiesa dei Santi Vito e compagni martiri, passano prima processionalmente per la chiesa di San Maurizio.

Un osso del santo martire titolare, ed un osso pure dell’apostolo San Matteo, con alcune reliquie di diversi santi martiri, sono l’ornamento più venerabile di questa chiesa, a cui servono oltre il piovano un prete, un diacono, ed un suddiacono titolati.

Fuori della chiesa nel muro che riguarda la piazza, si venera un’antica immagine di Maria Vergine Santissima, opera di Orazio da Castelfranco, che avendo nell’anno 1724 concesse alcune grazie ai suoi devoti, fu con le elemosine dei fedeli, onorata con qualche decente ornamento, e cominciò ad avere il pio concorso del popolo.

Contiguo ai muri della chiesa vi è un ospizio, eretto da una confraternita laica, detta degli Albanesi dai primi suoi fondatori albanesi di nazione, che l’istituirono nell’anno 1443 nella chiesa parrocchiale di San Severo sotto il titolo di Santi Gallo e Severo, e quattro anni dopo, ottenutane prima facoltà dal consiglio dei dieci, lo trasferirono alla chiesa di San Maurizio. (1)

Visita della chiesa (1733)

La tavola nell’entrare in chiesa a mano dritta con la Beata Vergine il Bambino il Padre Eterno in aria, e nel piano i Santi Nicolò, e Cristoforo con un ritratto d’uomo in ginocchi è della scuola del Catena. L’altra tavola in faccia a questa con San Francesco è di Bartolommeo Cerò, che aveva dipinto anche a fresco in detta chiesa. Il quadro vicino al detto altare con un miracolo di Sant’Antonio e opera di Agostino Laterini. Il soffitto della cappella maggiore è di Antonio Bernardi col nome dell’autore. Vi è anche un gonfalone che si espone nelle solennità, opera dell’Aliense, ma deteriorato. Vi sono infiniti altri quadri in questa chiesa dei quali è moralmente imponibile l’indovinarne gli autori. Sopra la facciata della chiesa al di fuori a fresco la Madonna miracolosa con i Santi Rocco e Sebastiano e alcuni angeli è opera rara di Orazio da Castelfranco. (2)

Altre notizie della chiesa (1839)

Chi entra in questa chiesa vede spirare in tutto un’eleganza, una precisione di esecuzione; ma non giova punto che in essa si considerino le opere di pittura. Solo deve ricordarsi essere qui stato trasferito da San Geminiano il cadavere di Jacopo Sansovino quando si volle erigere la scala per il palazzo reale. Ne 1810 questa chiesa, cessando dall’essere parrocchia, si fece oratorio addetto alla parrocchia di San Stefano. (3)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)

(3) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

 

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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