Bartolomeo Gradenigo. Doge LIII. Anni 1339-1342

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Bartolomeo Gradenigo. Doge LIII. Anni 1339-1342

Morto il Dandolo, i cinque correttori della Promissione ducale fecero alcune riforme ed aggiunte, per ristringere più sempre il potere del doge. Dopo ciò, si procedette, giusta il metodo abbracciato, alla elezione del principe nuovo, e fu quindi eletto, il dì 7 novembre 1339, Bartolomeo Gradenigo, allora in età di settantasei anni; uomo, come dicono gli storici, pio, mansueto e generalmente stimato ed amato.

Nel corso del breve suo reggimento, poco o nulla intervenne che degno, fosse di nota, tranne la memorabile inondazione accaduta il dì 15 febbraio 1340, narrata da tutti gli storici, dalla quale fu per prodigio salvata la città tutta: prodigio, che a perpetuarne la memoria, venne espresso in due: ampie tele, lavorate dal Giorgione e da Paris Bordone, le quali, dalla confraternita di San Marco, per cui furono eseguite, passarono a decorare la Pinacoteca della patria Accademia di Belle Arti. Oltre questa disavventura, altre pure ne accaddero, vale a dire, una nuova inondazione seguita il 25 febbraio dell’anno seguente, e la gravissima carestia durata parecchi anni.

La fama della Repubblica tant’era grande, che Odoardo III, re d’Inghilterra, allora in discordia guerresca con Filippo di Francia, mandava a lei per soccorsi, ma il doge, negandoli, si scusava dicendo, fra le altre cose, dover la Repubblica star sempre parata a frenare il Turco, che diveniva sempre più formidabile. Candia, un’altra volta ribellatasi per opera di un Costa Capsocalini, veniva domata; ed a reprimere alquanti disordini che avevano luogo nelle isole di Poveglia, Malamocco e Pellestrina, si mandò ivi per primo podestà Pietro Lando.

Durante il ducato del Gradenigo si diede mano anche a nuovi abbellimenti della città: si decretò, il dì 28 dicembre 1340, la fabbrica dell’attuale sala del Maggior Consiglio, come meglio esponemmo al capo XI della storia del Palazzo Ducale: si diede compimento alla erezione dei pubblici granai in Terranuova, ove sono ora i giardini reali: si allargò la strada da San Bartolomeo, partendo dal fondaco fino a San Giovanni Crisostomo; ed ebbe compimento, nel 1341, la fabbrica della confraternita della Misericordia.

Dopo tre anni, un mese e pochi giorni, veniva a morte doge Gradenigo, il dì 28 dicembre 1342, ed otteneva sepoltura nell’ atrio della basilica di San Marco.

Nel breve tenuto nella destra mano del ritratto di questo doge si legge, con poca diversità dal Sanudo :

PACIFICE REXI, PVBLICVMQVE, ET MENTE PROTEXI. (1)

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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