Marino Zorzi. Doge L. Anni 1311-1312

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Marino Zorzi. Doge L. Anni 1311-1312

Raccoltisi gli elettori per dare allo Stato il principe nuovo, otteneva maggiori suffragi Stefano Giustiniani, illustre senatore; ma egli temendo l’avversità dei tempi, ed il peso del governo, rinunciava per ritirarsi nel cenobio di San Giorgio Maggiore, ove vestì la cocolla. Fu bisogno quindi venire a una nomina nuova; e si narra che essendo gli animi indecisi, veduto a caso passare, per il cortile del Palazzo, Marino Giorgio, uomo antico e di vita santissima, questo sull’istante eleggessero a doge, onde, lui morto, fu comandata più stretta clausura agli elettori.

Nel breve tempo del suo reggimento, Marino non poté vedere levata la scomunica, quantunque a tutto uomo si adoperasse; né poté vedere Zara, già fattasi ribelle, tornare all’ antica obbedienza, mentre gli sforzi fatti dalle armi veneziane, i sacrifici pecuniari, a cui fu assoggettata la nazione, e le pratiche sollecitate dal doge, per ridurla a pace, tornarono senza effetto.

Bensì con Padova furono composte definitivamente le differenze, che, fino dal 1303, avevano tenute divise ed osteggianti le due città.

Senonché l’età molta del doge aveva toccato il suo termine all’ottantesimoprimo anno ; e con l’assueta sua pietà preparassi egli all’estremo passaggio, ordinando con il suo testamento, del dì 30 giugno 1312, la erezione della chiesa di San Domenico di Castello, dell’unito cenobio per dodici monaci, e di un ospitale, ove accogliere ed alimentare orfani abbandonati di ambedue i sessi: istituzione santissima, che servì di esempio ad altre consimili erette posteriormente.

Variano poi i cronacisti nell’assegnare il giorno alla sua morte. Alcuni dicono accadesse il 2, altri il 3, e perfino la cronaca Franceschi, citata dall’egregio cav. Cicogna (Ins. Veneziane, Vol. V, pag. 340) la fissa al 14 luglio 1312. Otteneva egli sepoltura, senza alcuna pompa, a motivo della scomunica ancor viva, nel primo chiostro del cenobio dei Santi Giovanni e Paolo, ove alcuni secoli dopo, sull’umile tomba, a testimonio di grato animo, quei monaci ponevano onorata inscrizione.

Il breve, che si svolge a destra del ritratto del Giorgio, dice: con diversità anzi con errore dell’ultima parola, in confronto del Sanudo, che riporta pugnavi (il che sta bene, e secondo la storia), e del Sansovino e del Palazzi, che scrivono purgavi:

TEMPORE MEO REXI IADRAM, ET REBELLANTEM PERDONAVI. (1)

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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