Famiglia Dolfin
Chi volesse accordare le varie opinioni degli scrittori intorno all’origine della casa Dolfin o Delfino, avrebbe a compiere opera malagevole e da altra parte vanissima. Perciò, chi dice essere derivati i Delfini dalla famiglia Gradenigo; chi, che tutte due queste case discesero dalla Memo; e chi la vuole venuta, con Antenore da Troia, e con questo fondasse la città di Altino, da cui poscia, per le incursioni dei barbari, si trapiantasse nelle isole realtine, e perciò annoverata tra le ventiquattro illustri case che costituirono il corpo della nobiltà patrizia; e chi la dice derivata con la Gradenigo da Aquileia; e chi, da ultimo, provenuta la vuole dall’isola di Mazzorbo.
Ed è curioso il racconto che intessono il Malfatti, il Frescot, il Palladio ed il Gualdo, intorno al mutamento del cognome assunto dalla famiglia in discorso quando si separa dalla Gradenigo. Dicono costoro, senza accennare l’epoca, che uno dei Gradenigo, bello di corpo e di animo ardito, per la sua singolare perizia nel nuoto, acquistasse dal vulgo il soprannome di Delfino, e che egli, di ciò compiacendosi, mutasse in questo il proprio cognome di Gradenigo. Ma coteste son favole a cui ripugna la critica. Sbaglia poi il Cappellari nel registrare, sull’autorità da lui citata dell’Ughelli, siccome primo di questa famiglia un Delfino, nato in Altino e promosso, intorno al 480, a patriarca d’Aquileia; quando allora non vi era in quella città patriarca, ma vescovo, e ne teneva la sede, San Niceta, e quindi Marcelliano, oriundo di Tessalonica, fino al 500; assumendo soltanto, ed abusivamente, nel 557 il titolo di patriarca il vescovo Paolo. Ad ogni modo la casa Delfino è antichissima, e si trova ammessa, fino dall’800, al Maggior Consiglio. (1)
Fra i vari distinti di questa famiglia giova trascegliere Delfino circa il 480 patriarca d’ Aqtiileja; Daniele gran capitano nella prima crociata; Giacomo generale nel 1260 di 58 galere contro i Greci collegati coi Genovesi, e poi capitano contro il tiranno Ezzelino; Angelo nel 1329 vescovo di Venezia; Orso nel 1355 patriarca di Grado; Giacomo nell’anno medesimo provveditore generale in Albania, e poi duce di 37 vascelli contro i corsari Greci, a cui prese 6 navi; Giovanni eletto dogo nel 1356 mentre era provveditore in Trevigi, assediata dagli Ungari, il quale, non potendo ottenere un salvacondotto dai nemici per recarsi a Venezia, mise all’ordine 600 cavalli, e nottetempo partito, arrivò sano e salvo a Malghera, ove fu accolto con somma letizia dai senatori; Michele che rinchiuso nella medesima occasione in Trevigi, combattè vittorioso corpo a corpo con un guerriero nemico, e poi nel 1370, 1371, e 1375 fu capitano generale d’armata; Leonardo nel 1392 vescovo di Venezia, e nel 1401 patriarca d’Alessandria; Zaccaria capitano nel 1509 di Padova stretta dall’armi dell’imperatore Massimiliano; Gian Pietro, che fiori circa il 1560, vescovo di Zante e Cefalonia; Giovanni nel 1503 vescovo di Tornello, e nel 1579 vescovo di Brescia; Zaccaria nel 1565 cardinale; Luigi vescovo della Canea, morto nel 1587; Giovanni cardinale nel 1603; Dionisio, suo fratello, nel 1606 vescovo di Vicenza; Giuseppe, nipote di Dionisio, nel 1616 vescovo di Paffo; Giovanni vescovo di Belluno nel 1626; Giovanni nel 1658 patriarca d’Aquileja, e nel 1667 cardinale; Pietro Antonio nel 1684 vescovo di Capo d’Istria; Daniele vincitore dei Turchi a Metelino nel 1690; Daniele nei 1698 vescovo di Brescia, e nel 1699 cardinale; Dionisio nel 1702 patriarca d’Aquileja; Daniele, finalmente, cardinale nel 1747. (2)
Undici armi diverse usate dai Delfino porta il Coronelli nel suo Blasone: sono però due sole le principali. La prima mostra in campo partito d’azzurro e d’argento un delfino d’oro; la seconda è divisata con tre delfini d’oro in campo tutto azzurro. (1)
(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI
(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. Tipografia Grimaldo Venezia 1872
I dogi della famiglia:
Giovanni Delfino. Doge LVII. Anni 1356-1361
Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Campo Santa Margarita, 3412 (Dorsoduro) – Campo San Tomà, 2852 (San Polo) – Rio Terà Garibaldi, 1667 (Castello) – Rio de San Pantalon, 3430 (Dorsoduro) – Calle del Tragheto, 2793 (Dorsoduro) – Campo San Stefano, 2957 (San Marco) – Campo San Luca, 4574 (San Marco) – Campiello Selvatico, 5666 (Cannaregio) – Calle drio la Chiesa, 4439 (Castello)
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