L'”uomo peloso” in un altorilievo con iscrizione sul Palazzo Bembo, in Campiello di Santa Maria Nova

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Campiello Santa Maria Nova. Sestiere di Cannaregio

L'”uomo peloso” in un altorilievo con iscrizione sul Palazzo Bembo, in Campiello di Santa Maria Nova

Sulla facciata del Palazzo Bembo, verso il Campiello di Santa Maria Nova, si vede scolpito, dentro un’elegante nicchia di pietra, un vecchio tutto peloso e con la barba lunga, raffigurazione (forse) di Saturno o del Tempo, il quale tiene con entrambe le mani il disco solare. Sotto a questa nicchia, sono incise le parole “DVM VOLVITVR ISTE / IAD. ASCR. IVSTINOP. VER. / SALAMIS. CRETA IOVIS / TESTES ERVNT ACTOR / PA. IO. SE. MV.”. A fianco di questa nicchia vi è lo stemma della veneta patrizia famiglia Bembo.

Questo palazzo era già abitata, nel secolo XVI, da Gianmatteo Bembo nipote del celebre cardinale Pietro Bembo.  Aveva Gianmatteo, secondo l’uso dei quei tempi, inventato questo motto o impresa, volendo significare che finché il sole girerà intorno ai poli, le città di Zara (IADRA), Cattaro (ASCRIVIVM), Capodistria (IVSTINOPOLIS), Verona (Verona), Cipro (SALAMIS), e Candia (CRETA IOVIS) faranno testimonianza delle sue azioni. Sotto a queste parole si leggono poi le lettere  “PA. IO. SE. MV”, le quali le abbreviazioni di Paolo Giovio (Paulus Iovius) umanista (a) e Sebastian Munster (Sebastianus Munsterns) (b) cartografo e matematico, i quali avevano fatto onoratissima menzione dello splendore di lui nelle loro storie.

Gianmatteo fu figlio di Luigi q. Zaccaria, patrizio veneto, nacque verso il 1491, da giovane navigò in Soria, e visitò i luoghi santi di Gerusalemme,  tornato in patria contrasse matrimonio con Marcella figlia del q- Sebastiano Marcello q. Benedetto.

Molti furono gli incarichi del Bembo sostenuti dentro e fuori della città di Venezia. Fin dall’agosto del 1520 era Officiale al dazio del  vin, poi nel 1524 e nel 1528 fu membro della Quarantia al Criminal, nel 1528  sopraccomito nelle acque di Puglia, verso Bestize (Vieste), dove il 28 dicembre, giorno degli Innocenti,  un fortunale  ruppe la sua galea, potè salvarsi la vita perdendo ogni cosa. Nel 1535 fu eletto conte di Zara, al tempo della guerra contro il Turco, e nel 1538 fu provveditore a Cattaro, con grandissima fama per l’ottimo reggimento di Zara, e bravamente la difese dagli assalti di Khayr al-Dīn Barbarossa. Nel 1541 fu nominato luogotenente a Udine, ma per motivi di parentela non accettò l’incarico, avendo in cambio accettato il reggimento di Capodistria. Da questo passò a quello di Verona negli anni 1545 e 1544. Nel 1546 si trovò capitano di Famagosta, ove, secondo quanto narra Marco Guazzo nella sua Cronaca, facendo con diligenza scavare in più luoghi per abbellire la città, scoperse nel 1548 il sepolcro di Venere, riconosciuto per le lettere che vi erano intagliate, non corrose dal tempo, il qual monumento egli fece recare nel mezzo della piazza di Famagosta tra due colonne bellissime. 

Del 1552 era capitano nell’Isola di Creta, dove davanti alla Chiesa di San Salvator nella città di Candia vi era una fontana, fatta fabbricare da Gianmatteo Bembo durante la sua presenza nell’isola, con una bella statua antica senza testa, e una pietra dove si usava pubblicare i bandi che era un ara antica ottagonale di marmo bianco bellissimo .

Fu poi rettore a Brescia nel 1560 e qui si spese per abbellire la città allargando la piazza dinanzi al palazzo di sua residenza, e aprendo una nuova strada. L’anno appresso venne eletto Provveditor generale in Cipro, ma se ne dispensò; e avrebbe anche il Bembo sostenuto il ducato di Candia nel 1664 cui era stato eletto in luogo di Marco Grimani, se per la sua grave età non avesse chiesto dispensa.

Ma già tutti i contemporanei rendono amplissima testimonianza del suo sapere nei maneggi politici, e nelle cose specialmente del mare, era esperto di fortifìcazioni militari, per questo motivo furono quasi sempre approvati e seguiti i suoi consigli in questa materia. Si dilettò grandemente nella lettura della storia, ingegnandosi, secondo le occorrenze, e il poter suo, di emulare gli atti egregi degli antichi e dei moderni. Il Sansovino scrisse che era assai grande e bello di persona, ben formato di corpo, di natura robusta e valida, nella conversazione affabile, piacevole nei motti arguti, acuto d’ingegno, giusto, amante delle lettere, dei soldati, dei pittori, degli scultori, degli architetti.

E’ ignoto il certo tempo della sua morte, ma intorno al 1566 viveva ancora. Nel capitolo interno del Convento dei Santi Giovanni e Paolo stava sul suolo nel mezzo una lapide insignita nei quattro contorni con lo stemma della famiglia Bembo, ed vi erano sopra scolpite queste sole lettere “Ioannes Mathevs Bembo“. (1)

(a) Paolo Giovio nacque a Como nel 1483. Studiò in Pavia, in Padova, in Roma, dove fu fatto cavaliere da Leone X. Abbracciata la via ecclesiastica fu molto beneficato da Clemente VII, con il quale divise le proprie disgrazie al tempo del sacco di Roma del 1527. Clemente lo fece Vescovo di Nocera, e nel 1530 lo condusse con sé a Bologna allorché andava ad incoronare Carlo V. Paolo III però non fu cosi favorevole al Giovio, e ne fu colpa, forse, la vita poco episcopale che egli conduceva. Era ricco, e gran parte delle sue ricchezze le aveva impiegate in un palazzo eretto in riva al lago di Como, che con ogni magnificenza e lusso aveva adornato, e che formava le sue delizie. Il poco conto che Paolo III faceva di lui, e le speranze deluse del cardinalato, cui sembra che aspirasse il Giovio, lo fecero abbandonare nel 1549 la corte di Roma, passando il rimanente dei suoi giorni in varie corti d’Italia. Si trovava presso Cosimo I in Firenze, quando mori nell’ 11 dicembre 1552.

(b) Sebastian Munster nacque nel 1489 in Ingelheim nel Palatinato. Studiò a Tubinga dove vestì l’abito francescano; ma sedotto dalle opere di Lutero, abbandonò il convento, e fu chiamato a Basilea nel 1529, ad insegnare la lingua ebraica e la teologia. Morì in Basilea di peste nel 23 maggio 1552. Fu dotto conoscitore della lingua ebraica, e buon geografo e matematico del suo tempo.

(1) Emmanuele Antonio Cicogna. Delle Inscrizioni Veneziane. Vol III. Venezia 1830 Giuseppe Picotti Stampatore.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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