Il cardinale Pietro Ottoboni e un’iscrizione in Fondamenta Soranzo, nel Sestiere di Dorsoduro

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Fondamenta Soranzo o de la Fornace. Sestiere di Dorsoduro

Il cardinale Pietro Ottoboni e un’iscrizione in Fondamenta Soranzo, nel Sestiere di Dorsoduro

Pietro Ottoboni fu figlio di Antonio (a) procuratore q. Agostino, e di Maria Moretti q. Giovanni cittadina veneziana, nacque il 2 luglio del 1667. Essendo egli pronipote del cardinale Pietro Ottoboni che fu poi papa Alessandro VIII, andò a Roma, ed entrato nella via apostolica fu al 7 novembre del 1689 creato dal prozio cardinale di Santa Chiesa, generale amministratore di tutto l’ecclesiastico dominio, poi legato d’Avignone, e vicecancelliere di Santa Chiesa, e nel tempo stesso arricchito d’immense rendite e ricolmo di tutti quegli onori che la munificenza pontificia, e dell’amorevolezza che un prozio gli seppe accordare.

Benché lontano dalla patria, il cardinale si adoperò a favore di essa e massimamente nell’assenza dell’ambasciatore veneto alla corte di Roma. Ottenne che suo padre Antonio già generale di Santa Chiesa fosse rimesso in grazia del Senato veneto nel 1701, dalla quale era decaduto, per aver accettato stipendio da principe straniero (a). Ma questa medesima disgrazia successe anche al cardinale: perché avendo nel 1710 attenuto il grado cospicuo di protettore della corona di Francia nella corte romana con grande emolumento, e avendo, malgrado le insistenze del Senato veneto perché non assumesse tale incarico, spiegate in Roma le insegne di protettore, fu pubblicamente cancellato il suo nome dal libro dei veneti patrizi, confiscato il suo patrimonio, e sospesa ogni rendita dei beni ecclesiastici nel veneto dominio.

La splenditezza con cui questo prelato visse, la liberalità sua, l’impiego fatto delle sue dovizie in opere di pietà e di decoro alla chiesa, furono trascendenti in modo che la sua suppellettile, comunque preziosa, fu appena bastante dopo la sua morte a saziare i creditori.

Possedeva una sceltissima libreria, la quale secondo il giudizio di padre Montfaucon pregevolissima per codici greci, latini, ed ebraici cedeva solo in numero alla Vaticana; oltre a ciò un bellissimo museo di medaglie. Eresse alla memoria di Alessandro VIII suo prozio e benefattore un magnifico mausoleo nella Basilica Vaticana; e finalmente fregiato di altri titoli ed onori moriva in Roma il 28 febbraio del 1740, ed in lui si estinse la famiglia Ottoboni (passando il nome in linea femminile), venne seppellito nella chiesa di San Lorenzo in Damaso. Fu questo cardinale non solo grandissimo favoreggiatore delle lettere ed arti, e istitutore dell’Accademia Ottoboniana in Roma, ma si bene scrittore valente in poesia specialmente drammatica.  (1)

(a) Antonio Ottoboni figlio di Agostino q. Marco Cancelliere gande e di Candia Benci di Giambattista. Nacque il 20 giugno del 1646 nella parrocchia di San Severo, prima che l’avo suo e il padre fossero ammessi al veneto patriziato. Esercitò in patria e fuori le più onorevole magistrature, assunto lo zio Pietro al soglio di Roma con nome di Alessandro VIII il Senato per testimonio di riverennza verso il nuovo pontefice decretò che antonio fosse creato perpetuo cavaliere di San Marco. Chiamato a Roma dal pontefice fu eletto principe del soglio e generale dell’armi dello Stato ecclesiastico. Nell’anno 1691 deposto nelle mani di Innocenzo XII il generalato di santa chiesa, ritornò a Venezia, ma siccome contro le leggi della Repubblica aveva accettato da principe straniero provvigioni e stipendi egli dovette spogliarsi degli ornamenti di procuratore e di cavaliere che aveva dalla patria ricevuti, e vivere privatamente. Dopo dieci anni in vista delle benemerenze del cardinale Pietro suo figliolo gli fu permesso di riassumere i primieri onori. Ma nel 1710 non essendosi egli, come doveva, adoperato a persuadere il figliolo suo cardinale a rinunciare alla dignità di protettore della corte di Francia, in onta alle suddette patrie leggi, fu spogliato di nuovo degli onori e mandato in esilio, si ricoverò allora a Roma dove mori nel 1720.

Un’iscrizione, posta sulla facciata di una casa in Fondamenta Soranzo o de la Fornace, ricorda la munificenza del cardinale Pietro Ottoboni. L’iscrizione, sormontata dallo stemma della famiglia Ottoboni (troncato, nel primo un’aquila bicipite, nel secondo trinciato di verde, d’argento e d’azzurro) e da un galero, ricorda una casa ricostruita dopo un incendio, con le sostanze del cardinale.

Testo dell’iscrizione:

AEDES QVAS FLAMMA REPENTE CONSVMPSIT
PETRI CARDINALIS OTTHOBONI FERVIDA CARITAS
REPARAVIT ANNO DOMINI 1703

(1) Emmanuele Antonio Cicogna. Delle Inscrizioni Veneziane. Vol I. Venezia Giuseppe Orlandelli Editore.

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Papa Alessandro VIII; il Cardinale Pietro Ottoboni; vedute della casa in fondamenta Soranzo e dell’iscrizione

FOTO: Alfonso Bussolin e dalla rete. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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