I “Cento Offici” o “Grasie dei Cento Offici” o “Officietti”

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Giovanni Grevembroch. Scrivano ai pegni. Gli abiti de Veneziani di quasi ogni età con diligenza raccolti e dipinti nel secolo XVIII. Scrivano ai pegni.

I “Cento Offici” o “Grasie dei Cento Offici” o “Officietti”

A Venezia si chiamava Officio (dal latino Officium) qualunque impiego pubblico. Tutti gli Offici erano variabili ed elettivi, essendo contrario al sistema ed allo spirito del governo repubblicano, il perpetuare le cariche nelle stesse persone, salvo quando per pressanti occorrenze della Repubblica, non furono messe in vendita.

Le cariche ai Cento Offici o Officietti o le Grazie dei cento Offici invece non erano elettive e non venivano neanche messe in vendita, ma per grazia venivano concesse ai patrizi, cittadini, e sudditi con lo scopo del loro sostentamento.  Perciò volendo il governo della Serenissima somministrare un qualche suffragio ai benemeriti di questi ordini, commise ai tre presidenti del Consiglio dei XL al Criminal di scegliere tra tutti gli Offici un numero di cento, ciascuno dei quali produceva l’annua rendita di ducati centoventi, e questi si distribuivano, a quelli, che avessero il maggior bisogno. (1)

E ben si comprende che dovevano essere di poco conto, cioè dovevano essere Offici di minore stima, a ragione d’esempio, quelli di scrivano, di scontro, di quaderniere, di ragionato, di venditore di pegni, di capitano di prigioni, di pesatore pubblico, di masser, di fiscal, e simili, venivano distribuiti ai beneficiati secondo le capacità di quest’ultimi; ma vista la quantità di vedove, e di orfani detentori di questi grazie si puo pensare che così non fosse, e che queste grazie venissero poi cedute, dietro compenso, a persone più pratuche in materia. L’istituzione dei Cento Offici iniziò l’anno 1444, e non fu mai interrotta, neppure l’anno 1672, nel quale per la difficoltà dei tempi il Maggior Consiglio ordinò la vendita di tutte le cariche.

(1) Marco Ferro. Dizionario del Diritto Comune e Veneto. Pietro Savioni Venezia 1788.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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