Le patere della Palazzina Stern sul Canal Grande, nel Sestiere di Dorsoduro
Nel 1909 l’architetto Giuseppe Berti ebbe l’incarico dalla baronessa Stern di Parigi di studiare un progetto per una sua dimora a Venezia. Il pensiero per questa futura costruzione venne dato alla baronessa dal pittore professore Raffaele Manella ed il Berti felicemente ne sviluppò l’idea in un progetto che ottenne l’approvazione e che gli valse l’incarico della costruzione del lavoro.
Il nuovo palazzo sorge sul Canal Grande in una delle sue migliori posizioni, cioè sull’area che occupava il palazzo Malpaga rovinato da un incendio, fra il meraviglioso palazzo Rezzonico ed il palazzo degli Ambasciatori. Nel 1910 si iniziarono i lavori di demolizione delle rovine del vecchio edificio e subito seguirono i lavori di costruzione che dopo due anni erano completamente finiti.
L’architettura di questo edificio è ispirata al più puro gotico veneziano e rientra le case migliori del secolo XIV. Sulla fronte verso il Canalazzo prospetta un piccolo giardino dello stile dell’epoca con corsie pavimentate a mattoni disposti a spina di pesce le quali riquadrano quattro aiuole di libri. Nel fondo dei giardino s’innalza la facciata costruita a mattoni in vista.
Nel fianco verso il campiello del traghetto il giardino è chiuso da una mura merlata e verso il Canalazzo ed il Rio Malpaga è cinto da una balaustrata di colonnine e plutei. Il fabbricato è composto di piano terreno e primo piano. La parte inferiore dell’edificio è costituita da un porticato con colonne e barbacani. Dal campiello del traghetto la porta principale immette al porticato e di fronte ad essa trovasi la riva principale d’approdo: sotto il porticato si aprono due porte: una mette nel salone da ricevimento e l’altra nel vestibolo dal quale si accede alla scala.
Nella parte superiore della facciata si aprono una trifora, una monofora ed una bifora con parapetti scolpiti: fra la trifora e la monofora esiste un capitello con bassorilievo antico raffigurante San Giorgio. Le altre facciate sono dello stesso stile, quello verso il rio nel piano superiore ha una trifora che illumina le scale. Nelle facciate vennero collocati molti pezzi originali antichi di cui la baronessa è amorosa e intelligente raccoglitrice.
L’edificio benché in stile antico è munito di tutto il confort moderno. Nel piano terreno trovasi la sala da ricevimento, la sala da pranzo, coffee, la cucina con ingresso riservato alle persone di servizio, la sala da pranzo per i domestici, la dispensa, la cantina, il magazzino con approdo di servizio, il locale per la caldaia di riscaldamento, due gabinetti e l’ascensore che mette fino alla soffitta. La scala è di stile bizantino con colonne policrome e con un succedersi di archi rampanti che riescono di ottimo effetto. Nel piano superiore un ballatoio nel vano della scala disimpegna comodamente tutti i locali: l’anticamera, la stanza della baronessa, due per invitati munite tute di gabinetto e bagno; una camera uso biblioteca, una camera per una dama di compagnia e due per servitù.
Da una scala di servizio si accede alla soffitta in gran parte praticabile: trovasi in essa il guardaroba, tre stanze di servizio, gabinetto e bagno ed una piccola scaletta dalla quale si all’altana tanto caratteristica nelle costruzioni di quell’epoca come si rileva dal quadro del Bellini e di altri pittori contemporanei. Tutte le decorazioni interne di uno sfarzo che fa ricordare l’Oriente, vennero con molto gusto eseguite dal professore Mainella, il quale ha curato con amore anche l’arredamento di ogni singolo locale. (1)
Sulla facciata della Palazzina Stern, che prospetta il Canal Grande, sono infisse dodici patere e due formelle con simboli zoomorfici che si possono così descrivere nelle loro figurazioni: una patera contornata di marmo verde e bordo dentellato con un felide che azzanna un altro animale; una patera contornata di marmo verde e bordo dentellato con un grifone che azzanna ai lombi un cervide; due patere con due palmipedi con il collo attorcigliati e i becchi congiunti (simbolo della concordia); una patera con un felide che azzanna un leporide (simbolo della forza divina che domina e vince la lussuria); una patera con un uccello che becca sul capo un leporide; un formella con un pavone e due uccelli su un albero sovrastanti due leoni; nel portico: una patera corrosa con marmo verde e bordo dentellato; una patera corrosa con bordo dentellato; una formella contornata di marmo viola e bordo dentellato con due pavoni e due altri uccelli addorsati. (2)
(1) L’Architettura Italiana. Periodico mensile di costruzione e di architettura pratica. Anno 1913-1914
(2) sul significato dei simboli cfr.: Giuseppe Marzemin. Le antiche patere civili di Venezia. Ferdinando Ongania editore Venezia 1937; Angelica Tonizzo e Maria Rosa Sunseri. Patere a Venezia. Tipo-litografia Pistellato Marghera-Venezia 1999; Espedita Grandesso. I portali medievali di Venezia. Edizioni Helvetia 1988.
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