Le patere delle Case dei Polo, in Corte Seconda del Milion, nel Sestiere di Cannaregio

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Corte Seconda del Milion. Sestiere di Cannaregio

Le patere delle Case dei Polo, in Corte Seconda del Milion, nel Sestiere di Cannaregio

Tradizioni degne di fede, ricordate dagli storici delle famiglie di Venezia , ma le quali meritano la sola fede che può accordarsi alle tradizioni, ci presentano la famiglia Polo come venuta da Sebenico in Dalınazia nell’XI secolo  e che prima della metà del secolo seguente avesse anche diritto al Maggior Consiglio della Repubblica, perchè un Pietro Polo avrebbe sottoscritto un atto del tempo del doge Domenico Michele 1122, e un Domenico Polo una quietanza rilasciata dal doge Domenico Morosini e dal suo Consiglio nel 1153. Però l’accertata genealogia del nostro viaggiatore comincia soltanto dall’avo di lui, il quale visse nella prima metà del XIII secolo.

La famiglia dei Polo nel secolo XIII era divisa in due rami, dei quali uno abitava nella contrada di San Geremia, l’altro nella contrada di San Felice e successivamente in quella di San Giovanni Grisostomo; questi ultimi praticavano il commercio e in esso avevano trovato larga sorgente di onorate ricchezze.

Andrea Polo del ramo di San Felice ebbe tre figli: Marco (il vecchio), Nicolò (padre di Marco, l’autore del Milione) e Matteo. Nicolò Polo, il secondo dei fratelli, ebbe due figli con la prima moglie: Marco (il giovane) nato nel 1251 o 1254 e Matteo e altri due o forse tre con la seconda.

Quando i Polo, intorno al 1295, ritornarono a Venezia dal loro secondo viaggio alla corte del Gran Kan Kublai, viaggio descritto nel libro Il Milione dal giovane Marco, rincasarono, secondo a quanto si racconta, in un palazzo della loro famiglia situato nella contrada di San Giovanni Grisostomo, ma forse, più probabilmente quella casa venne acquistata dai Polo dopo il loro ritorno dall’Oriente. 

La casa dei Polo di San Giovanni Grisostomo era situata in una corte, che era conosciuta nel XVI secolo come Corte del Milioni, per le molte ricchezze viste nei lontani paesi che Marco Polo riferiva tutte a milioni, per cui venne chiamato anche Marco Milioni, e che fu poi detta Corte Sabbionera (oggi Corte Seconda del Milion), dove infatti e segnalato un avanzo della casa di Marco Polo.

Alla fine del XVI secolo un grande incendio distrusse il palazzo, e la vecchia casa, rovinata dalle sue fondamenta, passò in proprietà di un Stefano Vecchia che lo vendette nel 1678 a Giovanni Carlo Grimani. Questi fabbricò nel luogo delle rovine un teatro, ed era chiamato di San Giovanni Grisostomo. Quando fu rifabbricato, nel 1834, i proprietari gli diedero il nome di Teatro Emeronittio, e poi di Teatro Malibran in onore di quella celebre cantante.

Si vede tuttora nel lato orientale della corte un’arco di porta, a forma di ferro di cavallo, in stile veneto-bizantino riccamente scolpito con spire, cerchi ed animali simbolici, e sul muro al di sopra dell’arco è infissa una croce egualmente ornata. Lo stile e le decorazioni sono quelle che si usavano in Venezia nel XIII secolo. L’arco mette ad un androne (sottoportico), al capo opposto del quale, un simile foro di porta, con più scarso avanzo di decorazione, conduce all’ingresso del Teatro Malibran. Sopra quest’arco s’innalza un fabbricato a guisa di torre che il Casoni, credeva essere avanzi dell’antica casa dei Polo, altri avanzi di sculture bizantine, che sono probabilmente frammenti di decorazioni della stessa casa, si trovano incastrati nei muri delle vicine abitazioni. (1)

Sul lato di occidentale della corte, sopra due finestre gotiche di una casa, sono infisse sei patere con simboli zoomorfici e frammenti di fregi e mensole che si possono così descrivere nelle loro figurazioni: una patera con due grifoni addorsati le teste affrontate; una patera con due equini raddrizzati sulle zampe tra un albero; tre patere con un uccello che becca sul capo un leporide (simbolo della forza divina che domina la lussuria); una patera con un cervide avvolto da un serpente.

Sul lato settentrionale della corte, sopra la quadrifera gotica, sono infisse quattro patere con simboli zoomorfici le cui immagini possono così elencarsi: una patera con un pavone con le ali dispiegate (simbolo mistico della fede, simbolo di morte, di risurrezione e di vita eterna) con la coda a ruota sopra un globo (il creato); una patera con due grifoni addorsati le teste affrontate e i becchi congiunti; due patere con due felidi (leoni) addorsati le teste affrontate; un’altra patera con un pavone con le ali dispiegate.

Sul lato di orientale si vedono  l’arco, con le ampie fasce di sculture veneto-bizantine; una patera con un uccello che ghermisce un leporide (simbolo della forza divina che domina la lussuria); una croce a rosette e ramaglie. (2)

(1) Archivio Veneto. Pubblicazione periodica. Tomo II Parte I. Marco Polo e il suo libro del colonello Henry Yul; Adolfo Bartoli. I viaggi di Marco Polo. Firenze 1863

(2) sul significato dei simboli cfr.: Giuseppe Marzemin. Le antiche patere civili di Venezia. Ferdinando Ongania editore Venezia 1937; Angelica Tonizzo e Maria Rosa Sunseri. Patere a Venezia. Tipo-litografia Pistellato Marghera-Venezia 1999; Espedita Grandesso. I portali medievali di Venezia. Edizioni Helvetia 1988.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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