L’armatura del diavolo, un ex voto nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie di Udine

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L'Armatura del Diavolo. Santuario della Beata Vergine delle Grazie di Udine

L’armatura del diavolo, un ex voto nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie di Udine

Un’armatura all’ingresso di una chiesa è qualcosa che colpisce. Se poi si chiama “armatura del diavolo” potrebbe apparire come qualcosa di inquietante. Cosa ci fa un’armatura circondata da decine e decine di ex voto nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie a Udine?

Ce lo racconta Domenico Margarita in uno scritto del 1658 (a): “Durante un Carnevale un gruppo di giovani che avevano partecipato a festini e balli e si spostava da via Pracchiuso verso le Grazie. All’altezza del cimitero del santuario tutti deviarono passando sul ponte, oltre i mulini presenti sul salto della roggia. Tutti meno uno, travestito da diavolo, il quale volutamente passò in mezzo al cimitero. Una volta giunto a casa, però, non riuscì a togliersi di dosso il travestimento da diavolo. Quest’ultimo consisteva in un’armatura dotata, sull’elmo, di un paio di corna che ben si addicevano al diavolo. Disperato e spaventato non gli restò che rivolgersi alla Vergine delle Grazie per chiederle aiuto. E la grazia fu. Così l’armatura venne donata come ex voto alla Basilica.”

Si tratta di una leggenda o di realtà? Potrebbe trattarsi di un semplice ex voto di qualche soldato tornato sano e salvo da qualche battaglia. La presenza delle corna, a dire il vero non inconsueta, potrebbe aver suscitato il desiderio di voler raccontare una storia più colorita. Però a volte la realtà supera la fantasia, quindi, chissà?

In ogni caso l’armatura rappresenta un raro esempio della produzione metallurgica italiana del XV secolo. È un dato accertato che, mentre il numero delle armature del ‘500 è consistente, degli esemplari del ‘400, giunti fino a noi in buone condizioni e più o meno completi in tutte le loro parti, sono solamente un paio di decine. II fatto che la stessa Waffensarnmlung di Vienna, ovvero la più vasta raccolta al mondo di armature medievali, non ne possieda che due esemplari può dare un’idea della rarità del manufatto di Udine.

È importante notare che l’armatura, essendo stata per decenni appesa a vari metri di altezza da terra, in un angolo relativamente buio dell’atrio della basilica, è stata riconosciuta come autentica solamente nel 1968, restaurata nel 1975-76 e infine sistemata nell’attuale vetrina.

La corazza è composta da vari elementi: l’elmetto, il petto, la parte inferiore della schiena (guardarene), la faIda con tre piastre articolate a semicerchio anteriori e quattro posteriori, gli spallacci con bracciali superiori e inferiori e la cubitiera (b), le manopole a “mittene”, i cosciali con articolazioni superiori e inferiori e ginocchielli (c) e infine le gambiere. L’elmo richiama una tipologia in uso tra il 1450 e il 1480 e presenta riparazioni su ambedue i copriguancia. Il supporto delle corna è di fattura poco curata ed è stato certamente aggiunto in un periodo posteriore alla produzione dell’armatura (d). Anche la goletta non è originate e appartiene a un’armatura di fanteria del XVI secolo, aggiunta per la stabilità della corazza (e). Il petto era in origine doppio, la “panziera” con la resta sono scomparse. La protezione della schiena era suddivisa in due piastre per permettere il movimento. Al di sotto si portava la falda, composta da tre piastre articolate a semicerchio anteriori e quattro posteriori. I cosciali sono dotati di articolazioni superiori e inferiori e di ginocchielli. Le gambiere sono articolate in due parti e fornite di due cerniere interne. Il bordo sul dorso del piede è traforato per la maglia. La spada, su cui si appoggiano attualmente le mani del manichino che indossa l’armatura, non è originale, ma una copia contemporanea (f).

Sulle varie parti, datate al XV secolo, compaiono diverse marche che hanno permesso di attribuire l’armatura ad armorari di area lombarda. Uno studio della corazza denota che alcune parti sono state modificate a posteriori, molto probabilmente per allargarle e adattarle forse ad un’altra persona (era stata confezionata per un uomo con una statura non superiore ai 155 centimetri) o anche allo stesso proprietario, aumentato di peso.

L’armatura è tuttora esposta nell’atrio del santuario, in una bacheca trasparente protettiva. Questo ex voto è sempre stato molto caro alla comunità locale, anche se nel 1827 fu venduta dal parroco don Francesco Alessio all’antiquario milanese Sanquirico. A seguito di accese proteste degli udinesi, l’armatura fu riacquistata dal vescovo Emmanuele Lodi nel 1830.

Oggi fedeli e turisti ammirano l’armatura attratti principalmente dalla sua leggenda e in pochi apprezzano la rarità e l’accuratezza di questa importante opera dell’arte sopraffina degli armorari lombardi.(1)

(a) Domenico Margarita, Origine del Santuario delle grazie, 1658

(b) protezione del gomito.

(c) protezione del ginocchio.

(d) La scarsa qualità e la pessima manifattura del supporto delle corna (le corna sono in legno dipinto), applicato sull’elmo, indicano chiaramente che questo elemento non appartiene alla composizione originale ed e stato aggiunto in seguito. Sicuramente come deterrente per far leva sulla superstizione, combattere contro il diavolo o uno dei suoi emissari è impossibile e in caso di sconfitta il malcapitato veniva trascinato direttamente all’inferno. Forse su queste basi è nata la l’attribuzione.

(e) aggiunta dopo lo smarrimento del petto inferiore con resta, che i frati più anziani del convento ricordavano di averla vista. Non risultano, a memoria dei frati del convento annesso alla Basilica ed al Santuario, ulteriori rimaneggiamenti dell’importante reperto, che in seguito sembra essere stato spostato solamente una volta per un breve periodo, per essere esposto ad una mostra a Palmanova negli anni ’80.

(f) Pare dell’artigiano spadaro maniaghese Fulvio Del Tin.

BIBLIOGRAFIA

  • E. BEDONT, Madonna delle Grazie. Guida illustrata del Santuario, Udine 2000.
  • L. G. BOCCIA, Art, Arms and Armour, Chiasso1979.
  • L. G. BOCCIA, Le Armature di S. Maria delle Grazie di Curtatone di Mantova e l’armatura lombarda del ‘400, Busto Arsizio 1982.
  • L. G. BOCCIA- E.T. COELHO, L’Arte dell’armatura in Italia, Milano 1967.
  • L. G. BOCCIA- F. ROSSI- M. MORIN, Armi e armature lombarde, Milano 1980.
  • C. FFOULKES, The armourer and his craft, London (repr., Dover 1988).
  • L. FUNKEN, Historische Waffen und Riistungen. Ritter und Landesknechte vom 8. bis 16. Jahrhundert, Mittelalter und Renaissance, Niedern hausen 2001.
  • D. LANZARDO, Ritter-Riistungen. Der Eiserne Gast-ein mittelalterliches Phiinomen, Munchen 1990.
  • J. G. MANN, Wallace Collection Catalogues, European Arms & Armours, I-II, London 1962.
  • D.MARGARITA, Origine del Santuario delle grazie, 1658.

(1) Alessandro Zanotto, Antonella Favaro

 

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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