Le mura di Treviso e i suoi Leoni marciani

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1833
Il Leone del Portello. Treviso

Le mura di Treviso e i suoi Leoni marciani

Al tempo delle guerre che la lega di Cambrai intraprese contro Venezia, Treviso dovette difendersi dagli armati di Massimiliano e di Luigi XII. Si principiarono allora alcune fortificazioni che la Repubblica ordinò poi di completare e sistemare, adottando un grandioso concetto ideato e posto prima in esecuzione dal famoso architetto fra Giocondo, modificato successivamente, fino al suo compimento, da Bartolomeo d’Alviano, comandante le armate veneziane, e dai podestà reggenti Treviso. Queste mura, principiate nel 1509 e compiute soltanto verso il 1530, formarono in quel tempo una meraviglia dell’arte delle costruzioni militari.

Il lato nord quasi linea retta di circa 1500 m. ha sei lunette o baluardi, compresi i due d’angolo. La porta San Tomaso, si apre fra l’angolo di destra e la prima lunetta ed è pregiatissimo lavoro architettonico: porta in fronte l’anno MDXVIII. Alla sommità del coperto in piombo porta la statua di San Paolo, fattavi collocare da Paolo Nani, podestà di Treviso nel tempo in cui veniva eretta la porta. Egli anzi l’aveva denominata porta Nana per onorare se stesso, ma la Repubblica non lo permise e fu chiamata San Tomaso dalla chiesa che la presso si ergeva, dedicata a quel santo. È decorata all’esterno, sopra il portone principale, dal Leone alato di San Marco, insegna della sovranità veneziana, già abbattuto al tempo dell’invasione francese, poi rimesso in tempi più civili e rispettosi alla storia (1857). Sul frontone verso la città, nella fascia in alto sopra i capitelli delle colonne, sono le cortesi parole: DOMINVS CVSTODIAT INTROITVM ET EXITVM TVVM:

Oltrepassato l’angolo ovest del lato nord, si trova a breve distanza la porta dei Santi Quaranta, così chiamata per la vicinanza della chiesa ad essi dedicata. Venne costruita nel 1517, un anno prima di quella di San Tomaso, ma è più semplice nell’architettura e negli ornamenti. I quali si limitano nella parte esterna a delle finte colonne ed a quattro stemmi scolpiti. L’allora podestà Nicolò Vendramin aveva intitolato la porta con il suo nome, porta Vendramina, ciò che la Repubblica non permise, come per quella di San Tomaso. Sopra le attuali due porticine d’ ingresso laterali vi erano due iscrizioni, delle quali esiste soltanto la seguente, a sinistra: BARTHOLAMEO / LIVIANO VENE / TI EXERCITUS / IMPERATORE / DESSIGNANTE / IDEMQ COMPRO / BANTE SEBATV. Il leone è del 1909, opera di Annibale De Lotto, posizionato in sostituzione di quello distrutto nel 1797.

Vicino all’attuale Stazione Ferroviaria, le fortificazioni formavano un castello, fortissimo per sapienza di costruzione militare. Il terrapieno sul quale sorgeva, è ora occupato dall’azienda del gas. Le mura, continuavano in linea fronteggiante il sud, prima di un bastione d’angolo quasi circolare (torrione dell’Altinia), qui è collocato un leone di San Marco, andante verso sinistra, con le zampe anteriori su terra e quelle anteriori sull’acqua. Dopo il torrione in linea ovest, si apriva la porta Altinia, cosi chiamata perché metteva alla via conducente ad Altino, l’antica città romana distrutta. Questa porta costruita sotto la reggenza di Sebastiano Moro, nel 1514, era decorata verso la città da pregevoli pitture di Pomponio Amalteo, ora quasi sparite per l’ingiuria del tempo e l’incuria degli uomini, venne chiusa e demolito il ponte sopra la fossa esterna, nel 1857 quando fu aperta la barriera Vittorio Emanuele, fronte stazione. Il leone, che si vede, venne collocato nel 1964 dagli esuli dalla Dalmazia, al posto di quello scalpellato nel 1797, reca la scritta: “GLI ESULI ADRIATICI / AUSPICANDO / CHE QUESTO LEONE DI SAN MARCO / SFREGIATO E DIVELTO DALLE DALMATE MURA / OVE VENEZIA LO SCOLPI’ / SIA ESPRESSIONE DI PACE / TRA I POPOLI DELL’ADRIATICO / SALUTANO / CON ATAVICO PATRIOTTISMO / IL SUO RITORNO ALLA LUCE / SU QUESTA STORICA PORTA / E DELLA LATINA CIVILTA’”.

Le mura continuano eguali per tutto il lato sud-est, soltanto interrotte dal passaggio del Sile all’antico Portello fino all’angolo Est. Sulle mura vicino al Portello sono collocati due leoni, il primo sul Torrione San Paolo e il secondo sulle mura a destra del Portello, questo leone regge un libro con una scritta particolare: “VRBEM TIBI DICATAM CONSERVA”, richiamo dei fatti del 1509, quando Treviso, sepur sciolta dal suo giuramento di fedeltà alla Serenissima, non aprì le porte agli imperiali. Sulle mura ad Est dopo il torrione di Santa Sofia, in corrispondenza della chiusa del fossato un altro Leone marciano, andante verso sinistra con il libro con la solita iscrizione.

Altri Leoni marciani esistevano in Piazza Duomo su una colonna, sul Palazzo dei Trecento, sulla Torre Civica e sul Palazzo del Podestà. Quello collocato sul Palazzo dei Trecento è un leone originale del Cinquecento collocato, nel 1933, all’indomani della distruzione dei Leoni di Trau per opera da un gruppo di nazionalisti croati, come riporta la scritta sottostante: VICTORIA TIBI INTEGRA ITALIA 1933 XI.  Un leone affrescato è ancora presente sotto i protici del Palazzo dei Trecento. (1)

(1) Guida di Treviso compilata a Antonio Santalena. Luigi Zoppelli Editore 1894

 

Da sinistra a destra, dall’alto in basso: Leone scalpellato di Porta Altinia; Torione San Paolo; Leone di Torione San Paolo; Torione Santa Sofia; Porta Santi Quaranta; Palazzo dei Trecento; Leone di Porta San Tomaso; Porta Altinia; Leone del Portello; Leone Porta Santi Quaranta; Leone Palazzo dei Trecento; Leone affrescata nel portico del Palazzo dei Trecento; Porta San Tomaso; Torione dell’Altinia; Leone del Torione dell’Altinia; Portello; Porta Santi Quaranta lapide autolaudatoria scalpellata; Leone Porta San Tomaso

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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