I Leoni marciani sul Campanile di San Marco
La storia del vecchio campanile di San Marco crollato nel 1902 risaliva all’aprirsi del X secolo, sotto il doge Pietro Tribuno: ma solo più tardi raggiungeva una notevole altezza, servendo di vedetta e di difesa. Allora le case erano modeste, in gran parte di legno e ogni abbellimento era riservato alle chiese e al Palazzo dei Dogi: presso a questo, la Piazza si stendeva come una ortaglia piantata ad alberi e il campanile vi fu compiuto essendo doge Domenico Morosini, tra il 1148 e il 1156. Durante l’età di mezzo, fu rinnovato e restaurato e più tardi vi venivano addossate botteghe di rigattiere e merciaiuoli, officine di scalpellini e banchi di cambio.
Nel 1308 un fulmine danneggiava la cima del campanile che veniva presto riparato; nel 1406 un incendio, causato da una luminaria, portava nuovi danni al culmine che veniva ricostruito; sessant’anni dopo ancora per gli effetti della folgore si doveva pensare ad un restauro generale, ma questo non fu eseguito, provvedendosi con una copertura di tavole e di tegole, come si vede nella pianta di Jacopo de Barbari; così rimase fino al terribile terremoto del 1511, quando il Senato commetteva al Maestro Bon, proto dei Procuratori, il restauro e l’abbellimento della torre: infatti il Bon vi aggiungeva la cella delle campane, l’attico e il pinnacolo, i due leoni, opere eleganti e maestose; la cuspide fu coronata con la figura girevole dell’Arcangelo Gabriele in rame dorato. Così la torre raggiungeva l’altezza di novantotto metri.
Nuovi danni del fulmine venivano riparati nel secolo XVI da Jacopo Sansovino, il quale ornava la base del campanile con la Loggetta, nel posto già occupato da una costruzione a porticato aperto che esisteva da tempo immemorabile, chiamata Loggia dei Cavalieri, distrutta da un fulmine nel 1489.
Nel ‘700 la torre ebbe risarcimenti radicali; e venivano aggiunti alla Loggetta i cancelli di bronzo di Antonio Gai. Nel 1745 l’angolo del campanile che guarda verso l’Orologio rimaneva per metà squarciato dal fulmine e le macerie uccidevano quattro infelici che avevano bottega ai piedi del monumento. La rovina della torre era imminente e fu impedita con la rapidità dei restauri. Più tardi veniva collocato sul campanile un parafulmine che lo preservò dalle offese del cielo.
Caduta la Repubblica, la municipalità provvisoria compieva la bravura di scalpellare nell’attico sopra la cella campanaria i due grandi leoni di San Marco e, in seguito, l’avvicendarsi delle signorie straniere e il governo nazionale provvedevano con ripetuti restauri alla conservazione del vecchio monumento.
La mattina del 14 luglio 1902 alle nove e quaratasette il vecchio campanile definitivamente crollava, vittime non lacrimate del disatro furono un povero micio che teneva compagnia al custode della torre e tre colombi di San Marco. Il giorno stesso del crollo, il Consiglio comunale di Venezia, essendo sindaco Filippo Grimani, deliberava la ricostruzione del Campanile “Dov’era, e com’era“, e il 25 aprile di nove anni dopo veniva inaugurato il nuovo campanile. (1)
Nel 1911 durante la ricostruzione del campanile vennero collocati i nuovi leoni, opere degli scultori Emilio Marsili (lato nord) e Carlo Lorenzetti (lato sud).
(1) L. Valsecchi. Il Gazzettino Illustrato del 10 luglio 1927
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