La Porta della Carta e il doge Francesco Foscari inginocchiato davanti al Leone di San Marco

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Il Leone di San Marco e il doge Francesco Foscari, di Luigi Ferrari, collocato sulla Porta della Carta nel 1885. Palazzo Ducale

La Porta della Carta e il doge Francesco Foscari inginocchiato davanti al Leone di San Marco

Giovanni e Bartolommeo Bon o Bono, padre e figlio, composero la Porta detta della Carta, degna della sua fama, per la simmetrica sua conformazione adattatissima al luogo, per la grandiosità e per la splendida sua ricchezza. Occupa la Porta tutto lo spazio frapposto tra la fronte del Palazzo e la Basilica Marciana nell’angolo rientrante, ed estendesi quindi in larghezza metri 7,12, elevandosi fino al vertice del simulacro della Giustizia, collocato nel pinacolo per metri 19,30.

Fiancheggiano la Porta due sodi ottagoni, uno per lato, inferiormente disposti a due ordini di riquadri, nel centro suddivisi da due nicchie, una sull’altra, e superiormente terminati da una guglia fiancheggiata da due gugliette minori; alla cui base è addossato lo scudo ripetuto del doge Foscari sostenuto da due putti. Le nicchie ora dette sono decorate di statue. Alla sinistra dell’osservatore è collocata nella nicchia più alta la Carità, nell’inferiore la Temperanza, alla destra la Prudenza e la Fortezza. Oltre le nicchie si elevano le guglie, sulle basi delle quali è addossato lo scudo del Foscari, coronato dal corno ducale, e fiancheggiato da due genietti. Dalla cornice di queste basi, con eguali membrature, prende le mosse l’arco mistilineo del pinacolo, nel campo del quale è inserita una nicchia rotonda, entro a cui è collocato il busto di San Marco, in atto di tenere con la sinistra il chiuso volume del suo Vangelo, e con la destra d’impartire la benedizione all’osservatore.

Fiancheggiano e sostengono questa nicchia due angeli; e un altro angelo la sormonta, i quali alludono con il loro numero alla Trinità sacrosanta, da cui discende la pienezza dei doni celesti.

Sulla estrema cima del pinacolo centrale, sopra due leoni, siede il simulacro della Giustizia, figurata sotto le forme di nobile matrona vestita di ampia tunica cinta ai fianchi, coronata di serto reale, e tenente nella destra mano la spada, e nella sinistra le bilance; si quella che questa ora mancanti. E’ il contorno esterno del cuspide ornato di grandi foglie, fra l’una e l’altra delle quali sono tre angiolini per lato composti in diverso atteggiamento.

La trifora sormontante il vano della Porta, a circoli concentrici quadrilobati, e divisa da colonnine spirali, ha per parapetto una lastra di marmo, ornata di fogliami nei membri che la serra, larga metri 2,90, alta metri 1,50, la quale serviva di fondo al simulacro del doge Foscari, inginocchiato davanti al Leone di San Marco, che fatalmente venne distrutto nel 1797, epoca nella quale, come ben dice il Cicognara, si avrebbe voluto radere perfin dalle pagine della storia le tracce di quella grandezza che facevano contrasto troppo grave e umiliante con la calamità di quei tempi; e fu solo, a gran ventura, salvata la testa del doge Francesco Foscari, che l’amor patrio del nobile Ascanio Maria Molin raccoglieva, e quindi depositava nel Museo della Biblioteca Marciana. (1)

Il gruppo scultoreo del doge Foscari e del Leone di San Marco, distrutto nel 1797, venne rifatto da Luigi Ferrari e collocato sulla Porta della Carta nel 1885. La testa originale del doge si conserva, ed è visibile, nel Museo dell’Opera di Palazzo Ducale.

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume I. Francesco Zanotto. Venezia 1861

 

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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