Il corteo dogale dalla raccolta di stampe la “Singolarità di Venezia” di Vincenzo Coronelli

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Il Serenissimo Doge.

Il corteo dogale dalla raccolta di stampe la “Singolarità di Venezia” di Vincenzo Coronelli

La figura del doge e gli attributi simbolici propri della sua carica, alcuni dei quali già appaiono nella cerimonia di intronizzazione, costituiscono il cuore del corteo dogale, che sfilava nei giorni consacrati alla celebrazione di ricorrenze religiose o civili e in altre circostanze di particolare significato per la collettività

Il corteo era aperto dagli otto stendardi marciani di colore bianco, rosso, viola e azzurro (significanti rispettivamente pace, guerra, tregua e lega; il momento politico determinava quali dovevano apparire per primi). Seguivano suonatori con trombe argentee, gli scudieri degli ambasciatori e del doge, suonatori di altri strumenti a fiato, funzionari addetti alle prigioni e al servizio del doge, notai del maggior consiglio, canonici di San Marco, ai quali nelle più importanti solennità religiose si aggiungeva il patriarca, il cappellano del doge o un accolito recante una candela bianca in un candelabro d’argento e, nelle occasioni più solenni, uno scudiero che portava la zoia (il corno dogale); poi segretari del doge e del senato e il cancelliere grande.

Le posizioni così ben definite, e così ragguardevoli, occupate da notai, segretari e cancellieri nella composizione del corteo dogale corrispondevano al ruolo di prestigio raggiunto in età rinascimentale dal loro ceto di provenienza, quello dei cittadini originari, al quale tra XV e XVI secolo era stato definitivamente riservato il diritto di ricoprire i posti dell’apparato burocratico statale.

Il nucleo centrale del corteo era aperto da due scudieri recanti un seggio dorato, allusivo al trono dogale, e il cuscino poggiapiedi dorato del doge; tra i due camminava il ballottino. Seguiva il doge, accompagnato dai due ambasciatori di maggior prestigio (di solito il legato pontificio e l’ambasciatore imperiale); dietro il doge, un patrizio reggeva un ombrello di tessuto d’oro; seguivano gli altri ambasciatori e due patrizi, uno dei quali portava una spada.

L’ultima parte della processione era composta da patrizi detentori delle più importanti cariche, a cominciare dai consiglieri ducali e dal giudice del proprio. Spesso si aggiungevano membri delle Scuole e, per il Corpus Domini, i pellegrini in procinto di partire per la Terrasanta. (1)

(1) https://www.treccani.it/enciclopedia/cerimonie-feste-lusso_%28Storia-di-Venezia%29/

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