Carlo Ruzzini. Doge CXIII. — Anni 1732-1735 (a)
Concorrevano al vacante trono ducale i due cavalieri e procuratori di San Marco, Carlo Ruzzini e Alvise Pisani, sì l’uno che l’altro benemeriti della patria. I voti però degli elettori decisero in favore del primo, sicché, il 2 giugno 1732, fu eletto doge.
Le discordie per la successione al ducato di Parma, che agitavano l’Austria con la Francia e la Spagna, a cui si unì anche la Sardegna, unirono con la guerra che queste ultime dichiararono all’Austria nell’ottobre 1733.
Ferma però nel proposito suo la Repubblica di contenersi nella più stretta neutralità armata, non diede ascolto a nessuna delle parti, provvedendo soltanto alla sicurezza dei suoi Stati, col derivare, fra le altre cose, le truppe dal Levante, e con esse munir le fortezze; eleggendo a provveditore generale in Terraferma il cavaliere e procuratore di San Marco Carlo Pisani, e destinando a provveditore straordinario, oltre il Mincio, il cavaliere Antonio Loredano.
Ciò non valse per altro ad impedire le molestie che davano alle sue terre ed ai sudditi suoi le armate belligeranti, onde infiniti ne sorsero i richiami, e scarsi e stentati furono poi i compensi.
Le inquietudini che si destarono, d’altra parte, nella Repubblica, per il sospetto di nuova guerra col Turco, massime dopo la caduta del sultano Acmet III e l’avvenimento al trono di Maometto V, tramontarono, dacché questi ratificava il trattato dì Passarowitz, sicché volse più che mai l’attenzione al conservamento della quiete dei suoi Stati.
Senonché questa minacciò di esser turbata per un dissidio sorto con la corte di Roma, a cagione della violata immunità al palazzo di residenza dell’ambasciatore veneto: ma la cosa finalmente ebbe prospero fine, mediante l’ interposizione del cardinale Quirini, vescovo di Brescia, spedito al Pontefice per ciò dal Senato.
Un’ altra vertenza ancora sorgeva tra la Repubblica e il papa, nata dalla erezione di un forte, compiuto dai pontifici nel luogo appellato il Bonello di Goro, contro il diritto, sicché l’affare si protrasse a lungo per cavilli ad ogni tratto intromessi dalla corte romana, né ebbe fine se non vari anni dopo, e sotto il pontificato di Benedetto XIV, in cui furono fissati i confini; ed in memoria di ciò venne allora coniata una medaglia.
Questo avvenimento non vide il doge Carlo Ruzzini, che grave d’ anni moriva il 5 gennaio 1735, il terzo del suo principato. Persolti i funerali solenni nel tempio dei Santi Giovanni e Paolo, in cui disse l’elogio di lui Bartolommeo Schiantarelli, canonico ducale, impresso nell’anno stesso, veniva tumulato nell’arca della sua famiglia, ai piedi dell’altare di Santa Teresa, nella chiesa dei Carmelitani Scalzi.
Nel breve reggimento del Ruzzini, avvennero nella città, i fatti seguenti. Nel 1732, ad istanza principalmente di esso principe, Luigi XV, re di Francia, mandò in dono alla Repubblica alcune ossa del santo doge Pietro Orseolo, tolte dal monastero di San Michele di Cusano, le quali, chiuse in preziosa cassetta di argento, vennero riposte nel Tesoro di San Marco, ove tuttavia si conservano. Nel 1734 Giambattista Recanati legava alla libreria di San Marco scelta raccolta di manoscritti rarissimi; e nell’anno stesso, il di 5 aprile, ebbe luogo, per la prima volta, l’estrazione del pubblico lotto in Venezia.
Il ritratto del Ruzzini fu condotto da Girolamo Brusaferro veneziano, e nel campo si legge :
CAROLVS RVZINI, DVX VEN. CXIII. (1)
(a) Non valutando l’origine dota alla famiglia Ruzzini dal Moti, nel suo Mavors, perché fantastica, volendola discesa dalla Gente Rosina romana; né quanto asseriscono alcuni altri scrittori, che la vogliono venuta da Reggio, diremo essere più comune ed abbracciata opinione, che giugesse qui da Costantinopoli; alcuni ponendo il suo arrivo nel 1125, altri nel 1171, ed altri ancora nel 1229. Il Frescot vuole che si trasferisse qui soltanto nel 1260, vale a dire, dopo che i Greci ebbero ricuperata quella città; ma parecchie cronache affermano qui la esistenza di essa famiglia anteriormente d’assai, onde il Malfatti non temé di asserire, essere usciti dal suo seno antichi tribuni, ed uomini datisi alla mercatura, dall’esercizio della quale divennero ricchissimi. Innalza questa casa per arme uno scudo diviso di argento e vermiglio, con una rosa forata vermiglia sopra l’argento. Carlo Ruzzini nacque, nel 1654, da Marco q. Domenico. Educato dai padri Somaschi nella casa della Salute, si mostrò di mente svegliata, e quindi riuscì abilissimo a sostenere le cariche più gelose della Repubblica. Persolte da prima alcune magistrature, in cui si dimostrò giusto, sapiente, integerrimo, fu mandato, nel 1692, ambasciatore in Spagna, ove mostrassi d’animo splendidissimo. Tre anni dopo passò, nella stessa qualità, appo la corte di Vienna, la quale ammirò in lui la desterità nel maneggiare le cose politiche, massime nella lega che giunse a far stringere a Pietro il Grande di Russia. Nel 1699, venne mandato come plenipotenziario ed ambasciatore straordinario al congresso tenuto in Carlowitz, alfine di stabilire la pace col Turco. Due anni appresso fu eletto ambasciatore straordinario a Filippo V re di Spagna, allorché quel regnante si recò a Milano. Poco poi, nella stessa qualità fu inviato a Costantinopoli, presso Aemet III, per gratularsi della sua assunzione al trono. — Ritornato in patria, veniva, il dì 5 marzo 4706, decorato della stola procuratoria de citra, in luogo del defunto Leonardo Donato. — Quindi sostenne le seguenti magistrature : — Nel 4707 era sopra la provvisione del pubblico danaro; nel 4708 deputato al commercio ; nel 4709 uno de’ cinque correttori della Promissione ducale dopo la morte del doge Alvise Mocenigo, ed uno degli elettoli del doge Giovanni Cornero; riformatore dello studio di Padova, e savio del Consiglio ; nel 4710 inquisitore ai governatori dell’entrate, deputato sopra il commercio e savio del consiglio ; nel 4714 ancora nuovamente savio del consiglio; nel 4714, riformatore ancora dello studio di Padova, c savio alle acque ; nel 4715 savio del consiglio. — Spedito nel 4718 siccome ambasciatore straordinario e plenipotenziario al congresso di Passarowitz, onde stabilire In pace colla Porta, e quindi, dopo di aver sostenute altre magistrature, fu eletto doge il 2 giugno 1732, giusta quanto superiormente notammo, morendo nell’età sua di anni 82, dopo 4 giorni soli di malattia. Carlo Ruzzini fu pieno di filosofia, e tanto che venne considerato il più dotto uomo della Repubblica, ed il più scienziato principe che allora vivesse; e fu religioso grandemente. Curò che la patria, come accennammo, possedesse le reliquie del santo doge Pietro Orseolo, e, venute, ne estrasse una piccola parte, la fece riporre in decorosa custodia, e la donò alla chiesa dei Carmelitani Scalzi, ove disposto aveva d esser tumulato. Questa preziosa reliquia, col nome del donatore, tuttavia colà si conserva. In occasione di ricevere queste reliquie, si risvegliò in lui il desiderio di verificare se nella cripta di San Marco fosse veracemente deposto il corpo di esso santo l’evangelista. A questo fine si aprì, presso l’altare della Madonna, un foro nel pavimento, e mediante una scala a mano si discese nella sottoconfessione, ma ritrovandosi l’acqua là molto alta, si girò soltanto intorno sopra le panchine di marmo, che contornano quel luogo, senza che il doge e gli altri che seco condusse potessero rilevar nulla; sicché riuscì vana la prova tentata. Lasciò parecchie memorie manoscritte intorno a ciò che aveva veduto nei suoi viaggi. Nella vita che Antonio Arrighi pubblicò di lui, nel 1764, in latino, si ha alcun saggio della sua dottrina e dettatura.
(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI
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