Le maschere della Commedia dell’Arte, Brighella
Lineamenti del carattere di Brighella, che si troveranno più tardi anche in Scapino, Beltrame, Truccagnino, Fenocchio, Sganarello e Frontino, cioè in tutte le figure di valletto furbo intrigante della commedia italiana e di quella francese, già si trovano in alcuni personaggi dell’antico teatro classico, come lo schiavo greco Pseudolo o l’Epidico di Plauto: parlar mielato, maniere insinuanti, un garbo ingannatore per spillar danaro agli stolti e favori alle donne. Brighella, almeno in un primo tempo, non esita a soddisfare le sue brame, comportandosi come un bandito da strada: si può essere sicuri, se l’intreccio prevede un fatto di sangue, che l’esecutore non potrà essere che Brighella. Più tardi andrà però sostituendo al coltello le armi della malizia e della destrezza, pur conservando la truce maschera, olivastra e barbuta, indice dell’abitudine al delitto.
Cantante, ballerino, musico, soldato, avvocato, birro. Brighella sa insinuarsi dappertutto e conquistare quella fiducia che gli è indispensabile per colpire al sicuro. E’ dunque un domestico ideale per chi sia in grado di pagarlo generosamente, ma abbia anche sufficiente accortezza per non restarne a sua volta imbrogliato; perciò accade sovente che Brisighella figuri in coppia con Arlecchino, bergamasco anch’egli, ma ingenuo e credulone, destando a gara nel pubblico il brivido e l’ilarità.
Il primitivo Brighella, si trattasse di danaro o di donne, non si lasciava sfuggire un colpo; emendatasi nel tempo, la maschera andrà acquistando agli occhi del prossimo quella vena di ridicolo che è rimasta poi, accresciuta, nella figura del “figaro tutto fare“, ultima anche se poco riconoscibile personificazione dello stesso carattere.
Uno dei più celebri interpreti di Brighella, Atanasio Zanoni da Ferrara, uscendo una notte a Venezia da un banchetto, fini in un canale: ripescato, morì pochi istanti dopo per asfissia. (1)
(1) Maschere del nostro teatro. Edizioni Laboratori Farmaceutici Maestretti Milano (1954).
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