La giustizia a Venezia: le denunce segrete e le bocche di leone

0
3740
Sala della Bussola. Palazzo Ducale

La giustizia a Venezia: le denunce segrete e le bocche di leone

In Venezia vi era il modo di accusare segretamente, mettendo una polizza in cassette fitte in vari luoghi delle città, ed erano chiamate denuncìe segrete. Una bocca di leone era l’apertura nella quale si gettavano le polizze nelle cassette, le chiavi delle quali stavano in mano dei magistrati. Tutti i principali magistrati, sia che vigilassero la quiete pubblica sia che punissero i delitti, sia che amministrassero le finanze, avevano le proprie denuncie secrete. (1)

Di queste cassette se ne vedono ancora sparse nella città: nella facciata della chiesa di San Martino di Castello, vicino alla chiesa di San Pantalon, tra la chiesa di Santa Maria della Visitazione e l’ingresso dell’ex convento dei Gesuati (già orfanotrofio maschile e scuola d’arte e di mestieri), e sotto il portico del Palazzo Ducale, verso la Piazzetta, ma le più stavano in Palazzo Ducale. Quelle utilizzate dalle più temute delle magistrature, il Consiglio dei Dieci e gli Inquisitori di Stato si trovavano nella Sala della Bussola in Palazzo Ducale. La Sala della Bussola, così chiamata da una porta-armadio angolare che portava alla sala dei Capi del Consiglio, era, nonostante i quadri e gli arredi che la decorano, una sala d’attesa, dove attendevano coloro che erano caduti sotto la morsa di quei tribunali. Questi avevano per costume di far venire i presunti colpevoli per vari giorni di seguito alla Bussola, e farli attendere invano senza chiamarli al loro cospetto, ciò si praticava per far crescere loro la pena, incerti che erano del perchè fossero stati richiesti, quindi era reputata estrema sciagura venire qui per citazione.

Diverse leggi regolavano le denuncie fatte al Consiglio dei Dieci, una legge del 30 ottobre 1387, ordinava che le accuse senza sottoscrizione (anonime) messe nelle denunce segrete dei dieci fossero bruciate. Un’altra legge del 30 agosto del 1542, stabiliva che si accettassero le accuse per bestemmia, purché fossero indicati i nomi di tre testimoni presenti al fatto. Il 12 ottobre 1588, e poi il 13 agosto del 1635, fu stabilito, che le accuse trovate nelle denunce segrete del Consiglio dei Dieci, se erano di baratti, giuramenti falsi, bravi e vagabondi, fossero distrutte, se di cose di Stato o simili, invece di tenerne conto, ma per procedere contro l’accusato fosse necessario la maggioranza di quattro quinti dell’intero Consiglio dei Dieci. (2)

Gli Inquisitori di Stato, i tutori dell’ordine e della pace pubblica, avevano il loro modo di procedere, quale risulta dai resoconti di alcuni loro processi ancora conservati. Delle denunzie segrete gli inquisitori non si fidavano troppo e subito, e non prestavano fede alle accuse fatte da anonimi, ma mandavano spie duplicatamente e triplicatamente fino a tanto che avessero piena certezza o della veracità, o della falsità dell’accusa. Trovatala esatta, chiamavano ed interrogavano segretamente i testimoni, e quando avevano in mano tutte le prove facevano venire il colpevole o per semplicemente ammonirlo o per costituirlo e dare comunicazione del processo al Consiglio dei Dieci.

I testimoni erano interrogati nei casi di maggiore importanza dal segretario, negli altri dai notai ducali e sempre con intimazione del secreto. Talvolta nei casi urgentissimi, anche un solo inquisitore poteva ordinare il cauto arresto, che poi adunati tutti e tre veniva o confermato o annullato. Potevano raccogliersi in qualunque luogo, anche nella casa di uno di essi, e ad ogni ora.

L’arresto, per evitare lo strepito, seguiva per lo più di notte o con qualche stratagemma. II fante intimava l’ordine di presentarsi, ma senza manifestare il motivo e usando certi riguardi verso la famiglia e verso lo stesso arrestato secondo i casi, con l’adoperare le formule prescrittegli e che egli non osava mai alterare. Tali formule erano più o meno di questo tono: non si metta in timore; già credo che presto si sbrigherà non dubiti; forse può immaginarsi di che si tratta; le loro Eccellenze la vedranno volentieri; già forse basterà che ella parli col segretario, ecc.. Tremendo tribunale erano gli Inquisitori, ma rare volte ingiusto e tirannico, alla sua vigilanza dovettero anzi parecchi la vita salvata dagli attentati di alcun nemico violento, varie famiglie ebbero le conservate sostanze, e in città in generale, per quanto fu possibile, il buon costume.

Le Bocche poste nei luoghi più frequentali stavano sempre aperte a ricevere le denuncie. Ma un tribunale così sospettoso non poteva ristringersi ad aspettarle. Faceva esercitare una vigilanza attiva da una turba di spie, in tutti i luoghi pubblici, nei palazzi dei ministri esteri, sotto i portici di San Marco dove passeggiava la nobiltà, non un oratorio, non una riunione devota o ridotto infame dove non stanziassero osservatori per render conto di quanto colà accadeva. Ogni cittadino sospetto era di continuo tenuto di vista due spie almeno, l’una alla insaputa dell’altra ne seguitavano i passi, non mai se lo lasciavano sguizzare. Questa vigilanza costava alla repubblica duecento mila ducati all’anno. (3)

(1) Venezia e le sue lagune Vol I (Stabilimento Antonelli, Venezia 1847)

(2) Samuele Romanin. Storia documentata di Venezia Volume VI (Pietro Naratovich Tipografo editore. Venezia 1853)

(3) Daru Pierre Antoine. Storia della Repubblica di Venezia Tomo VIII (Tipografia Elvetica, Capolago 1834)

Da sinistra a destra: Bocca di Leone a San Martino di Castello, Campo San Pantaleone, Bocca di Leone della Sala della Bussola, Bocca di Leone della Sala della Bussola, Bocca di Leone ai Gesuati, Bocca di Leone a San Pantaleone, Bocca di Leone della Loggia di Palazzo Ducale, Bocca di Leone della Sala della Bussola, Chiesa di San Martino di Castello, Bocca di Leone sotto i Portici di Palazzo Ducale, Portici di Palazzo Ducale, Bocca di Leone della Loggia di Palazzo Ducale, Loggia di Palazzo Ducale, Atrio fuori dalla Sala della Bussola.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

SHARE

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.