Case dello IACP e di altri enti pubblici a Sant’Elena, già quartiere “Vittorio Emanuele III”
Nata in previsione della realizzazione del nuovo Campo di Marte, in sostituzione di quello esistente nella Sacca di Santa Marta che sarebbe stato eliminato con la realizzazione del nuovo porto commerciale, l’imbonimento della Sacca di Sant’Elena iniziò nella seconda metà del XIX secolo. La piazza d’armi occupò, fino agli anni ’40 del XX secolo, la zona settentrionale dell’isola, ora occupata in parte dai cantieri ACTV. All’inizio del Novecento si pensò di destinare parte della sacca anche ad uso residenziale. Nel 1924 il Comune di Venezia iniziò l’operazione di realizzazione del quartiere, chiamato quartiere “Vittorio Emanuele III”, affidando allo IACP la costruzione di 20 fabbricati con 49 appartamenti. La progettazione degli edifici fu affidata all’ingegnere Bertanza. In un’altra zona della Sacca Sant’Elena lo IACP iniziava contemporaneamente la costruzione di 150 appartamenti destinati ad essere posti in affitto o a rimanere in proprietà dell’Istituto. Nel quartiere di Sant’Elena furono costruiti edifici destinati ad essere venduti ad Enti o privati, all’Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati dello Stato (15 fabbricati e 100 appartamenti), alla Cooperativa Domus Ferroviaria (1 fabbricato e 15 appartamenti), alla Cooperativa dipendenti del Gazzettino (3 fabbricati e 27 appartamenti), alla Cooperativa tra operai dello Stato (6 fabbricati con 66 appartamenti). (2)
TOPONOMASTICA:
Le nuove strade che si vennero a formare in seguito alla nuova urbanizzazione furono chiamate: Luoghi e uomini della I Guerra Mondiale: Viale IV Novembre, Viale Piave, Viale XXIV Maggio, Campo Monte Grappa, Calle del Pasubio, Calle Buccari, Calle Doberdò, Calle Rovereto, Calle del Carnaro, Calle Gorizia, Calle Bainsizza, Calle del Carso, Calle Monte Sabotino, Calle del Montesanto, Calle Oslavia, Calle del Podgora, Calle de l’Hermada, Calle Monte San Michele, Calle e Ramo Monte Cengio, Calle, Ramo e Sottoportego del Montello, Calle Nervesa, Calle Asiago, Calle e Ramo Zugna, Calle Generale Cantore, Calle Generale Chinotto, Calle Vittorio Locchi, Successivamente a partigiani: Campo e Calle Marco Stringari, Calle Franco Passarella, Nomi veneziani: Calle del Laboratorio, Calle de l’Asilo, Calle de la Congregazione, Calle, Campiello e Sotoportego del Pozzo.
Viale IV Novembre. Prima guerra mondiale: il Bollettino della Vittoria annuncia che l’Impero Austro-ungarico si arrende all’Italia, in base all’armistizio firmato a Villa Giusti, nei pressi di Padova. Con il successivo trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919), l’Italia completa l’unità nazionale con l’annessione di Trento e Trieste. Per tale motivo, il 4 novembre in Italia è festeggiato come Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Viale Piave. È anche noto come “Fiume Sacro alla Patria”, giacché costituì il fronte più arretrato di difesa dell’esercito italiano dopo la sconfitta subita nella Battaglia di Caporetto durante la Prima guerra mondiale. Oltre all’importanza strategica, il mantenimento della linea del Piave fu importante anche per tenere alto il morale dell’esercito dopo la ritirata dalla linea dell’Isonzo prima e del Tagliamento dopo; per questo, il fiume Piave venne presto caricato di retorica patriottica (si veda ad esempio La canzone del Piave). La linea difensiva fu mantenuta nella Prima Battaglia del Piave e nella Battaglia del Solstizio. L’esercito italiano, riorganizzatosi, oltrepassò poi il fiume il 24 ottobre 1918 (esattamente un anno dopo la sconfitta di Caporetto) cominciando così la decisiva Battaglia di Vittorio Veneto. (1)
Viale XXIV Maggio. L’Italia entra in guerra a fianco di Francia e Gran Bretagna e Impero russo. Dal Forte Verena, sull’altopiano di Asiago, parte un primo colpo di cannone verso le fortezze austriache situate sulla Piana di Vezzena: l’Italia inizia ufficialmente le operazioni militari nella prima guerra mondiale. Ai primi fanti del Regio Esercito che varcarono il confine è dedicata la prima strofa de La canzone del Piave. (1)
Campo Monte Grappa. Teatro di scontri decisivi nel corso della Prima guerra mondiale è conosciuto a molti per il sacrario militare del monte Grappa che contiene resti di militari italiani e austroungarici assieme ad un museo della Grande Guerra. Nella prima guerra mondiale, dopo la sconfitta italiana di Caporetto, la cima diventò il perno della difesa italiana, tanto che gli austriaci tentarono inutilmente e più volte di conquistarlo, per poi avere accesso alla pianura veneta. A difesa del Monte Grappa vennero chiamati i resti della IV armata che aveva combattuto sulle Tofane e sul Col di Lana. (1)
Calle del Pasubio. È stato un importante luogo dei combattimenti della prima guerra mondiale. (1)
Calle Buccari. Buccari essendo particolarmente adatta a riparare navigli di grande stazza, durante la prima guerra mondiale costituì insieme a Pola una delle più importanti basi navali austro-ungariche; l’11 febbraio 1918 fu teatro della celebre beffa di Buccari. (1)
Calle Doberdò. La battaglia di Doberdò, che fa parte della sesta battaglia dell’Isonzo, ebbe luogo in un’area strategica posta sul bordo più occidentale dell’altopiano del Carso. Dopo aver conquistato la pianura tra Monfalcone e Ronchi dei Legionari, gli italiani tentarono di sfondare in direzione dell’altopiano del Carso, al fine di prendere il controllo della strada principale di connessione tra il porto di Trieste e la città di Gorizia. Dopo violenti combattimenti e numerose perdite, gli attaccanti riuscirono nel loro proposito. Le forze austro-ungariche si ritirarono, e Gorizia fu conquistata dagli italiani. (1)
Calle Rovereto. Rovereto fu uno dei simboli della lotta irredentista italiana. (1)
Calle del Carnaro (o Quarnaro). Il Quarnaro fu uno dei simboli della lotta irredentista italiana. Gabriele D’Annunzio, proclamando l’8 settembre 1920 un’entità statuale autonoma nella città di Fiume, le dette il nome di Reggenza italiana del Carnaro. (1)
Calle Gorizia. Nel corso della prima guerra mondiale, pagando un enorme tributo in termini di vite umane, soprattutto i cosiddetti Gialli del Calvario (11º Reggimento fanteria “Casale”, così chiamati per il colore delle mostrine), le truppe italiane entrarono per la prima volta a Gorizia nell’agosto 1916. Nella battaglia di Gorizia (9-10 agosto 1916) persero la vita 1.759 ufficiali e 50.000 soldati circa di parte italiana; dalla parte austriaca morirono 862 ufficiali e 40.000 soldati circa. Uno dei più grandi massacri di una guerra sanguinosissima. Ripresa dagli austriaci a seguito della vittoria di Caporetto (ottobre 1917), la città venne definitivamente occupata dall’esercito italiano solo a guerra conclusa, il 7 novembre 1918. (1)
Calle Bainsizza. Tale altopiano (allora un ammasso di pietrame) è soprattutto noto per essere stato teatro nella prima guerra mondiale della decima e undicesima battaglia dell’Isonzo. (1)
Calle del Carso. Noto storicamente per essere stato teatro di violente battaglie durante la prima guerra mondiale.(1)
Calle Monte Sabotino. Viene ricordato come uno dei monti che furono teatro delle battaglie dell’Isonzo durante la prima guerra mondiale, conquistato dagli italiani il 6 agosto 1916, durante la sesta battaglia dell’Isonzo, con un assalto di fanteria attraverso alcuni cunicoli scavati nella roccia nei mesi precedenti. (1)
Calle del Montesanto. Il monte fu un importante obiettivo strategico durante la prima guerra mondiale, teatro di feroci battaglie. (1)
Calle Oslavia. Trovandosi sulla destra dell’Isonzo, lungo la strada che unisce San Floriano a Gorizia, Oslavia, nel corso della prima guerra mondiale fungeva da valico sulla cresta delle colline che uniscono il Podgora al Sabotino. Occupata dall’Esercito austro-ungarico subito dopo dell’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale, cadde nelle mani del Regio Esercito con la quarta battaglia dell’Isonzo, ma venne riconquistata dagli austriaci a gennaio del 1916 (1)
Calle del Podgora. La battaglia del Podgora è un episodio della seconda battaglia dell’Isonzo svoltosi il 19 luglio 1915 alla quota 240 del monte Podgora, e che impegnò in combattimento il Reggimento Carabinieri Reali oltre a diversi reggimenti del Regio Esercito italiano. (1)
Calle de l’Hermada. Il monte Ermada è una modesta collina posta a cesura della provincia di Trieste nella sua parte nord-occidentale. Durante le battaglie dell’Isonzo della prima guerra mondiale fu baluardo inespugnabile dell’esercito austro-ungarico a difesa di Trieste. I resti delle trincee e dei camminamenti militari sono ancora oggi visibili lungo i suoi fianchi. (1)
Calle Monte San Michele. Il San Michele grazie alla sua posizione dominava la bassa valle dell’Isonzo e permetteva di tenere sotto controllo la città di Gorizia. A seguito della Prima battaglia dell’Isonzo, la postazione venne pesantemente fortificata dagli austroungarici, tramite un ampio sistema di caverne e ricoveri, e munita di cannoni di grande calibro. L’esercito italiano tentò per mesi di conquistarlo, tanto che la sanguinosa Seconda battaglia dell’Isonzo è nota anche come Battaglia del San Michele, perché lo sforzo italiano fu più concentrato e intenso. Le estese fortificazioni, difese da reparti ungheresi, resistettero a diversi attacchi e il monte cadde nelle mani dell’esercito italiano solo durante la Sesta battaglia dell’Isonzo. (1)
Calle e Ramo Monte Cengio. Il monte Cengio è una montagna del territorio comunale di Cogollo del Cengio (VI). È stata teatro di importantissime battaglie durante la prima guerra mondiale, che hanno coinvolto soprattutto i reparti dei Granatieri di Sardegna (che sulla montagna persero complessivamente, assieme ai fanti delle Brigate Catanzaro, Novara, Trapani e Modena, tra morti, dispersi e feriti, 10.264 uomini fra il 29 maggio e il 3 giugno 1916). La montagna divenne l’ultimo baluardo difensivo all’attacco austroungarico: in caso di conquista nemica, infatti, gli imperiali avrebbero potuto raggiungere agevolmente la pianura veneta. In particolare i Granatieri del 2º Reggimento, impegnati per la difesa dell’altopiano di Asiago, dopo avere esaurito le munizioni, ingaggiarono un furioso corpo a corpo con i soldati dell’Esercito austro-ungarico che li spingevano sempre più verso il baratro; giunti sull’orlo dei precipizio, i granatieri si difesero fino all’ultimo a colpi di baionetta ed infine, avvinghiando le loro braccia intorno ai corpi degli assalitori, li trascinarono con loro nel precipizio. Da allora quel dirupo è soprannominato “Il salto del Granatiere”. (1)
Calle, Ramo e Sottoportego del Montello. Dopo la rotta di Caporetto, il Montello fu colpito dai duri combattimenti della prima guerra mondiale, in quanto si trovava al centro del fronte del Piave. Fu il principale obiettivo dell’offensiva austriaca del 15 giugno 1918; l’VIII armata italiana comandata dal generale Giuseppe Pennella riuscì, però, a contenere lo sfondamento e poi a respingere il nemico oltre il Piave. Testimonianza di ciò sono i vari monumenti militari, i toponimi e soprattutto il Sacrario del Montello, nelle cui vicinanze precipitò l’aereo di Francesco Baracca. (1)
Calle Nervesa. Centro strategicamente importante tra il Piave ed il Montello, durante la prima guerra mondiale, fu teatro di violenti scontri tra gli opposti schieramenti che causarono la morte di numerosi concittadini e la totale distruzione dell’abitato. (1)
Calle Asiago. La Città di Asiago, come tutti gli altri paesi dell’altopiano, è stata direttamente interessata dagli eventi della prima guerra mondiale: durante l’Offensiva di Primavera la città, bombardata sia dalle artiglierie austroungariche che italiane, venne completamente rasa al suolo. Fu ricostruita subito dopo la fine delle ostilità. Il grande monumento ossario, costruito sul colle Leiten nel dopoguerra per raccogliere le spoglie dei soldati caduti in tre anni di aspri combattimenti, è diventato, insieme con quelli del Pasubio, del Monte Grappa e di Tonezza del Cimone, simbolo della provincia di Vicenza. (1)
Calle e Ramo Zugna. Il Coni Zugna (1865 m) è un monte del Trentino meridionale, ai confini con la provincia di Vicenza. Si trova sulla dorsale montuosa che separa la Vallarsa dalla Val Lagarina, appena a nord rispetto al massiccio della Carega. Durante la prima guerra mondiale fu teatro, con il vicino passo Buole di aspri combattimenti fra l’esercito italiano e austro-ungarico. (1)
Calle Generale Cantore. Antonio Tommaso Cantore (Sampierdarena, 4 agosto 1860 – Tofana di Rozes, 20 luglio 1915) è stato un generale italiano, comandante di battaglione durante la guerra italo-turca divenne generale di divisione allo scoppio della prima guerra mondiale. Fu colpito a morte durante una ricognizione sulla prima linea del fronte diventando il primo comandante di alto grado del Regio Esercito a cadere durante il conflitto, ricevette la medaglia d’oro al valor militare alla memoria. (1)
Calle Generale Chinotto. Edoardo Antonio Chinotto (Arona, 28 settembre 1858 – Udine, 25 agosto 1916) è stato un generale italiano. Distintosi durante la Prima guerra mondiale dapprima come comandante di brigata e poi di divisione, prese parte alla sesta battaglia dell’Isonzo conseguendo brillanti risultati che facilitarono la conquista di Gorizia. Caduto gravemente ammalato si spense presso l’Ospedale militare di Udine, venendo decorato con Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. (1)
Calle Vittorio Locchi. Impiegato nell’amministrazione comunale di Venezia, fu acceso interventista. Partecipò alla prima guerra mondiale sul fronte dell’Isonzo; imbarcato sul piroscafo Minas diretto in Macedonia, morì nell’affondamento da parte di un sommergibile nemico al largo di Capo Matapan. È autore di raccolte di versi che riecheggiano i poeti popolari toscani del ‘300 e del ‘400, da Cecco Angiolieri al Burchiello. (1)
Campo e Calle Marco Stringari. Partigiano della brigata “Sette Comuni”, morì a soli 23 anni combattendo sull’altopiano di Asiago, a pochi giorni dalla liberazione.
Calle Franco Passarella (Venezia, 1925 – Valcamonica, 1944). Studente partigiano, ucciso per errore dalle fiamme verdi che lo consideravano una spia mentre cercava di passare dalla Valtrompia alla Valcamonica con un gruppo di una sessantina di partigiani.
(1) https://it.wikipedia.org
(2) BARBIANI. Edilizia popolare a Venezia. Storia, Politiche, realizzazioni dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari della Provincia di Venezia (Electa, 1983)
FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.