Famiglia Priuli

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Rio Terà dei Catecumini, 111 (Dorsoduro) - Stemma Priuli

Famiglia Priuli

Priuli. I vari genealogisti, ed altri diversi scrittori, quali lo Zabarella, nella sua Christina Augusta, Nicolò Caravallo Germani, nell’Orazione al doge Antonio Friuli, Andrea Chiavenna, nell’Historia Brandolina, il Frescot ec, citati dal Coppellar!, affermano provenuta la famiglia Priuli dagli antichi re d’Ungheria; mentre Francesco Cividale, nell’Orazione recitata al doge predetto, la dice venuta da una città di Eraclea appellata da lui Priula, e Vincenzo Bianco, in altra Orazione detta al doge stesso, la fa uscita da Marsiglia unitamente ai Priuli nobili milanesi. Ad onta però di siffatte contraddizioni, convengono tutti nell’affermare conferita, intorno al 1100, la nobiltà veneziana a Silvestro Priuli cavaliere, figlio di Zaccaria, o, come vuole il Chiavenna, figlio di Michele, principe di Ungheria. Nella serrata del gran consiglio rimasero esclusi i Priuli, ma furono riassunti al patriziato per aversi dimostrati fedeli in occasione della congiura di Boemondo Tiepolo. Da quel punto annoverò questa famiglia tre dogi, quattro cardinali, assai prelati e procuratori di San Marco, generali, senatori ed altri molti uomini illustri. Monumenti della pietà dei Priuli sono varie chiese da essi restaurate od abbellite, tra cui quelle di San Pietro di Castello, di San Lorenzo, di San Domenico e del Santissimo Salvatore.

Una linea di questa casa godé la contea di Sanguinetto nel Veronese, e tutta poi usò per arme uno scudo palleggiato d’oro e di azzurro di sei pezzi, sotto un capo vermiglio.

Il doge Lorenzo Priuli nacque nel 1480 da Luigi, e nel 1544, per avere prestato sei libbre d’oro alla patria, in occasione della guerra contro i confederati a Cambrai, ottenne la carica di savio agli ordini, a cui non poteva giungere per la sua giovinezza. Fu quindi insignito della dignità di cavaliere, e, nel 1523, spedito ambasciatore a Carlo V imperatore; e due anni appresso mandato nella stessa qualità nella Spagna. Coprì poscia le cariche di consigliere, nel 1533; di luogotenente di Udine, nel 1537; di capitano di Padova, nel 1544, e nel 1552, nella stessa qualità a Verona: poi, nel 1554, fu di nuovo consigliere, correttore delle leggi, ed ambasciatore a papa Paolo IV, e finalmente eletto doge, come più sopra dicemmo. Fu lodato il Priuli dagli storici per prudenza, pietà e dottrina, e quale appassionato raccoglitore di antiche medaglie, ai quei tempi quasi il solo; somministrandone, massime al Vico, in gran copia, per cui questo poté arricchire ed illustrare le sue opere numismatiche. Oltre il ritratto di lui esistente nel fregio della sala dello Scrutinio, si vede la sua immagine, unitamente a quella di suo fratello Girolamo, che lo seguì nella ducea, prostrata davanti al Salvatore in gloria, sopra la porta d’ingresso della sala di Pregadi, dipinta da Iacopo Palma Juniore.

Il monumento dei dogi fratelli Lorenzo e Girolamo Priuli, fu per disposizione testamentaria ordinato da Lodovico, figlio dell’ultimo. Desso è veramente magnifico, ornato di colonne di cipolino; con basi e capitelli di bronzo. Disposto negli intercolunni in due ordini, il superiore accoglie entro nicchie, fiancheggiate da colonne di paragone, due simulacri dei santi Lorenzo e Girolamo, omonimi dei principi: nell’inferiore si eleva i due lettisterni, sopra i quali giacciono le statue dei defunti, coperti dei paludamenti ducali, posti ad oro. Architetto di esso monumento fu Cesare Franco, e scultore Giulio Dal Moro. Sulle basi reggenti le urne sono incise le seguenti inscrizioni:

D . O . M .
LAVRENTIVS PRIOLO
DVX
SAPIENTIA ELOQVENTIA
INSIGNIS
LEGATIONIRVS SVMMIS QVIBVSQ . MVNERIBVS
CLARVS
PAVLI IV. PONT.
CONCITATOS ANIMOS
PACEM
ITALIAM
PESTILENTIAM
REMP.
PIVS FORTIS

CAROLI V. CAES.
DELINIVIT
FVNDAVIT
TRANQVILLAVIT
EXTINXIT
BENEGESSIT
PRVDENS

D . O . M .
HIERONYMVS PRIOLO
DVX
IVSTITIA , PRVDENTIA, LEGVM
VINDEX TVTOR
VRBEM
AEDIBVS SPECIMEN TEMPILIS
EXORNAVIT AVCTAVIT
PACEM ITALIE CONFIRMAVIT
REMP. SARTAM TECTAM
AB OMNI PERICVLO SERVAVIT
FRATERNAE VIRTVTIS AEMVLVS

Il doge Girolamo Priuli fu fratello, come dicemmo del doge Lorenzo. Sostenute le più gelose e cospicue magistrature, tra cui quelle di senatore e consigliere, veniva il dì 30 maggio 1557, decorato della stola procuratoria de ultra, in luogo del defunto Stefano Tiepolo. La sua molta prudenza e bontà d’animo, oltre che alle altre virtù che lo ornarono, lo fecero degno di essere eletto successore al fratello siccome notammo. La sua pietà si rese manifesta nella erezione da lui ordinata della nobilissima cappella a San Domenico, ove riposavano le ceneri dei suoi maggiori, ed ove fu egli pur seppellito. Era versatissimo, doge Girolamo, nelle lettere, e ne incoraggiava i cultori. Né è prova fra le altre, avere a lui dedicato Pietro Giustiniani la sua storia. Il di lui figlio Lodovico, procuratore di San Marco de ultra, morendo lasciò, che ad onore del padre e dello zio, fosse loro eretto il superbo monumento in Santissimo Salvatore, superiormente descritto. Due altre immagini di Girolamo, oltre quella esistente nel fregio della sala dello Scrutino, si vede, la prima nella sala dei Pregadi, anche questa citata più sopra: la seconda nel soffitto del salotto sopra la scala d’oro, opera di J. Tintoretto, illustrata ed incisa nella Tavola LIX.

Il doge Antonio Priuli nacque da Girolamo nel 1548, e di soli diciotto anni si imbarcò come nobile sulla flotta, sicché nel 1574, intervenne nella famosa battaglia alle Curzolari, in qualità di governatore di galea. Ripatriato, sostenne parecchie magistrature, notando il Cappellari essere egli stato provveditore di Peschiera, alle pompe, sopra banchi, alla sanità, savio, senatore di pregadi, alle biade, sopra atti, censure del consiglio dei X, savio grande, e nel 1599 capitano di Padova. Quindi, nel 1604, fu spedito ambasciatore in Francia ad Enrico IV, da cui fu creato cavaliere, e l’anno appresso ed in seguito, tornato in patria, coperse le cariche di riformatore dello studio di Padova e di consigliere del doge, fino a che il 3 luglio 1603 ottenne la stola procuratoria di San Marco de citra, in luogo del defunto Giovanni Soranzo. Nel 1606 fu uno dei tre senatori eletti sopra il governo e quiete della città, e l’anno dopo fu di nuovo riformatore dello studio di Padova; carica che coperse anche negli anni 1612, 1615 e 1647. Nel 1607, essendo appunto in questo ultimo ufficio, venne spedito provveditore in Friuli, per sopire alcune turbolenze ivi insorte, e quindi mandato a Paolo V siccome ambasciatore. Nel 1643, fu eletto generale delle armi in Friuli, e provveditore generale in Terraferma, in occasione della guerra con l’arciduca Ferdinando, alla qual carica fu riassunto nel 1645; ma l’anno appresso, colto da febbre, fu dispensato. Però nel 1618, era uno dei commissari i che in Segna stabilirono la pace con l’arciduca Ferdinando prefato, ove essendo, veniva assunto al ducato, come dicemmo.

Fece egli costruire la sua tomba, semplicissima e senza inscrizione, nella chiesa di San Lorenzo, dinanzi l’altare maggiore, testando che fossero ivi pur tumulati i suoi figli Matteo e Agostino, quello creato cardinale da Paolo V nel 1616, e questo vescovo di Bergamo, non che suo nipote Pietro Priuli, figlio di Federico, ambasciatore in Ispagna, morto nel 1613 (Cicogna, Inscrizioni Veneziane). (1)

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Rio Terà dei Catecumini, 111 (Dorsoduro) – Rio de l’Osmarin, 4979B Cà Priuli (Castello) – Campo San Severo, 4999 Cà Priuli (Castello) – Calle del Diavolo, 4949 Cà Priuli (Castello) – Calle de l’Aseo, 1876 (Cannaregio).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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