Isola di San Francesco del Deserto

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Giacomo Guardi (Venezia (1764 – 1835) - Isola di San Francesco del Deserto (The Morgan Library)

Chiesa e Monastero di San Francesco del Deserto. Monastero di Frati Minori Riformati.

Storia dell’isola, della chiesa e del monastero

Ritornando dall’Egitto, ove portato si era per desiderio del martirio, per restituirsi ad Assisi il serafico San Francesco, approdò a Venezia, ove giunto si ritirò per amor della solitudine in una remota isoletta situata non lungi da Burano da mare, ed ivi compose di giunchi e legni tessuti un piccolo oratorio, ed un angusto tugurio quanto fosse bastante al ricovero di due poveri. Mentre dunque quivi insieme col suo compagno Fra Illuminato andava egli passeggiando, sentì (come lo attestano con unanime sentimento San Bonaventura, ed il doge Dandolo) una copiosa moltitudine di uccelli, che cantavano fra i virgulti dell’isoletta. Quelli (disse rivolto al suo compagno l’estatico santo) lodano Iddio, accompagniamoli noi pure recitando le ore canoniche. Entrarono dunque ambedue fra i virgulti, né gli uccelli perciò o si mossero di luogo, o cessarono dal lor garrire. Ma perché il continuato strepito del loro canto non permetteva, che nel loro salmeggiare i servi di Dio udir si potessero, rivoltatosi il santo a quella moltitudine d’innocenti musici, comando loro di acchetarsi finché avessero terminata la recita dell’ufficio divino. Mirabile cosa, si posero tosto tutti gli uccelli in silenzio, e solo ripigliarono le loro canore voci, allorché il santo dopo il termine delle sue orazioni loro lo permise. Successe il mirabile prodigio nell’anno del Signore 1220 e ritornato poi il santo patriarca ad Assisi ivi dopo sei anni, felicemente volò al consorzio dei serafini.

Dopo il prezioso di lui transito alcuni dei di lui figliuoli passarono in Venezia desiderosi d’ivi stabilire un domicilio al sacro Ordine dei Minori, ed istruiti del preciso luogo, ove ai comandi del santo si erano ammutiti gli uccelli, cominciarono a frequentare con devozione quella fortunata isoletta.

Annoverato poi nell’anno 1228, fra i santi dal pontefice Gregorio IX, il serafico patriarca, fu a di lui onore nella stessa isola da Giacomo Michieli, che ne era il padrone, fondata una chiesa, e poco dopo insieme con tutto il tratto dell’Isola nell’anno 1233 donata all’ordine dei minori, contribuendo le occorrenti spese per fabbricare
in essa un monastero. Compensò il Signore la generosa offerta, poiché avendo dimostrata in visione al devoto nobile la sublime gloria, che in Cielo godeva il santo fondatore, l’eccitò nell’anno 1244 ad assumerne l’abito, e l’istituto, al di cui esempio poi la di lui moglie si fece ascrivere alle figlie di Santa Chiara nel Convento di Santa Maria Madre di Cristo, ora detto di Santa Chiara di Venezia.

Dal sito dunque remoto, e solitario, in cui si fabbricò, acquistò il monastero il nome di San Francesco del Deserto, benché in qualche, documento del secolo XIV si legge anche chiamato San Francesco della Vigna della diocesi torcellana, e San Francesco della Contrada: nomi però rare volte, e per breve spazio di tempo adoperati. Con più nobile titolo però lo fregiò il pontefice Paolo II, il quale nel giorno 8 di luglio dell’anno 1466, con suo apostolico diploma concesse perpetue indulgenze a chiunque nella solenne commemorazione delle sacre stimate visitasse la chiesa di San Francesco della Contrada dell’Ordine dei Minori nella Diocesi Torcellana, volendo nello stesso tempo, e stabilendo che la stessa Chiesa dovesse in avvenire perpetuamente chiamarsi di San Francesco delle Stimate.

Per lungo tempo fu dai frati minori abitato ed ufficiato questo santuario, finché intiepiditi nell’antica loro divozione, ed annoiati dallo squallore della solitudine, non meno che dall’intemperie dell’aria, si ritrassero nell’abitazione di Santa Maria Gloriosa, detta dei Frari, ed abbandonandolo lo lasciarono veramente un deserto.

Non permise però Iddio, che un luogo cotanto venerabile per la memoria del glorioso suo servo restasse lungamente negletto; perciò quelli, che nella religione seraſica per l’esatta obbedienza della regola avevano recentemente assunto il nome di Minori Osservanti, avanzarono per mezzo di Domenico cardinal Firmano protettore dell’ordine le loro suppliche al pontefice Niccolò V, per ottenere il rovinoso luogo di San Francesco del Deserto, che tosto fu loro dall’apostolica provvidenza benignamente concesso per sottrarlo alla profanazione, in cui era incorso dopo la partenza dei Minori Conventuali .

Si accinsero dunque appena ricevuto il possesso i fervorosi osservanti a ritogliere dalle rovine il cospicuo santuario, per la riparazione del quale permise il senato con suo decreto segnato nel giorno 26 giugno dell’anno 1453, che raccoglier potessero elemosine da tutte le città, e luoghi del dominio veneziano.

Come però la concessione del sacro luogo era stata fatta dal sopra lodato pontefice Niccolò V, col solo oracolo della di lui viva voce, così a fine di perpetuarne alla religione con piena sicurezza il possesso, il pontefice Pio II ad istanza degli ambasciatori veneziani ne confermò nell’anno 1460, con apostolico diploma la donazione stabilita dal di lui antecessore Niccolò V, ordinando con replicati comandi al vicario degli osservanti di doverlo ricevere sotto la sua cura, e protezione.

Nell’obbedienza dunque dei Minori Osservanti continuò per cento e più anni questo monastero, finché il pontefice Clemente VIII, nell’anno 1594, assegnandolo ai Religiosi Minori della più stretta osservanza chiamati comunemente Riformatí, l’incorporò nella provincia riformata, detta di Sant’Antonio, e di allora in poi furono destinati ad abitar in questo convento sedici religiosi, i quali esemplarmente ufficiano notte e giorno la chiesa malgrado l’insalubrità dell’aria, per la quale con frequenza son resi infermi.

Nell’antica e povera, ma devotissima chiesa si vede ancora l’angusto oratorio di legno formato (come riferisce la tradizione) per le mani di San Francesco, e del suo compagno, ed in un altare laterale i custodisce una venerabile immagine del Redentore Crocifisso, celebre già per prodigi nella città di Candia, da cui fu trasportata a Venezia. (1)

Eventi più recenti

Nel 1806, con la concentrazione degli ordini religiosi, i monaci vennero concentrati nel convento di San Bonaventura di Venezia (2).

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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