La casa di Marin Sanudo a San Giacomo da l’Orio, nel Sestiere di Santa Croce

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Palazzo Sanudo. Fondamenta del Megio. Sestiere di Santa Croce

La casa di Marin Sanudo a San Giacomo da l’Orio, nel Sestiere di Santa Croce

Nacque Marino Sanudo il 22 maggio 1466 da Leonardo e dalla terza di lui moglie Letizia Venier di Pellegrino, nella contrada di San Giacomo da l’Orio, e precisamente nel palazzo che apparteneva al suo ramo della patrizia famiglia Sanudo, che ha due fronti, una verso la salizada detta del Marchese di Ferrara ed ora del Fondaco dei Turchi, e l’altra sulla Fondamenta del Megio.

Il 15 febbraio del 1505, Marino Sanudo diede la mano di sposo a Cecilia figlia di Costantino Priuli e vedova di Girolamo Barbarigo, che gli portò in dote 5500 ducati. Il Sanudo aveva allora trentanove anni e la sposa ne aveva quattro di meno. Insieme alla sposa condusse in casa la figlia Elena da essa avuta con il primo marito Barbarigo

Questo matrimonio cagionò qualche dispiacere domestico nella famiglia del Sanudo, che portò alla divisione, fra Marino e suo fratello Leonardo ed altri parenti, del palazzo Sanudo. Il palazzo era formato di tre case unite. La principale e più antica con la fronte sulla salizada, e le altre due, unite, con le fronti in linea sulla Fondamenta del Megio. Lo stabile confinava poi a sud con la stretta Calle del Spezier che dalla fondamenta mette alla salizada, e a nord con un’altra calle detta del Megio.

La facciata principale sulla salizada in stile ogivale del secolo XIV, dove sull’arco della porta esiste lo stemma dei Sanudo, interamente corroso, rimanendone soltanto la parte decorativa pure assai guasta, nella quale sulla porta principale trovasi ancora scolpito, ma alquanto corroso, lo stemma dei Sanudo (porta d’argento alla banda azzurra), e più su tra le finestre del piano primo un altro stemma della famiglia, intatto. La facciata secondaria prospetta sulla Fondamenta del Megio dove, in seguito alle avvenute divisioni famigliari, si ridusse ad abitare e poi morì il nostro cronista.

Pare, anzi, che egli stesso facesse ricostruire nel 1506, la facciata di questa casa verso il Ponte del Megio, con disegno che sente lo stile del cinquecento. Tra le finestre del mezzanino, nel quale si crede che il Sanudo tenesse il suo studio e la biblioteca fu, a spese di Rawdon Brown, nell’anno 1838 posta  un’inscrizione, dettata da Emanuele Cicogna.

Nell’anno 1515 le dette case furono condizionate, cioè notificate dai fratelli Marino e Leonardo di Leonardo Sanudo e di Venier Lucia, insieme ai fratelli Antonio ed Alvise di Leonardo e di Contarini Celestina. Possedevano i fratelli Sanudo un altra casa in vicinanza alla chiesa di San Giacomo dell’Orio, l’osteria della Campana a Rialto, ed altri beni, che costituivano una sostanza modesta.

Malgrado i dispiaceri domestici e le ristrettezze economiche, rispetto alla condizione sociale del nostro Sanudo, rese più gravi dalle spese incontrate per il rifacimento della casa, si può ritenere, attesa l’indole buona di lui, che il suo matrimonio sia stato felice. Però non ebbe prole, e la felicità coniugale fu di assai breve durata (due anni e nove mesi) perchè egli scriveva: “a dì 27 novembre 1508, a nona, morite la mia charissima consorte, stata 49 zorni amalata. Dio le doni requie et riposo“. (1)

(1) Guglielmo Berchet. I Diarii di Marin Sanuto. Dall’autografo marciano Ital. Cl. VII codd. CDXIX-CDLXXVII

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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