La Madonna del Carmine sul Campanile di Santa Maria del Carmine vulgo dei Carmini

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Madonna del Carmine. Campanile di Santa Maria del Carmine.

La Madonna del Carmine sul Campanile di Santa Maria del Carmine vulgo dei Carmini

L’architetto Giuseppe Sardi, nel 1676, progettava il campanile della Chiesa di Santa Maria del Carmine vulgo dei Carmini, lavoro preventivato per circa 10 mila ducati, controllandone anche la costruzione. Nel 1678 intervenne per raddrizzare lo strapiombo del campanile quando era costruito fino alla sua metà.

Le vicende del raddrizzamento del campanile dei Carmini colpirono l’attenzione della popolazione veneziana, tanto da trovare posto fra le incisioni settecentesche delle Singolarità di Venezia del Coronelli.

Il Sardi, praticando dei fori sui tre lati della muratura, eccettuato quello pendente, vi inserì dei cunei di legno fino ad ottenere in fitto strato, in seguito iniettò un potente acido che, consumando lentamente il legno permise alla struttura di assestarsi, occupando gli spazi vuoti lasciati dai cunei e riassumendo la posizione eretta originaria, aiutata anche da dei contrappesi. In questo modo la costruzione continuò fino al 1679 quando raggiunse l’altezza di 66 metri. Dopo più di tre secoli, la validità del sistema escogitato dal Sardi è confermato dalla stabilità del campanile. Esso è composto da una cella campanaria, quadrata, sormontata da un tempietto a base ottagonale con delle nicchie. Sopra di esso venne posta nel 1670 una statua di rame della Madonna del Carmelo, che venne rifatta nel 1978, per opera dello scultore veneziano Romano Vio, dopo che un fulmine la distrusse.

L’intervento dell’architetto apparve miracoloso, tanto che fu apposta una lunga iscrizione, all’interno del campanile, nella quale si parla addirittura di un prodigio. Il Sardi morì a Venezia nel 1699 e venne sepolto in questa stessa chiesa.

Testo dell’iscrizione: “D. O. M. / INSPECTOR VERE MIRUM MIRARIS PRODIGIUM / SISTE GRESSU ELEVA MENTEM OCULOS ERIGE / CUNCTANTES PERLUSTRA ACCURATE PERCUITA / INSPICE MIRABUNDUS TURRIM HANG PEREGREGIAM GOLLABENTEM / INGENIO VIRTUTE INDUSTRIA / DOMINUS JOSEPH SARDIUS PERITUS SAPIENTIA / TOTIUS CIVITATIS ADMIRATIONE / OMNIUM POPULORUM PLAUSU / INCLINATAM MIRIFICE EREXIT / TANTO VIRO BENEMERITI PATRES GRATULABUNDI IN GRATI ANIMI OBSEQIUM / HANC LAPIDEM PERSONANTEM SERVATORI SUO / FAMAE IMMORTALI AD PERENNEM POSTERORUM MEMORIAM POSUERUNT / MDCLXXVIII”. (1)

(1) Agostino Sagredo. Sulle consorterie delle arti edificative in Venezia. Studi storici. Venezia Tipografia di P. Naratovich. 1856; Paola Pifaretti. Giuseppe Sardi: architetto ticinese nella Venezia del Seicento. Arti grafiche Salvioni, 1996. 

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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