Il Mappamondo (planisfero) di Fra’ Mauro, conservato presso la Biblioteca Marciana

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Il mappamondo (planisfero) di Fra Mauro (particolare)

Il Mappamondo (planisfero) di Fra’ Mauro, conservato presso la Biblioteca Marciana

È attribuito al Da Mosto un portolano stampato a Venezia senza nome d’autore nel 1490, indicante tutti i porti del Mediterraneo e dell’Adriatico, ma non essendovi notati quelli che egli visitò e scoperse lungo il litorale africano, si deve credere o non suo o fatto anteriormente a quei viaggi. Sulle sue indicazioni lavorò assai probabilmente fra Mauro nel pacifico monastero di San Michele di Murano il suo famoso planisfero, il più grande monumento della cosmografia dei suoi tempi.

Bene era stato preceduto nel lavoro di mappe e portolani dal Visconti genovese con il suo portolano del 1318, eseguito a Venezia, e dalle carte di Marin Sanudo e dei fratelli Pizigani, e dalle sei carte idrogeografiche di Giacomo dei Giraldi nel 1426, e dalle dieci tanto celebri di Andrea Bianco del 1436, come altresì, quanto alla parte teorica del navigare, già aveva dato buoni insegnamenti Pietro Versi nella sua opera “Alcune raxon di marinieri“, con osservazioni e computi astronomici, con descrizioni delle maree e delle secche, con le tariffe delle gabelle da pagarsi nei varii porti, e gli ordini stabiliti sulle galee veneziane da Andrea Mocenigo capitano generale nel 1418, infine con la “Raxon del Martoloio per navigar a mente“; ma nessun lavoro poteva stare a fronte del grande planisferio di fra Mauro che abbraccia tutto il mondo allora conosciuto, delineato in un ampio circolo, ed eseguito verso il 1460.

Il mare cinge la terra, Gerusalemme ne è il centro, e con singolare disposizione si vede segnato a piedi il settentrione, in alto il mezzogiorno, le città specialmente nell’Asia vi sono effigiate con le mura merlate, le torri, le pagode; navi di foggie diverse, secondo i diversi paesi, veleggiano per il mare, un’ampia strada attraversa il Catajo fiancheggiata da alberi come la descrive Marco Polo, negli spazi vuoti si leggono descrizioni geografiche e cosmografiche, vi è segnato con mirabile esattezza il corso del Nilo e il giro dell’Africa che a quei tempi si tentava, ma non si era ancora eseguito, tutto è veramente mirabile in quel mappamondo che forma ancora una delle principali ricchezze della Marciana. (1)

Una leggenda, che potrebbe anche essere vera, ricorda che il doge di allora, Pasquale Malipiero (1457-1462), saputo del lavoro stupendo del dotto frate, vole ammirarlo. Messo alla presenza del mappamondo, il doge restò ammiratissimo del lavoro.

Mentre guardava con interesse questa bellezza, il Serenissimo ad un tratto chiese: “E Venezia dov’è?“. Il cartografo immediatamente indicò l’Italia, la Repubblica Veneta e la città delle lagune, che sembrava un punto sperduto nella vastità del mondo. Allora il doge esclamò serio e meditabondo: “Eh! no, no, caro fra Mauro! O fate il mondo più piccolo o ingrandite Venezia!“.  E il frate: “Serenissimo, anche il piccole lume si scorge da lontano. Venezia è piccola nella vastità del mondo, però è una luce, una grande luce che voi, con la Signoria e con il popolo, alimentate, per mandarne lontani, lontani i raggi benefici!“. (2)

(1) Samuele Romanin. Storia documentata di Venezia. Volume IV. Pietro Naratovich Tipografo Editore. Venezia 1855

(2) Giovanni Venni. IL GAZZETTINO ILLUSTRATO, 30 giugno 1929.

Mappamondi esposti alla Biblioteca Marciana e al Museo Correr

FOTO: Alfonso Bussolin, il planisfero dalla rete. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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