Gli abiti degli Ebrei
Non si deve tralasciare l’abito degli Ebrei che dimorano nel Ghetto, perché in questa felice città, frequentata da gente di ogni lingua, ci vennero anche costoro, i quali la prima volta si misero in Spinalunga, che poi rispetto ad essi fu detta Giudecca.
L’anno 1349, fu ordinato che non potessero fermarsi più di quindici giorni, e che non dessero soldi ad usura; ma che portassero la lettera O sopra il petto. Settantaquattro anni dopo fu vietato che possedessero case, e nel 1425 si ripubblicò il decreto di applicare l’O al collo, con cordella gialla. Nell’anno 1516, si ridussero in un luogo separato dai cristiani chiamato Ghetto, e perché fossero conosciuti, si statuì, che mettessero sopra il capo beretta gialla, e in seguito il cappello rosso per legge del Senato 1680.
Sta il Ghetto nel sestiere di Cannaregio, nel quale si entra (dopo l’aumento dei Spagnoli) per tre porte, e nel mezzo vi è la piazza con un albergo, sotto la cura di una cittadino, incaricato di vigilare, che li poveri non siano ingannati, in rapporto a pegni. Poiché fioriva il commercio, i Giudei erano in questa Dominante opulentissimi; e più che in altra parte d’Italia vivono qui volentieri, come vera Terra Promessa.
La Nazione ebrea non stà aziosa, e raccolgie quanto ogni arte ben esercitata in varie guise, le loro donne però sono sottoposte a male d’occhi, per la continua attenzione al cucire a lume di lucerna in cattive abitazioni, rinchiuse tra strade anguste. Tengono per lo più le finestre aperte a motivo della puzza, che recano le robe vecchie comprate in ogni circostanza. (1)
(1) Giovanni Grevembroch. Gli abiti de Veneziani di quasi ogni età con diligenza raccolti e dipinti nel secolo XVIII. Volume III
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