La Cappella della Madonna del Rosario o Cappella di Lepanto nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo

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Cappella del Rosario o di Lepanto (con il ciborio di Girolamo Campagna (1600 ca) e la statua della Madonna del Rosario di Giovanni Dureghello (1914). Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Sestiere di Castello

La Cappella della Madonna del Rosario o Cappella di Lepanto nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo

Poichè l’armata navale de Veneziani, in compagnia di quella del papa e del re di Spagna, ottenne la celebratissima vittoria contro il Turco nelle acque delle Curzolari il giorno 7 di ottobre del 1571; avendo il Senato, conforme il pio costume dei suoi maggiori, rese pubbliche grazie a Dio e alla Santissima Vergine, si accrebbe in ogni ordine di persone la divozione del Rosario (nel giorno della Vittoria correva l’annua celebrità del Rosario) e il culto della Vergine Santissima, ma segnatamente nella chiesa dei padri domenicani dei Santi Giovanni e Paolo: per lo che con larghe limosine e legati pii si è molto arricchita la confraternita del Rosario, eretta in una cappella aderente alla chiesa predetta. Quindi fu deliberato di riedificarla ed ornarla, quanto mai fosse possibile, di opere eccellenti.

Commessane perciò la cura al Vittoria, la ornò di nobile architettura e di varie sue statue. E’ questa Cappella un quadrilungo, in fondo del quale il Vittoria configurò un tempio quadrato, ornato su tre lati di un maestoso ordine composito, che s’innalza fino al soffitto, con pilastri canalati sopra magnifico piedistallo che ricorre d’intorno, e con finestre, archi e nicchi, nei quali collocò sei grandi figure di profeti e sibille. Tutta quest’opera è di stucco, messo ad oro, tolto le due colonne dell’ampio intercolunnio sul quarto lato di fronte, e tolto le colonne e gli archi delle finestre, il piedistallo e le basi, che sono di pietra d’Istria.

L’altare che vi sta nel mezzo, e che rappresenta un bel tempio quadrifonte, di candido marmo, con colonne di breccia di Genova, è opera di Girolamo Campagna: del quale sono le due statue in fondo, San Tommaso d’Aquino e Santa Rosa, le quali, a dir vero, non spiccano quanto dovrebbero, per il confronto delle due di prospetto, San Domenico e Santa Giustina, le quali sono opere del nostro Vittoria. Questa cappella è ornatissima di pitture degli uomini più distinti di quel tempo, cioè di Domenico Tintoretto, di Palma il Giovane, di Francesco Bassano, di Andrea Vicentino, di Paolo Fiammengo e di Leonardo Corona.(1)

La notte tra il 15 e il 16 agosto 1867 un incendio distrusse la cappella, incenerendo il soffitto in legno dorato, racchiudente le opere di Jacopo Tintoretto, Palma il Giovane, Leonardo Corona e circa 34 tele dei medesimi autori e di Francesco Bassano, Domenico Tintoretto, Giovanni Soens e altri. Vi si trovavano depositati, per restauro, il Martirio di San Pietro del Tiziano e la Madonna e santi di Giovanni Bellini e andarrono anch’essi perduti. La Madonna del Rosario venne ricostruita da Carlo Lorenzetti, autore anche del nuovo soffito intagliato. Delle statue di Girolamo Campagna e di Alessandro Vittoria rimasero solo dei tronconi, depositati ora dietro l’altare. I dossali lignei lungo le pareti laterali del Brustolon vennero sostituiti con quelli di Giacomo Piazzetta, provenienti dalla ex Scuola della Carità. (2)

Nella stessa Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo si può vedere anche un San Girolamo del Vittoria che stava originariamente nella Scuola di Santa Maria della Giustizia ora Ateneo Veneto.

(1) Vita di Alessandro Vittoria scritta e pubblicata da Tommaso Temanza. Presso Giuseppe Picotti. Venezia 1827

(2) da un pieghevole illustrativo della Cappella del Rosario

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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