Il Cristo parlante della Chiesa di San Francesco della Vigna

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Cappella Badoer, il Cristo parlante restaurato da Save Venice Inc.. Chiesa di San Francesco della Vigna. Sestiere di Castello

Il Cristo parlante della Chiesa di San Francesco della Vigna

Sono ancora oggetto di ricerca l’autografia e la collocazione originaria dello splendido crocifisso ligneo quattrocentesco, che prima dell’intervento di restauro si trovava nel corridoio del dormitorio del convento francescano, ma che proviene con ogni probabilità dalla chiesa antica, precedente alla ricostruzione cinquecentesca ad opera del Sansovino.

Le fonti ne ricordano la presenza nel chiostro del complesso, da cui fu successivamente spostato in chiesa; a causa della sua fama di crocifisso miracoloso, infatti, una moltitudine di devoti si introduceva nel convento per offrire i propri voti, e vi erano tra di essi anche numerose donne, che rischiavano così la scomunica.

La scultura, di dimensioni superiori al naturale, è realizzata in legno di acero (inusuale a queste date nella tradizione veneziana) con l’impiego di un ampio tronco svuotato al suo interno; i masselli di braccia e piedi sono ancorati ad incastro. La policromia, a tempera, è apposta su strati preparatori applicati in più mani, di spessore variabile al fine di modellare ulteriormente e perfezionare i dettagli scolpiti.

Il manufatto è straordinario per l’alta qualità dell’intaglio, che rivela una notevole padronanza nel dominio della materia, restituisce mirabilmente la tensione muscolare del corpo sofferente e disegna con maestria le vesti, poggiate realisticamente sulle membra le vesti, poggiate realisticamente sulle membra a sottolineare le volumetrie.

La preziosità dell’opera è dovuta anche alle particolarissime caratteristiche costruttive legate alla sua funzione liturgica. La testa è infatti scavata a mo’ di guscio per ospitare nell’incavo un meccanismo (di cui si è conservato solo un frammento) che consentiva di muovere una lingua posizionata all’interno della bocca e di far fuoruscire da quest’ultima del fumo, per evocare l’esalazione dell’ultimo respiro di Cristo.

L’impressionante effetto drammatico dell’insieme era finalizzato allo svolgimento delle Sacre rappresentazioni della Settima Santa.

Il complesso restauro ha consentito non solo di sottrarre l’opera ai gravi problemi conservativi che la caratterizzavano, ma anche di recuperare il corretto assemblaggio di alcune parti della scultura, e di mettere in luce e restituire la raffinatissima policromia originale, occultata da numerosi strati di ridipinture.(1)

(1) da un cartello esposto vicino al Cristo parlante

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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