Scuola degli osti e dei caneveri sotto l’invocazione di San Giovanni Battista.

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1459
Chiesa di San Cassiano. Sestiere di San Polo

Scuola degli osti e dei caneveri sotto l’invocazione di San Giovanni Battista.  

All’altare di San Giovanni Battista aveva l’Arte o mestiere degli Osti, o Tavernieri, Altare S. Johannis Baptistae cum confraternitate cauponum, dicono gli Apostolici Visitatori nel 1581. Fin dal 1174, per suggerimento del Doge Sebastiano Ziani, si pensò seriamente a dare sistema a i disordini nel commercio, i quali si commettevano per colpa anche di coloro che vendevano vino; ed ecco il perché fu istituita la Giustizia Vecchia. Ma l’arte di vendere vino è molto più antica in Venezia, sebbene assai tardi si sia ridotta in un giusto corpo di professione.

Nel 1355 eressero la loro Scuola in San Matteo di Rialto, sotto lo stesso titolo di San Giovanni Battista, eppur nemmeno allora costituivano un’Arte. Non si legge nella loro Matricola o Mariegola l’istanza fatta ai Consiglio dei Dieci per ottenere tale facoltà, come riportato in una bolla rinvenuta tra i manoscritti Svajer della Biblioteca Marciana, riporta:

“Magnifico ed Eccelso Coniglio dei X. Humiliter e devote per parte della Università di Tavernieri sì di Rialto come di S. Marco, che conciossiachè le mente sue sia grandemente inclinade a levar una Schola de M. S. Zuanne nela Giesia de S. Matio de Rialto, dove i possa convegnirse e redurse insieme nella detta Giesia, e lì fraternalmente adoperar, e far come fano i fratelli delle altre Scuole, cioè facendo celebrar, e dei altri beni ad bonore de M.r S. Zuanne e della detta Giesia de S. Matio, non ostante che questo suo esercizio non sia mestier: e perchè questo non sì pol far senza licenza del V:° Maggior Consiglio dimandano grazia, che sia concesso di poter lietamente levar la detta Scuola a honor de Dio e del detto Santo. Et perchè sia meglio governada la detta fraternità e Schola, dimandemo grazia special, che siamo sottoposti alli Sig:i Giustizieri novi, i quali sia governatori e esecutori delle Parte se contegniran nella sua Mariegola. Die 18 mensis Julii 1355, in Conc.o de X. Pro auctoritate hujus Concilii concedatur pradictis compagnis sicut petunt.”

Dalla stessa Matricola si ricava, che formavano la Confraternita ovvero Università Osti e Caneveri di Rialto e S. Marco, e che vi erano arrolati Fanti e Massere. Dicono ancora di averla istituita per salvazion dell’anime: e quindi si ordinava, che giorno e notte arda un cesendello avanti l’Altar de M.r S. Zuanne per l’anime de tutti fratelli e sorelle. Anzi in altro capo è detto: Fu ordenado, e cussi piaxete a tutti, che cioè fratelli e sorelle si radunassero insieme per seppellire i morti. 

Restarono dunque in San Matteo di Rialto (così si distingue quella chiesa da San Samuele, che era anticamente nominata San Matteo) 133 anni, ma in parecchi di questi ultimi andada in ruina, quando il 16 giugno 1488, per decreto dello stesso Consiglio dei Dieci, fu loro permesso di trasferirsi in San Cassiano, forse perché anche qui vi era un altare di San Giovanni Battista.

Dice il decreto che la Scuola degli Osti già eretta del 1355 in S. Matteo, possa trasferirsi in S. Cassiano,  perché San Matteo era Contrada inonestissima. Io credo, che per la stessa ragione quasi ancora un secolo dopo sia accaduto il traslato degli Osti in San Cassiano, dicendosi nel citato decreto del Consiglio dei Dieci, che per giusti motivi si concede loro facoltà dì trasferirsi, e se vogliamo seguire; la tradizione, ciò fu perché le strade erano così sordide e sporche, a cagione delle frequenti meretrici che qui abitavano, che non potevano fare la loro processione. Nei 130 anni nei quali la Confraternita fu in San Matteo, si introdusse il nome di Osti, invece di Tavernieri, come appare dai documenti sopraccitati .

Venne ridotta a giusta Arte, questa professione, anche molto prima che si trasferisse nella chiesa di San Cassiano, e forse lo fu subito dopo il decreto del 1355. Si ricava questo dalla loro Matricola, in cui si denuncia, che la loro Arte andava in dissoluzione di giorno in giorno, a motivo di essere costituite una grande quantità d’Albergarie, Furatole e Magazzeni, che vende al menudo, e il Fontego dei Todeschi vende pubblico. E da ciò si rileva, che le Albergarie qui nominate erano case concesse dal Principe alle nazioni e comunità, con licenza di albergare persone oltramontane e forestiere. Si denunciavano ancora di quelli, i quali facevano beverclasano. Erano questi i Panateruoli, (cioè venditori di pane, che nello Statuto dì Mazorbo del 1315 si chiamano Pancogoli) Pistori, e altri mestieri, che compravano vin al menudo, e uniti in parecchi, desinavano in qualche Volta o Magazzino nell’Isola di Rialto, cosa vietata per la vicinanza delle taverne .

Le osterie si dicevano ancora semplicemente Case. Quindi nella Matricola, si legge, La Casa dal salvadeza in chao de piazza. Si dicevano pure Caneve. Scrive per ciò il Dolfino nell’anno 1416; Fo prima del mexe de zener, fo incontado al publico incanto per Comun in l’isola de Rialto e de S. Marco el dazio delle Taverne, el qual sono in tutto Caneve 24, delivrade a nobeli homeni M.r Andrea Bembo fo de M.r Piero, & a M.r Andrea Bragadin fo de M.r Pierdaniel, … dando buona penuria in Comun de ben pagar de mexe in mexe. (1)

Nel 1773 quest’arte contava 155 addetti così suddivisi: 20 impresari di osteria, 135 uomini a salario. 

(1) Giambattista Gallicciolli. Delle Memorie Venete Antiche profane ed Ecclesiastiche (Vol. VI). Domenico Fracasso 1795 Venezia

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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