L’acqua alta del 4/11/1966 (+194,00 cm) da “Il Gazzettino”

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Piazza San Marco con l'acqua alta del 4 novembre 1966 (foto Wikipedia)

L’acqua alta del 4/11/1966 (+194,00 cm) da “Il Gazzettino”

La città che gli slogan pubblicitari definiscono “unica al mondo” ha dato testimonianza della sua unicità anche in occasione della mareggiata che venerdì l’ha sommersa e l’ha flagellata, in ogni sua isola ed in ogni calle rivelando, davvero, la unicità di una situazione
veramente precaria e, di una tragica insicurezza.

Nell’isola della Giudecca, due giovani sposi, al secondo giorno di nozze hanno visto l’acqua rompere la porta e le finestre della loro unica stanzetta, coprire il letto, la tavola da pranzo e le nuove suppellettili, acquistate con un mucchio di cambiali; ed erano entrambi nella impossibilità di uscire, di chiamare aiuto perché la tragedia di Venezia allagata è che, subito, si rompe ogni rapporto umano e non c’è angolo dove si possa correre e non c’è angolo dove si possa correre per sottrarsi alla marea montante. E si aggiunga la interruzione delle linee elettriche, dei telefoni, dell’acquedotto, la mancanza di riscaldamento e di viveri di scorta.

A San Pietro in Volta, dove la forza dell’acqua e del vento ha distrutto una diga secolare ma appunto per la sua vetustà bisognosa di essere rinforzata ed ammodernata, centinaia di persone sono state costrette dalla furia dell’Adriatico, che irrompeva da tre brecce, ripiegare su barconi da pesca, o sui tetti delle proprie abitazioni. Tremila hanno trovato ricovero in caserme, ospedali e scuole. La inarrestabile inondazione di Sant’Erasmo meriterebbe un ampio discorso, perché è proprio nella presenza di una sicura difesa di quest’isola dall’assalto delle acque, che risiederebbe la sicurezza di tutta Venezia dalle eccezionali mareggiate di novembre.

Nel centro storico, centinaia di negozi hanno subito danni incalcolabili; oggetti di antiquariato e dell’editoria, confezioni tessili e generi alimentari, nelle Mercerie e in Frezzeria, sono stati rovinati, dall’acqua salsa. Sono saltati trasformatori elettrici, bruciatori per termosifone, impianti telefonici e tubazioni dell’acquedotto. L’ “acqua alta” ha sommerso i mercati di Rialto e centinaia di casse di frutta e di pesce sono state trasportate sul Canal Grande, rendendo pericolosa la navigazione dei mezzi di soccorso dei vigili del fuoco e della Croce Azzurra.

L’Acnil ha cercato di assicurare le comunicazioni tra le isole, nonostante le proibitive condizioni della laguna, in bacino di San Marco, tirava uno scirocco a oltre cento chilometri all’ora, ma il problema per i passeggeri era quello di approdare: tutte le rive erano sommerse da circa un metro d’acqua ed era impossibile scendere dai pontili.

Piazza San Marco, coperta da quasi un metro e mezzo di acqua è stata spazzata per tutto il giorno dal forte vento che sollevava violente ondate, due caratteristici fanali sono caduti e gli altri sono pericolanti. Nella zona del bacino Orseolo, all’Accademia, a Rialto e in numerosi altri punti della città, la spinta dell’acqua ha rotto dei contenitori di nafta facendo defluire il liquame oleoso sulle rive e nell’interno delle case vicine. In tutti i campi e nelle calli, migliaia di grossi topi e di colombi annegati, galleggiavano assieme a cassette, damigiane, scarpe e alle più disparate suppellettili.

L’inaspettata durata del fenomeno dell’acqua alta, circa venticinque ore di alta marea, la cui massima punta si è mantenuta invariata per circa dodici ore, secondo i tecnici si può far risalire all’accentramento di grosse masse di aria umida nel Mediterraneo occidentale in seguito alla formazione di due centri di alta pressione, uno sull’Atlantico, l’altro dell’Europa orientale, nonché al periodo della fase lunare nel momento in cui le variazioni delle maree erano minime. Il forte vento di scirocco, provocato dal centro di basse pressioni formatosi nelle vicinanze della Sardegna e che si spostava lentamente verso Est investendo tutto il territorio italiano, ha fatto gonfiare le acque del mare, premendo agli sbocchi della laguna e alle foci dei fiumi ingrossati dalla pioggia che cadeva da alcuni giorni. Il riflusso è così praticamente mancato e questo fenomeno ha provocato l’eccezionale alta marea, che è cessato soltanto alle 1 di venerdì, non appena il vento è cambiato.

Mezza Venezia fino a ieri sera era ancora al buio. L’acqua aveva invaso oltre un centinaio di cabine elettriche. provocando corti circuiti nei trasformatori che riducono al voltaggio normale di consumo la corrente di 10 mila volts proveniente dalla centrale di erogazione. Per ripristinare le linee si sono dovuti sostituire i trasformatori ognuno dei quali pesa dai tre ai quattro quintali. La direzione veneziana dell’Enel ha mobilitato ieri mattina tutti i tecnici della zona e a richiesto rinforzi alle sedi dell’Enel di Padova e di Treviso, da dove sono stati fatti giungere camion carichi di trasformatori e di altro materiale elettrico.

La mancanza di energia ha paralizzato l’attività nei laboratori e nelle industrie. Ieri mattina, dato il deflusso delle acque, i veneziani hanno subito cominciato a lavorare per tentare di rimediare alle devastazioni prodotte dall’acqua ma non sarà un lavoro facile poiché i danni generali sono rilevanti e per il momento incalcolabili. Anche i gondolieri hanno subito danni notevoli: una quindicina di gondole, che erano ormeggiate lungo la riva degli Schiavoni, in particolare vicino al Ponte della Paglia, sono colate a picco dopo essere state sbattute dal vento contro le fondamenta. la stessa sorte è toccata ad un numero ancora imprecisato di barchini.

Ai danni provocati dall’acqua si devono aggiungere quelli prodotti dalle barche a remi e a motore che circolavano per le calli trasformate in tanti canali. A quanto affermano alcuni negozianti, infatti molte vetrine sono state mandate in frantumi dalle imbarcazioni. Queste erano per lo più condotte da traghettatori abusivi o addirittura improvvisati i quali hanno preteso spesso somme esagerate da coloro che, privi di stivaloni, avevano necessità di spostarsi da una parte all’altra della città. Per il solo tratto da Rialto a campo San Salvador la tariffa era di mille lire fino a San Marco di 2500 lire; più modeste le tariffe per trasporto a spalla offerto da “volontari” muniti di lunghi stivaloni.

Gravi danno ha riportato la biblioteca Marciana in Piazzetta San Marco, in seguito all’allagamento di tre sale di consultazione e di alcuni depositi di libri al piano terreno. Centinaia di libri si sono inzuppati d’acqua e probabilmente non si potranno più utilizzare. Fortunatamente si tratta di volumi di comune consultazione, perché gli incunaboli, i manoscritti, e i volumi rari sono conservati nelle sale superiori. Per tutta la giornata di ieri la direttrice della biblioteca, aiutata da tutto il personale, è stata impegnata a trasportare i libri bagnati in una sala del primo piano e chilogrammi e chilogrammi di borotalco sono stati versati sui volumi per cercare di asciugarli.

La prima alta marea si era avuta giovedì sera verso le 22: a mezzanotte tutto il centro storico era sommerso; verso l’una l’acqua avena cominciato a decrescere, ma alle 4 la situazione non era riuscita ancora a normalizzarsi; alle 7 del mattino successivo, a causa delle eccezionale mareggiata e dallo scirocco, le acque della laguna non hanno più trovato sfogo e il loro livello è ulteriormente cresciuto. Per tutta la giornata, il mare non “ha ricevuto” e il livello massimo raggiunto è stato di metri 1,89, registrato alle 17,20 dal mareografo di Rialto. Da uno studio dell’ing. Livio Dorigo, pubblicato tempo fa dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti e che prende in esame i grafici di un secolo, si apprende che il primato era finora detenuto dalla marea verificatasi il 15 gennaio 1867 quando l’acqua raggiunse l’altezza di metri 1,53. La marea del 16 aprile 1936 toccò la punta di metri 1,47 e quella più recente, del 12 novembre 1951, raggiunse il livello di metri 1,51 vale a dire 38 centimetri meno di quella del quattro novembre.

La descrizione della drammatica giornata del 4 novembre potrebbe continuare all’infinito; ma non si potrebbe in alcun caso dare un quadro generale e completo delle molte disavventure e delle troppe numerose sventure che hanno colpito la città. Incomparabile, per contro, l’animo fermo dei veneziani che hanno serenamente affrontato la terribile prova.

E’ stato detto che un simile evento non si verificava da almeno novecento anni: è vero, però, che negli ultimi decenni il fenomeno si è ripetuto con intensità crescente e sarebbe grave, specie nell’attuale circostanza, sottovalutare il triste presagio in esso contenuto.
Ferruccio Zapponi

(1) IL GAZZETTINO del 6/11/1966

FOTO: Wikipedia. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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