La Peàta

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Una peàta nel Canale di Cannaregio. Foto dalla rete

La Peàta

La peàta era la massima barca da carico veneziana, per questo scopo aveva una forma di scafo che sfruttava al massimo il volume destinato al carico, pur entro i limiti di un pescaggio limitato; fondo piatto, fianchi arrotondati, corpo centrale parallelo per più di metà lunghezza, prora e poppa senza slanci e arrotondate. Alle due estremità una coperta parziale delimitava uno spazio destinato a deposito cui si accedeva attraverso un boccaporto.

Di solito la peata era spinta da due vogatori, uno a poppa che regolava la direzione muovendo la ribòła del timone con il piede, e l’altro a prora, entrambi, quando la larghezza del canale lo permetteva o in aperta laguna, vogavano appoggiavano il remo sul vogarisso, uno scalmo di legno, basso e incavato. Ma quando la larghezza del rio non lo permetteva i vogatori passavano alla spinta, immergendo il remo a prua fino a toccare il fondo e spingendo con petto o con la spalla, camminando fino a poppa lungo gli stretti bordi della peàta. Per non inciampare o scivolare, col rischio di cadere nella stiva o in acqua, usavano indossare caratteristiche pantofole di pezza dette furlàne e tenevano i pantaloni rimboccati al ginocchio o dentro le calze. (1)

(1) RICCARDO PERGOLIS e UGO PIZZARELLO. Le Barche di Venezia. Il Leggio (Venezia, 1999)

Modello di peàta di proprietà dello squerariòl Alcide Battistin. I costruttori di peàte erano soliti preparare dei modelli delle barche che dovevano costruire.

FOTO: Alcide Battistin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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