Gabriel Emo. Governatore delle Sforzade, massacratore di turchi

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Palazzo Emo in Fondamenta San Simeon Piccolo - Santa Croce

Gabriel Emo. Governatore delle Sforzade, massacratore di turchi 1

La Veneta flotta, comandata da Sebastiano Veniero2, unitamente a quelle di Spagna e del Papa, riportò, sopra i Turchi il 7 ottobre 1571 la famosa vittoria delle Curzolari3. Ciò nonostante, l’egoismo degli alleati, la morte di Pio V, ed il timore di perdere Candia costrinsero la Repubblica a piegarsi alla pace, che dopo molte difficoltà venne firmata il 7 marzo 1573 da Marcantonio Barbaro, bailo in Costantinopoli4. Dopo quell’epoca i Veneziani, travagliati dalla fiera pestilenza del 1576, e bisognosi di quiete perché fiorissero il commercio e l’industrie interne, chiusero l’orecchie alle suggestioni di chi voleva trascinarli di bel nuovo a guerreggiare contro la Porta, tantoché al primo annunzio dell’elezione a doge di Sebastiano Veniero, l’eroe delle Curzolari, si videro i Turchi domiciliati in Venezia venire a rendergli omaggio, e ripartirne con presenti, ed amiche parole. Tale essendo lo stato delle cose, accadde che Gabriele Emo5, governatore delle Sforzade6, veleggiando nel 1584 in alto mare, scontrasse presso Cefalonia una galea Turchesca, sopra la quale vi era la vedova di un re vassallo del Gran Signore, che con preziosissimi doni si recava a Costantinopoli per farvi incoronare un proprio figliuolo.

Fosse l’ingorda brama di bottino, fosse l’odio contro il nome mussulmano, l’Emo non si poté contenere dall’assalire la galea, tagliare a pezzi tutti gli uomini, e gettare nell’onde tutte le donne. Reduce poi in patria, sperava d’andare impunito, od almeno di passarsela con lieve castigo. Ma con sua meraviglia e dolore si vide invece tratto in carcere, e condannato il 30 gennaio 1585 dal consiglio dei Pregadi (Senato) alla decapitazione7, sentenza che venne eseguita ad onta dei servigi prestati allo stato dal colpevole, e del valore da lui dimostrato specialmente nella presa di Scardona in Dalmazia. Tale severa giustizia della Repubblica non fu bene apprezzata da alcuni scrittori, che, parlando dell’Emo, lo dissero vittima consacrata dalla politica alla superba prepotenza Ottomana8, quasiché non meritasse la morte colui che di suo puro capriccio, anzi contro espresso divieto9, osò rompere la fede dei trattati, incrudelendo in pari tempo sopra tante vittime innocenti.

ANNOTAZIONI

1 Vedi i vari cronisti, ed i Senat. Secret. Filza LV.
2 Sebastiano Veniero, figlio di Mosè, mostratosi fino da giovanetto dotato di sana prudenza, andò nel 1562, dopo aver sostenuto alcune cariche, capitano a Brescia, ove compose alcune differenze, insorte coi Cremonesi. Due anni appresso appianò le controversie per i confini della Carnia. Nel 1568 fu spedito provveditore a Corfù. In seguito fu Avogadore di Comun, Savio Grande, Consigliere, Provveditore Generale sopra le Fortezze, e Procurator di San Marco de Ultra nel 1570. Tornò di nuovo provveditore a Corfù, ove istituì la cavalleria leggera, ed espugnò il castello di Soppotò. Fatto capitano generale di mare, si riportò principalmente a di lui merito la vittoria delle Curzolari, nella quale rimase ferito di freccia in un ginocchio. Egli nel 1575 fu Savio del Consiglio, finché l’11 giugno 1577 fu elevato alla suprema dignità, che tenne fino al 3 marzo 1578, epoca in cui morì, e venne sepolto nella chiesa degli Angeli in Murano. Il di lui ritratto fu dipinto da Paolo Veronese nella tela del Salvatore in Gloria,  come pure il di lui busto fu scolpito dal Vittoria per esser posto sopra la porta che metteva nella sala d’Arm. Affermano i genealogisti che la famiglia Venier, gloriosa per tre dogi, per diciotto procuratori di San Marco, e per altri uomini insigni, è d’origine Romana. Essa fondò le chiese di San Giovanni Decollato, di Sant’Alvise, del Santo Sepolcro, e riedificò quella di San Moisè. Ebbe dominio per alcun tempo sopra le isole di Cerigo e di Paros nell’Arcipelago, sopra il castello di Zemonico in Dalmazia, e sopra l’altro castello di Sanguinetto nel Veronese.
3 Essendosi riportata la vittoria nel giorno dedicato a Santa Giustina, si decretò che in tal giorno venisse ogni anno visitata la chiesa della Santa dal doge e dalla Signoria, e si coniasse un’apposita moneta d’argento, del valore di circa un tallero odierno, con l’immagine della Santa, e con il motto: Memor ero tui Justina Virgo. Si ordinò pure a Pietro Longo la tela posta nella sala del Maggior Consiglio, esprimente il provveditore Agostino Barbarigo, morto nella giornata delle Curzolari, che, comunque ferito, incuora i suoi a proseguire la battaglia. Si commise ad Andrea Vicentino altro dipinto allusivo da porsi nella sala dello Scrutinio. Si riedificò la cappella della Vergine del Rosario in chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Di nuovi ornamenti si volle abbellita la porta d’ingresso dell’Arsenale. Finalmente Paolo Veronese nella sala del Collegio dipinse sopra il trono ducale il gran quadro che rappresenta il Salvatore in Gloria, ed al basso Sebastiano Veniero, la Fede, i santi Marco e Giustina, ed Agostino Barbarigo.
4 Marcantonio Barbaro, figlio di Francesco, fratello di Daniele patriarca d’Aquileja, nacque nel 22 settembre 1518. Nel 1574 prese in consorte Giustina Giustinian. Egli principiò la fortezza di Palma, ed ebbe in dono dal re d’Inghilterra le rose per aggiungerle all’arma antica di sua famiglia, d’origine, come si crede, Romana. Morì nel giorno 15 luglio 1595. La famiglia Barbaro venne a Venezia dall’Istria nell’868. Fu così chiamata per un Marco che, essendo provveditore nell’armata condotta nel 1121 dal doge Domenico Michiel in Terra Santa, ritolse ai barbari il vessillo di San Marco. Non produsse alcun doge, ma uomini illustri in gran numero.
5 Gabriel Emo, nato da Agostino q. Gabriele, e da una figlia di Silvestro Zen, sposò nel 1550 una figlia di Giovanni Battista Morosini. Secondo il Cappellari, egli nel 1570 fu sopracomito di galera contro i Turchi, nel 1571 conte di Sebenico, e nel 1574 capitano e vicepodestà di Brescia.
6Cioè delle galee ove stavano i condannati al remo.
7 Si legge nel Necrologio dei Nobili Veneziani dal 1530 al 1616 (Classe VII. Cod. CCCLIII della Marciana): 1584, Zener. Gabriel Emo q. Agostin q. Gabriel fu decapitato per il Consiglio di Pregadi. L’anno qui si computa more Veneto. Il Barbaro poi nota il giorno preciso 30 gennajo. Non mi fu dato però di ritrovare la sentenza di morte dell’Emo nei documenti del nostro Archivio Generale, forse perché il processo venne affidato ad apposito collegietto, le cui carte andarono smarrite.
8Cappellari: Campidoglio Veneto.
9Senat: Secret. Filza LV.

GIUSEPPE TASSINI. Alcune delle più clamorose condanne capitale.  (VENEZIA, Premiata tipografia di Gio. Cecchini 1866)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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