Scuola Grande di Santa Maria del Carmine vulgo dei Carmini

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Scuola Grande di Santa Maria del Carmine vulgo dei Carmini - Dorsoduro

Scuola Grande di Santa Maria del Carmine vulgo dei Carmini

Il 4 novembre 1593, Bernardin Soardi, “tellarol”, prendeva l’iniziativa per far nascere la Scuola dell’Abito della Beata Vergine, per diffondere la devozione dello scapolare carmelitano e per compiere opere di carità, tra le quali doveva esserci l’impegno di distribuire doti per il matrimonio o la monacazione a ragazze non abbienti. Due giorni dopo il maestro generale dell’ordine dei carmelitani, padre Giovanni Stefano Chizziola, cremonese, appoggiava l’iniziativa, indicando il Soardi come priore della confraternita, coadiuvato da un sottopriore, addetto alla custodia delle cere, e da dieci decani.

Il 5 marzo dell’anno successivo veniva stipulata una convenzione tra la scuola e i religiosi, i quali davano alla confraternita l’altare della Visitazione che è vicina alla porta della sacrestia, compresa l’area da questa porta fino all’altare dell’Angelo, e dalla colonna di fronte alla porta della sacrestia fino alla quarta colonna (entrando dalla porta maggiore). Il 18 luglio 1597 venne richiesta la necessaria licenza del Consiglio dei Dieci per istituire la Scuola, si segnalava nella richiesta che gli aderenti alla devozione erano già tremila.

Nel dicembre 1599 venne stipulata una nuova convenzione con i religiosi carmelitani i quali riconfermavano l’assegnazione dell’altare già dato alla scuola, concedendo inoltre, per le riunioni capitolari, quella che fu la sede dei “marangoni dell’arsenal”, nel campo della chiesa, contigua alla scuola dei compravendi pesce, sotto la camera del padre generale. Il locale doveva tornare al convento qualora la scuola decidesse di darsi una nuova sede.

Nel 1626 gli iscritti alla scuola erano settantamila, per cui occorreva nuovi locali ben più capaci e si pensava di acquistare un’area occupata da alcune case cadenti nel campo della chiesa, nella quale si sarebbe costruita la sede della scuola, case per i salariati della stessa, e due negozi, affittando i quali si sarebbero ricavati degli utili. Nel 1667 viene perfezionato l’acquisto dell’area, compresa la farmacia “Alle tre frecce”, sull’angolo dell’attuale Scuola, per andare verso il campo dei Carmini. Sull’area venne eretta l’attuale costruzione progettata da Baldassare Longhena. (1)

Visita della scuola (1815)

È piuttosto ampia e non spregevole la fabbrica, esteriormente coperta di marmo d’Istria, eretta nel secolo XVII.

Nella sala inferiore le pareti si coprirono da Niccolò Bambini con sue pitture a chiaro-scuro. Alla parte delle finestre espresse il viaggio in Egitto, e Nostra Donna trasportata in cielo; all’altra parte le tre virtù teologali in altrettanti quadri, e la circoncisione di Nostro Signore, e rappresentò finalmente l’Annunziata in due comparti innanzi l’altare, la cui tavola con Nostra Donna assunta al cielo si è dipinta di larga maniera da Sante Piatti. Dal medesimo Piatti si condussero quelle piccole ligure dipinte a fresco nei soffitti fra gli stucchi delle scale, per cui si ascende alla sala superiore.

Qui Giambattista Tiepolo dipinse nel soffitto col suo più bello e più purgato stile otto scompartimenti di virtù e di angeli, di mezzo ai quali vi ha in maggiore comparto Nostra Donna in gloria che porge la cintura al beato Simeone Stoch, il quale le sta prostesissimo d’innanzi, con bell’effetto dell’opera. Dei tre quadri tra le finestre in faccia alle scale, con guarigioni operate da Nostra Donna, è stato autore Antionio Zanchi che però pose maggiore studio nei due più vicini all’altare. La parete che le sta di fronte è tutta occupata da una pittura eseguitasi da Gregorio Lazzarini l’anno 1704, dove espresse l’angelo che invita i pastori ad adorare il nato Gesù , e sopra la porta vi fece una squisita gloria di angeli, la quale appartiene all’adorazione dei magi, che segue appresso, opera pur troppo eseguita dal pittore con debolezza di colorito.

Nell’altra stanza le pitture vennero rinnovate l’anno 1745, siccome riconosciamo da iscrizione collocata sopra una porta che mette in altro luogo, del quale or ora diremo. Gaetano Zompini, vi fece nella parete a destra i due quadri, il primo con Rebecca al pozzo, l’altro con l’incontro d’Jefte nella figlia, e nella parete in faccia dipinse Ester che sviene innanzi alla maestà di Salomone. Un seguace dello stile tiepolesco vi eseguì e il soffitto in nove comparti, e i due quadri laterali alla porta, dove si esprimono due martiri.

Nel terzo ed ultimo luogo superiore di questa scuola il Padovanino condusse, senza grande impegno, il maggior comparto del soffitto con Nostra Donna che sta per salire al cielo tra cori di angeli; e i minor vani vi furono riempiuti da un pennello più a noi vicino di tempo. Antonio Balestra si fece onore nei due quadri laterali alla porta, nell’uno dei quali espresse l’angelo che appare in sogno a Giuseppe, e nell’altro il riposo in Egitto. Studiarono in quel maestro i pittori che eseguirono gli altri quadri di questa stanza, e soprattutto quegli che vi rappresentò la nascita di Nostro Signore. (2)

(1) Gastone Vio. Le Scuole Piccole nella Venezia dei Dogi. (Fondazione Giorgio Cini Angelo Colla Editore. Venezia 2004).

(2) GIANNANTONIO MOSCHINI. Guida per la città di Venezia all’amico delle belle arti. (Tipografia Alvisopoli. Venezia 1815)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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