Chiesa e Monastero di San Giovanni in Laterano vulgo San Zuan Lateran

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Campiello Cappello. Luogo dove si ergeva la Chiesa di San Giovanni in Laterano

Chiesa e Monastero di San Giovanni in Laterano vulgo San Zuan Lateran. Monastero di Monache Benedettine. Chiesa demolita, Monastero secolarizzato

Storia della chiesa e del monastero

La divina previdenza mirabile sempre nei suoi disegni a pro degli eletti, valer si volle della stabilità di una femmina per disporre i principi di questo monastero. Assunto aveva l’abito religioso di Sant’Agostino nel Monastero dei Santi Rocco e Margherita recentemente in austera osservanza fondato, una devota donna di nome Mattia; ove anche per qualche tempo assai virtuosamente visse. Ma troppo facile di dirigersi ciecamente all’altrui esempio si lasciò non molto dopo sedurre ad abbandonare l’intrapreso sacrificio di se medesima da altre intepidite donne, che ricolme di tedio per il solitario vivere, e per il rigoroso istituto stabilirono uscire dai sacri chiostri. Visse dopo per qualche tempo nella privata sua casa la buona donna; ma tormentata sempre dai rimorsi di sua coscienza, non sapeva trovar pace, finché Iddio mosso a misericordia di una colpa, nella quale più che la malizia, parte aveva avuto l’umana fragilità, illustrò la di lei mente, e la determinò non solo ad eleggere una vita più solitaria, ed austera, ma a promuovere anco col suo esempio nell’altre donne il pentimento dell’abbandonata intrapresa. Né le riuscì difficile l’acquisto delle ravvedute compagne, con le quali unita scelse nella contrada di Santa Maria Formosa una casa, contigua all’antico Oratorio di San Giovanni Laterano, ed ivi diede mano ai principi di un monastero, che dallo stesso oratorio convertito poi in chiesa prese la sua denominazione.

Quale sia l’origine di questo oratorio nessuna cronica ce lo addita. Il documento più antico è una transazione, che seguì l’anno 1425 addì 11 ottobre fra il capitolo dei canonici lateranensi, e don Gasparre Stefani rettor di San Giovanni Laterano di Venezia. Restò poi annesso l’oratorio alla parrocchiale chiesa di Santa Maria Formosa nei di cui confini era situato. Ma avendolo nonostante tal unione ottenuto in commenda Niccolò Rossi, piovano di Santa Marina; con grave incomodo e dispiacere dei parrocchiani di Santa Maria Formosa, dopo la di lui morte, che segui l’anno 1474, implorò il senato dal pontefice, che più non potesse darsi in commenda. Si leggono concesse nell’anno 1491, graziose Indulgenze a chi porgesse sussidio per rifabbricare la cadente chiesa di San Giovanni Laterano di Venezia, e l’ anno 1496, Benedetto da Monte Fiascone, abitante in Venezia, donò prima, e poi riebbe dal romano capitolo di San Giovanni Laterano una pezza di terra vicina al monastero di San Lorenzo, per poter in essa fabbricar una chiesa sotto il titolo di Santa Maria dell’Umiltà, e di ambi i Santi Battista, ed evangelista Giovanni con il peso d’annuo censo di dodici lire di cera, da offrirsi ai Canonici Lateranensi nella vigilia della natività del precursore.

Vicina dunque a questo oratorio scelsero la loro abitazione le buone femmine, e propostasi per norma del loro vivere la regola di Sant’Agostino, ottennero nell’anno 1504 dal capitolo di San Giovanni Laterano di Roma l’uso ed il possesso dell’oratorio, a condizione però, che lo stabilito censo d’indi innanzi offrir si dovesse duplicato. Assicurate cosi della chiesa, impetrarono pure nell’anno seguente il potere edificare presso la stessa un povero monastero, in cui col nome di Eremite professassero la Regola di Sant’Agostino obbligandosi di presentare ogni anno al capitolo lateranense per ricognizione dell’ottenuta licenza quattro libbre di perfetto zafferano. Come però le povere donne non men nello spirituale, che nel temporale penuriavano, e tratte tutte dallo stato secolaresco ignoravano affatto i doveri del vivere religioso, così a compenso di tal bisogno, e per ben istruirle nell’intrapresa vita, comandò il patriarca Antonio Suriano, che dai chiostri di San Servolo, ove era stata abbadessa, passasse al nuovo Monastero di San Giovanni Laterano Scolastica Borsa, donna di santissima conversazione, di cui al monastero di Sant’Anna parlammo. Chinò ella ubbidiente il capo al grave peso del nuovo superiorato, e seco condusse per compagne suor Sigismonda Manolesso, eletta da lei per priora, Suor Arsenia Palmaruola ridotta dallo stato di conversa al grado di corista, e due converse suor Antonia Tedesca, e suor Antonia da San Vito di Vicenza, le quali tutte vissero in esso monastero in gran fama di santità. Ciò stabilito, si andò per la fama di lor virtù aumentando il numero delle raccolte eremite, che poi dal patriarca Antonio Contarini nell’anno 1519, furono tradotte al Monastero di Sant’Anna bisognoso di riforma, acciò ivi vivendo santamente in una separata parte del monastero stesso, inducessero col loro religioso esempio le sconcertate monache ad adempire con più regolata disciplina i doveri del loro stato. Né si ingannò nel suo pensiero il saggio prelato. Poiché allettate dallo splendore delle virtù, e dalla dolcezza della conversazione delle nuove abitatrici le antiche monache abbracciarono finalmente la riforma, e si ridussero all’osservanza della regola di San Benedetto, la quale avevano professato. Raccolto dunque quel frutto, per il quale avevano ubbidienti abbandonato il primiero loro domicilio, ritornarono le monache di San Giovanni Laterano l’anno 1551 all’angusta loro abitazione, ritenendo però l’abito e l’istituto di San Benedetto, che per ubbidienza avevano professato nel tempo di lor dimora in Sant’Anna.

Mentre nelle ristrettezze del piccolo loro monastero quiete vivevano le religiose, piacque al Signore provar la loro costanza con grave disgrazia. Perciò l’anno 1573 addì 14 di febbraio per lo scoppio di un fulmine accesosi fuoco nel monastero, ne restò fatalmente consunta l’abbadessa Serafina Molino, e convenne alle altre monache cercar pietoso ricovero nei monasteri di Sant’Anna, d’Ognissanti, e dei Santi Biagio e Cataldo, nei quali si professava la stessa regola di San Benedetto. Si affezionarono talmente a questi monasteri le monache in essi rifuggite, che poi quando furono invitate a riabitare i loro chiostri già rifabbricati, ricusarono di ritornarvi, e di tante appena due sole vi si restituirono, delle quali la più vecchia Clementina Corona vi fu istituita abbadessa l’anno 1578, cinque anni dopo il funesto incendio. Nell’anno poi 1585, furono rinnovati alla chiesa i privilegi della Basilica Lateranense. Ma come non avevano fatto noto al capitolo lateranense il loro regresso, e susseguente ritorno nel monastero, cosi fu d’uopo che con nuova bolla data l’anno 1595, fossero restituite le antiche prerogative, le quali poi iteratamente furono riconfermate l’anno 1623, Frattanto andava Iddio provando la costanza delle due buone religiose, che dall’anno 1578, primo del loro ritorno vissero in solitudine fino all’anno 1599, nel quale essendo passata a vita migliore l’abbadessa Clementina, assunse il titolo più che l’autorità di superiora Ottavia Zorzi, unica abitatrice del monastero. Prosperò Iddio però talmente il governo della buona religiosa, che quantunque ritrovato avesse il sacro luogo mal adattato e vacuo d’abitatrici, lo lasciò nobilmente restaurato e copioso di monache, e ridusse la chiesa, quantunque ristretta di sito, ad una non ordinaria politezza e decoroso ornamento. Fu poi essa chiesa arricchita dei sacri corpi dei Santi Emilio, e Felice martiri, e di molte ossa di altri santi martiri tratte da gli antichi cimiteri cristiani. (1)

Visita della chiesa (1733)

La tavola dell’altare maggiore con Nostro Signore in Croce alcuni angioletti e i Santi Giovanni Battista, e l’Evangelista è di mano di Girolamo Pilotti. L’altra tavola a nano sinistra nel uscire di chiesa con Santi Giovanni Laterano, Antonio e Francesco è di mano di Baldissera d’Anna. I cinque quadri che sono d’intorno la chiesa concernenti fa vita di San Giovanni Battista sono del Cav. Bambini. (2)

Eventi più recenti

Chiuso venne. questo convento nella soppressione generale del 1810, e tra gli altri usi a cui fu adoperato servì anche nella seconda epoca austriaca a pubblico archivio notarile; indi accolse prima una scuola ginnasiale e poi le attuali scuole elementari maggiori normali insieme alla direzione generale dei ginnasi delle provincie venete.

La chiesa ristretta, già unita a questo monastero, aveva tre altari ed andava insigne per molte reliquie. Chi abbia rammentati tali cenni nel trascorrere di si nobile fabbrica, divisa tuttora in due ampi chiostri. (3)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)

(3) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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