Chiesa di Santa Marina

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Campo Santa Marina. Luogo dove si ergeva la Chiesa di Santa Marina

Chiesa di Santa Marina. Chiesa demolita

Storia della chiesa

L’acquisto prezioso del sacro corpo di Santa Marina vergine fece, che l’antica chiesa parrocchiale dedicata a San Liberale vescovo di Canne, e martire fosse poi con il di lei nome comunemente chiamata.

Questa rinomatissima santa, la di cui invitta pazienza vien egualmente celebrata dalla chiesa greca, che dalla latina, nacque in Fenicia provincia della Siria, ed in abito virile di monaco passò l’innocente sua vita nel monastero nominato Chanubin nel monte Libano; ove dopo aver sofferte costantemente crudeli ed ingiuste calunnie, che la resero eguale ai martiri, rese a Dio l’immacolato suo spirito nel giorno 17 di luglio. Fu sepolto onorevolmente il di lei corpo nel monastero stesso, ove poi i patriarchi dei Maroniti fissarono la loro sede; e vi riposò fin tanto, che o per l’incursione dei barbari, o per altra cagione fu trasportato in Romania provincia del greco impero.

Quantunque sia ignoto il tempo di tal traslazione, pure argomentano alcuni, essere accaduta circa il secolo VIII, per ordine d’una imperatrice per nome Marina, o Maria, che per assicurare il sacro corpo dall’incursione dei saraceni, lo volle deposto in luogo vicino alla città imperiale, e per devozione trattenne seco legata in chiesa di un monastero situato poco lungi dalla città di Costantinopoli nell’anno 1213, Giovanni le Bora veneziano (come scrive nella sua Cronaca il Dandolo) corrotti con preghiere e con soldo i custodí rapì il corpo di Santa Marina, quale in un convento dei monaci accusata d’adulterio visse penitente, e lo collocò in Venezia nella chiesa, che allora era detta di San Liberale.

Alla felicità, con la quale acquistato fu il sacro corpo, non corrispose però quella della navigazione, in cui andò a rischio estremo per la violenta burrasca di sommergersi la nave, se non che, implorata con fiducia dai naviganti l’intercessione della santa, si videro in un tratto preservati dal naufragio: onde presa poi per prorettrice dei viaggi marittimi la santa, fece conoscere a molti, che l’invocarono nei pericoli, il valore della celeste sua protezione.

Collocato dunque da Giacomo arrivato in Venezia il corpo della santa vergine nella chiesa di San Liberale sua parrocchia, che d’indi in poi si chiamò di Santa Marina, ivi riposa in un magnifico altare con costante prodigio mantenutosi incorrotto senza opera d’arte umana, ed intero, senonché la mano sinistra separata dal braccio, e coperta pur essa di carne, e pelle si conserva a parte legata in argento, e similmente adorno si custodisce pure il dito pollice della stessa mano, indicando alcune iscrizioni di caratteri greci incise nelle legature essere e l’una e l’altro appartenenti al corpo della pazientissima vergine Santa Marina.

Fu venerabile al popolo di Venezia il giorno 17 di luglio solennità della santa appresso la chiesa latina (celebrandola i greci nel giorno 16 di agosto) dopoché fu il di lei sacro corpo trasferito in Venezia; ma più celebre ancor divenne nell’anno 1512, per aver in tal giorno le armi venete nelle gravi angustie della guerra detta di Cambrai ricuperata l’importante città di Padova, le di cui chiavi erano già in memoria del primo acquisto appese in questa chiesa, vicine al deposito del doge Michele Steno ivi sotterrato. Riconoscendo perciò il senato dalla divina misericordia per i meriti di Santa Marina un beneficio di tanta conseguenza, decretò nel giorno 25 di giugno dello stesso anno 1512, che il giorno natalizio della santa dovesse essere alla città tutta festivo, e che il doge accompagnato dal senato, e seguito poi da ambi i cleri, dovesse portarsi annualmente alla chiesa della santa in rendimento di grazie.

Benché però sia divenuta dall’anno sopraccitato 1213 principale protettrice della chiesa la vergine Santa Marina, non mancò però né la divozione, né la venerazione verso l’antico suo titolare San Liberale vescovo, al di cui altare nobilmente eretto di marmi si custodiscono con decenza due coste del di lui corpo, insieme con alcune reliquie dei Santi Innocenti di Betlemme, e di altri santi in onorevoli luoghi collocate.

Oltre il nominato doge Michele Steno anche il doge Nicolò Marcello fu sepolto in questa chiesa. (1)

Visita della chiesa (1733)

Entrando in chiesa a mano sinistra la tavola dove Daniele è tra i leoni coll’angelo, che gli conduce il profeta per i cappelli, e un Sant’Andrea è opera di Paris Bordone. Sopra la porta che segue vi è Cristo condotto al Calvario, opera della maniera di Giorgione. Appresso l’altare di San Liberale vi è un quadro di Stefano Paoluzzi con la Madonna, e i Santi Francesco, Domenico, Liberale, e Michelangelo. Nella cappella del medesimo santo vi fono otto quadri con Miracoli dello stesso opere di Giovambattista Lorenzetti. Vi è ancora una tavola dall’altro lato della chiesa con la Madonna i Santi Caterina, e Giuseppe opera del Cav. Celesti. Nel fregio sopra i volti vi sono molti quadri parte con varie funzioni, e parte con azioni della Vita di Cristo opere di Baldissera d’Anna. (2)

Eventi più recenti

Nel 1810 la chiesa passò da parrocchiale passò succursale e nel 1820 venne chiusa. Ridotta a osteria, narra il Cicogna nei suoi “Diari manoscritti” che dove prima si celebravano i divini uffici si udivano l’inservienti della dello spaccio ordinare al alta voce: “un bocal a la madonna! Un bocal al santissimo” secondo che i bevitori erano seduti presso la profanata cappella della Madonna oppure quella del Santissimo. Nel 1820 la chiesa venne distrutta, ed al suo posto erette delle private abitazioni. Però, per la pietà di vicini abitatori, sul prospetto venne messo un altarino con l’effige di Santa Marina, per molti anni nel dì festa 17 luglio se ne solennizza la festa con l’addobbamento delle botteghe, delle finestre e delle strade, secondo il costume veneziano. (3)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)

(3) CESARE ZANGIROLAMI. Storia delle chiese dei monasteri delle scuole di Venezia rapinate e distrutte da Napoleone Bonaparte (Arti Grafiche E.Vianelli – Mestre 1962)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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