Chiesa e Ospedale di San Salvatore agli Incurabili

0
3350
Chiostro dell'Ospedale degli Incurabili all'interno del quale sorgeva la Chiesa di San Salvatore. Sestiere di Dorsoduro

Chiesa di San Salvatore. Ospedale degli Incurabili. Chiesa demolita, Ospedale secolarizzato

Storia della chiesa e dell’ospedale.

Le pie insinuazioni di San Gaetano Tiene illustre fondatore dei Chierici Regolari eccitarono la cristiana carità di alquanti fedeli ad istituire per ricovero dei poveri piagati un ospedale, che dalla qualità degli infermi ivi accolti fu detto degli Incurabili. La prima fabbrica fatta circa l’anno 1517 riuscì di angusta è poco stabile struttura perché formata di tavole; onde convenne poi a dilatarla, allonché per mali epidemici insorti nella città si moltiplicò il concorso dei miserabili ad esser ivi ricoverati, e medicati. Come però quanto più si moltiplicava il numero dei poveri bisognosi di cura, altrettanto si andavano diminuendo quelli, che dovevano assisterli, così fu creduto opportuno l’introdurre nel pio luogo Girolamo Miani, uomo di apostolica carità, il quale insieme con alquanti orfani da lui raccolti viveva santamente in una casa contigua all’ospizio di San Rocco.

Accettò di buon animo il santo uomo l’occasione d’esercitarsi nel servigio degl’infermi, ed entrò nell’anno 1527 accompagnato dai suoi orfanelli nell’ospedale, ove servendo con sommo fervore, e con egual diligenza a quei meschini, restituì, ed accrebbe il credito del pio luogo in tal maniera, che non meno di San Gaetano viene riverito come padre, e fondatore del caritatevole ospizio. Oltre questi illustri servi di Dio, altri pure vi furono uomini di gran santità, che impiegarono le loro fatiche nel ministero degli infermi, fra i quali deve con venerazione singolarmente nominarsi l’apostolo dell’Indie San Francesco Saverio, che destinato nell’anno 1537 da Sant’Ignazio insieme con altri quattro dei suoi compagni a servir agli infermi, lambendo con portentosa carità le fetide piaghe d’un miserabile lo restituì alla salute. Furono perciò in grata riconoscenza dell’esemplare carità di San Francesco Saverio, e della benefica fondazione promossa da San Gaetano, eretti i loro simolacri in un’interiore cappella dell’ospedale, ed essendosi oltre le altre caritatevoli opere stabilita anche l’annuale medicatura di quegli sciagurati, che nell’illecito sfogo di loro impudica passione contratto avevano un meritato male, furono perciò destinati ad ascoltarne le confessioni i Chierici Regolari figli di San Gaetano, e ad esortarli con fervorosi sermoni alla penitenza i sacerdoti della Compagnia di Gesù, di cui fu figlio San Francesco Saverio. Anche a Sant’Ignazio Lojola, il quale per il tempo, che dimorò in Venezia, andò ministrando agli infermi ora in questo ospedale, ora nell’altro dei Derelitti, fu eretto un altare nell’oratorio superiore, in cui devoti uomini si radunavano frequentando i loro spirituali esercizi.

Perché però il beato Girolamo Miani non ancora era stato elevato all’onore degli altari, nè si potevano ad esso prestar allora veruno ossequio di pubblico culto, credettero i governatori dar un contrassegno di grata riconoscenza assegnando ai di lui figli Chierici Regolari della congregazione di Somasca la spirituale direzione dell’ospedale, in cui continuano con merito gli esempi gloriosi del santo loro padre.

Consta anche da pubblici documenti, che per l’assistenza dell’inferme, e per l’educazione dell’orfanelle stabilita vi fosse nei primi principi del luogo una congregazione di dodici nobili governatrici, l’impiego delle quali passò poi interamente alla sola congregazione dei governatori formata di nobili, e di cittadini.

Frattanto la prima struttura dell’ospedale eretta, come si è detto; poveramente di tavole si cambiò per la pia liberalità di Pietro Contarini vescovo di Paffo in un’ampia, e ben architettata fabbrica, nel di cui mezzo fu fabbricata sul disegno del Sansovino una nobile chiesa consacrata nel giorno 25 di novembre dell’anno 1600 da Raffello Inviziato vescovo del Zante sotto l’invocazione di Gesù Salvatore.

Nell’ampio cortile di questo ospedale, che per consiglio di Lorenzo Zantani, venne eretta la chiesa di forma ellittica, principiata nel 1566 eseguita da Antonio da Ponte (ing. idraulico 1512-1597) si disegno del Sansovino (1486-1570) e fu consacrata nel 1600 addì 25 di novembre da Raffaello Inviziato Vescovo del Zante e Cefalonia. (1)

Visita della chiesa (1839)

Era ricca di dipinti dei più famosi artisti. Nel soffitto l’ovato di mezzo col Paradiso fu abbozzato da Santo Peranda, e terminata da Francesco Maffei. L’ovato poi verso la porta maggiore, che contiene la Parabola del Vangelo delle Vergini saggie, e pazze è opera del Padovanino. Nell’ altro verso la Cappella maggiore vi è quando lo sposo andò alle nozze senza la veste nuziale, ed è del Prete Genovese. Vi sono poi quattro angeli coloriti, con alcune virtù, e puttini, quelli verso la porta sono del Padovanino, e gli altri corrispondenti del Maffei. Vi è la tavola di San Orsola con le Vergini, ed un angelo in aria opera del Tintoretto. E l’altra tavola con Santa Cristina, due Angeletti in aria, ed il martirio della Santa in lontano è opera di Giovanni Rò tenuta però dal Ridolfi per Santa Febronia di Martino de Vos scolaro del Tintoretto, e può essere, con ragione, equivocando forse il Boschini da Giovanni Rò o Rotbamer, e il de Vos, che furono condiscepoli ad uno stesso tempo. La tavola poi del Crocifisso con la Vergine, e San Giovanni è di Paolo Veronese omessa dal Boschini, e menzionata dal Ridolfi. La cupola dell’Altar maggiore a fresco con adornati, e figure dipinte, ed a chiaroscuro è opera assai bella di Angelo Rofis. Sopra il coro dove cantano le figlie il quadro grande con un sacrificio della legge antica è opera del Cav. Celesti. Sotto al detto coro sopra la porta vi è un quadretto con Cristo tirato da un manigoldo simile a quello di Tiziano, che è in San Rocco bello assai; il Boschini lo fa di Giorgione. Dai lati vi sono due Madonne con vari Santi, un San Paolo di maniere antiche, ed un San Francesco del modo del Palma. Alla destra del pulpito si vede rappresentata la Cena di Cristo, ed alla sinistra il detto, che lava i piedi agli Apostoli di Giuseppe Enzo, e vi sono altre storie simili d’intorno alla Chiesa della stessa maniera. Vi sono poi inseriti nei stucchi nell’alto i dodici Apostoli, ed altri Santi di diverse maniere tra i quali San Paolo è di Maffeo Verona, San Giacomo minore del Palma, San Giacomo maggiore d’Andrea Vicentino, ed uno di Domenico Tintoretto. Dietro l’immagine del Rosario vi è la tavola dell’Annunziata; opera del Salviati omessa dal Boschini, e menzionata dal Ridolfi. Nella sagrestia vi è un quadretto di mezze figure con la Madonna, Santi Giuseppe e Maria Maddalena opera unica in pubblico di Andrea Mantegna.(2)

Eventi più recenti

Questo edificio si destinò nel 1807 ad Ospitale Civico, e nel 1819 a caserma. Allora fu chiusa la chiesa (che esisteva ove oggidì si apre il cortile) e fatta deposito dei materiali del Genio Militare. In seguito, fra il marzo ed il maggio del 1825, venne spogliata dei marmi, degli altari e dei suoi dipinti. Finalmente nel 1831 si atterrò. (3)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)

(3) GIUSEPPE TASSINI. Edifici di Venezia. Distrutti o volti ad uso diverso da quello a cui furono in origine destinati. (Reale Tipografia Giovanni Cecchini. Venezia 1885).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.