Chiesa dei Santi Apostoli

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Chiesa dei Santi Apostoli - Cannaregio

Chiesa dei Santi Apostoli

Storia della chiesa

Ultima delle chiese fatta per celeste rivelazione fabbricare in Venezia dal vescovo San Magno, fu quella dedicata al glorioso coro dei dodici apostoli. Apparsi questi in visione al santo prelato mentre egli orava, l’ammonirono, essere divino volere, che sotto la comune invocazione del loro collegio fosse eretta in Venezia una chiesa, dove egli ritrovasse dodici gru insieme congregate. Palesato ai direttori della nascente città il ricevuto comando, invocò in soccorso alla sacra impresa la pietà dei fedeli, con l’aiuto dei quali, e massimamente di Gardoco Gardolico fu incominciata, e in breve tempo perfezionata la fabbrica. Il Sansovino ne attribuisce il merito della erezione alle nobili famiglie Erizza, e Cornera; ma deve intendersi di qualche restaurazione , o rifabbrica, tanto più che al tempo della prima fondazione queste due famiglie non si erano ancor ridotte a piantare loro domicilio in Venezia.

Vicina per la vecchiezza a rovinare la chiesa, fu dai fondamenti rialzata circa l’anno del Signore 1575 e nel giorno 6 di luglio dell’anno stesso ebbe il decoro della sacra solenne consacrazione da Antonio Guido vescovo di Trau. Fu poi circa la metà del secolo XVIII, nobilmente nell’interno suo rinnovata con ben ideata maniera.

La celebre Regina di Cipro Caterina Cornara a sacro ornamento di questa chiesa, in cui riposavano le ossa dei suoi antennati, offrì un osso del braccio di Sant’Ametisto glorioso Martire in Cipro, e Giacomo Chiriarco nobile dello stesso Regno di Cipro vi aggiunse il braccio dell’Abbate Sant’Ilarione , di cui sappiamo che ha terminato il corso dei santi suoi giorni nelle solitudini di quell’Isola.

Oltre queste cospicue reliquie si conservano altresì con venerazione in questa chiesa l’articolo di un dito di Sant’Anna Madre di Nostra Signora, e gli interi corpi dei Santi Ireneo e Fausto martiri, con le sacre teste dei Santi Tiburzio, e Candido pur martiri, estratti dai sacri Cimiteri di Roma.

La cappella dedicata alla Vergine e Martire Santa Lucia dalla pietà della nobile famiglia Cornara è riguardevole per la magnificenza di sua struttura, e per la sceltezza dei marmi, coi quali è fabbricata.

Il collegio capitolare di questa chiesa è dei più numerosi della città, composto essendo dal piovano, da quattro preti, da due diaconi, e da due suddiaconi titolati. Nell’anno 1369 amministrava questa parrocchia Pietro Natali, che fatto vescovo di Jesolo si rese famoso per le vite dei santi da lui scritte con molta pietà, ma non con eguale discernimento di savia critica. (1)

Visita della chiesa (1839)

È ad una sola nave, ed opera assai bella di Fabio Canal ne è il soffitto, rappresentante la cena degli apostoli, mentre Carlo Gaspari ne dipingeva la prospettiva.

La tavola del primo altare alla destra colla incredulità di San Tommaso è del vivente Sebastiano Santi; ma degna in vero di essere considerata per la grandiosità dell’architettura e per la preziosità dei marmi è la cappella vicina conservata dalla vecchia chiesa, e nella quale stava sepolta la regina Cornaro che trasportata venne a San Salvatore nel rinnovamento fatto del la chiesa. Le pareti laterali della cappella sono coperte da due magnifici depositi con figure appartenenti ai Cornari. Le inscrizioni poste sotto a queste urne nel secolo XII punto non si riferiscono ai due monumenti. Merita soprattutto considerazione la tavola dell’elegante altare esprimente Santa Lucia nell’atto di ricevere il comunichino, opera bellissima di Giambattista Tiepolo

Nel terzo altare è di Giovanni Contarini la pala con la nascita di Nostra Donna. Per la vicina porta si passa nella sagrestia dove sull’armadio, che è di faccia a chi entra, si scorgono tre quadri: quello alla destra di Francesco Polazzo con Cristo all’Orto; quello del mezzo di Francesco Montemezzano con Cristo morto, ed il terzo di Giambattista Mariotti col Cristo risorto.

Tornando in chiesa, nella cappella laterale alla maggiore il ricchissimo altare col Cristo fu qui trasportato dai chiostri del convento dei Gesuiti. Belle opere sono i due gran quadri laterali nella cappella maggiore. Quello alla destra con la cena di Cristo è condotto sulla maniera tizianesca da Cesare da Conegliano, e quello alla sinistra per alcuni si tiene di Paolo Veronese, per altri degli eredi di lui. Il prete Genovese dipinse nell’ altra cappella laterale alla maggiore la tavola coll’ Angelo Custode.

Tre altari vi sono in fine nel sinistro lato di questo tempio. La tavola del primo di Gaspare Diziani ha Nostra Donna, San Giuseppe, il Battista e Sant’Antonio; quella del secondo (passato il pulpito nel cui prospetto sta scolpita in marmo carrarese la missione dello Spirito Santo) è di Domenico Magioto, ed ha i Santi Girolamo, Antonio, Giovanni Nepomuceno e Catterina; e quella del terzo, di Giambattista Canal, ha Nostra Donna ed i Santi Lodovico e Silvestro.

Ascritte erano a questa chiesa le tre scuole di devozione: dei Santi Apostoli; della Beata Vergine delle dodici stelle ed il suffragio dell’Angelo custode, pel quale si eresse, sul disegno di Andrea Tirali, in un canto della piazza di questa chiesa, l’oratorio tuttora esistente, convertito in chiesa dei professanti la confessione Augustana. La pala dell’altare di questo oratorio coll’ Angelo custode è di Sebastiano Rizzi.

Anticamente giungeva la piazza di questa chiesa fino al rio di Barba, ovvero rivo Baduario, ed il doge Angelo Participazio aveva ivi il proprio palazzo. (2)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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