Chiesa di San Giovanni Crisostomo vulgo San Zuan Grisostomo

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Chiesa di San Giovanni Crisostomo - Cannaregio

Chiesa di San Giovanni Crisostono vulgo San Zuan Grisostomo

Storia della chiesa

Si aveva per tradizione, che l’antica chiesa fabbricata nell’anno 1080, dalla famiglia Cattanea ad onore del gran Patriarca di Costantinopoli San Giovanni Grisostomo, fosse situata ove ora sono le case, e botteghe poste dirimpetto alla chiesa, che si vede al presente, e di ciò ne dà anche grave prova l’antica immemorabile consuetudine di portarsi il clero nel giorno della commemorazione dei fedeli defunti a benedire e offrire a Dio preci sul pavimento delle dette case, perché nel fondo di esse ancora riposano i cadaveri nella vecchia chiesa sotterrati.

Per un incendio sorto casualmente l’anno 1475 nella parrocchia patì non lieve danno anche la chiesa, che già resa debole per la vecchiezza della sua fabbrica andò di giorno in giorno deteriorando; sicché nell’anno 1488, come si legge in un decreto del Senato, era così sciolta, e mal condizionata, che minacciava rovina. Sollecito perciò al suo rinnovamento il piovano Lodovico Talenti ne dispose i principi nella larga piazza posta avanti la cadente chiesa, ed il Senato al fine di promuoverne con prestezza la riedificazione, nel giorno 29 di gennaio del suddetto anno computato allo stile Veneto, commise al suo ambasciatore in Roma, che impetrasse dal Pontefice Innocenzo VIII per un decennio indulgenza plenaria a chi nella domenica V di Quaresima, detta di Lazaro, visitasse, e sovvenisse la detta chiesa quanto priva di rendite, altrettanto ricca per il prezioso tesoro, che possedeva di un braccio del santo suo titolare, che con molte altre reliquie ivi si conserva con venerazione.

Queste reliquie accennate nel pubblico decreto sono, un osso intero del braccio di Sant’Anna onorevolmente custodito, e decorosamente esposto nella di lei solennità, tre articoli delle dita di Sant’Andrea apostolo, parte di una costa del Precursor di Cristo, ed un osso di Santa Elisabetta di lui madre, un osso di Santo Stefano Confessore, dell’ossa dei Santi tre Re Magi; di San Biagio Vescovo e Martire, e di Sant’Ilarione Abbate, una mascella di Sant’Afra Martire, ed un dito della mano di Sant’Onofrio Anacoreta, che Luigi Fabretti prete titolato di San Cassiano ottenne già in Alessandria, ove era circa l’anno 1500, cappellano, del console veneto, da un Calogiero Abbate del Monte Sinai, ove riposa il corpo del santo eremita, di questo solo dito (come su riferito in processo patriarcale) mancante. Defunto il suddetto sacerdote pervenne la sacra reliquia a Laura Baseggio di lui cugina, che la rassegnò nelle mani del patriarca Antonio Contarini, da cui fu assegnata nell’anno 1516 a questa parrocchiale chiesa, ove antico era il culto del santo eremita.

Fu frattanto eretta e stabilita la chiesa sul modello (come si dice) di Tullio Lombardo, di cui è una pregiatissima opera la tavola di marmo, rappresentante il Salvatore coi XII Apostoli collocata nell’altare della loro cappella, e poi nel giorno 13 di febbraio consacrata, non sapendosi per altro né l’anno, né il prelato, che la consacrò.

Fra i suoi piovani conta questa Alerone Ricardi, eletto da Nicolò IV nell’ anno 1291, vescovo di Torcello, e Giacomo Giera cancelliere ducale, e poi vescovo di Corone, la di cui sepoltura si vede affissa al muro del chiostro nel monastero dei Santi Giovanni e Paolo. (1)

Visita della chiesa (1839)

Il Temanza avvisa che il modello della chiesa potrebbe essere di Sebastiano, mentre le due principali cappelle laterali sulla crociera potrebbero essere opera del Moro. Chi difatti considera soprattutto agli eleganti piedistalli delle colonne sorreggenti il grand’arco della sinistra cappella vi vede il fare dei Lombardi diverso dal resto della chiesa.

Materia di considerazione potrà essere offerta all’amatore primieramente dal quadro sopra la porta laterale esprimente Davide in atto di ricevere i pani della proposizione. È un’opera del secolo trascorso, e vi hanno in essa i caratteri di armonia, e di bella disposizione delle linee che abbiamo più volte notati nell’epoca quinta della nostra pittura.

Ciò che per altro richiede ogni più attento esame è la tavola del primo altare seguente dove Giovanni Bellino in bel paese rappresentò i Santi Girolamo, Cristoforo e Lodovico vescovo. Tutto è per entro in questa tavola, vuoi correzione di disegno, vuoi nobiltà di panneggiamenti, e disposizione di linee; e vuoi partito in fine, forza di colorito o sentimento nella espressione. Grande vantaggio trarrà colui il quale studi in questa tavola del Bellini nella quale pose il proprio nome col 1513, anno in che da lui fu dipinta; e che fu uno degli estremi del viver suo.

Bell’opera troveremo essere nell’altro altare la tavola col transito di San Giuseppe di Carlo Loth; e trascorsa che si abbia la prima cappella laterale alla maggiore, non inutilmente potranno essere esaminati nel maggior altare sì il basso rilievo nel parapetto dell’altare, buona opera del secolo XVI, e sì la pala col santo titolare ed altri santi di frate Sebastiano dal Piombo. Il rilievo dato in essa alle figure, l’impasto e la forza delle tinte la fecero credere opera di Giorgione maestro di quel dottissimo frate.

Nell’altra cappella laterale alla maggiore vogliono essere osservate le due figure ai lati, significanti San Giovanni Crisostomo e Sant’Onofrio ed attribuite ai Vivarini. Formavano parte dell’antico organo ad una coi piccoli comparti che con piacere potranno essere veduti nella sacrestia, la quale sopra la porta ha il busto del parroco Jacopo Valle morto nel 1617.

Il basso rilievo che serve di tavola all’altare della cappella laterale della crociera coi dodici apostoli è di Tullio Lombardo. La tradizione vorrebbe finalmente che l’effigie di Sant’Antonio da Padova nell’ultimo altare fosse stata dipinta ai giorni del santo; ma veramente non è anteriore al secolo XV perché è dipinta ad olio. Bensì la confraternita instituita in questa chiesa è la prima che in onore di esso santo sia stata instituita in Venezia. (2)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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