Chiesa di San Felice.
Storia della chiesa
Benché la chiesa universale faccia nel giorno 14 di gennaio solenne commemorazione di San Felice Prete di Nola col nome di Martire, per aver egli patito molto per Cristo, con tutto ciò per immemorabile consuetudine la chiesa parrocchiale, fondata in Venezia sotto la di lui invocazione nell’anno 960, dalla famiglia patrizia Gallina, celebra la di lui festa come di confessore nel giorno ultimo di agosto, forse per aver lui con morte naturale chiusi in gran vecchiezza i preziosi suoi giorni. Ignota è poi totalmente la cagione, per la quale il giorno ultimo d’agosto non solo dalla chiesa, di cui è titolare, ma da tutto il clero veneziano sia stato stabilito come giorno natalizio del Santo, e troppo sarebbe nella rozzezza di quei secoli volerla congetturare. Consta da autentico documento, essere stata l’antica chiesa insieme coi suoi altari, cioè del Beato Felice confessore, e della Beata Maria sempre Vergine solennemente consacrati nel giorno 11 di luglio dell’anno 1267 da Leonardo Vescovo di Jesolo, e Fra Marino vescovo di Caorle, i quali con permissione di Simeone Moro allora piovano di San Barnaba, e vicario della chiesa castellana concessero unitamente al patriarca di Grado, e ad altri cinque vescovi indulgenze spirituali a chiunque nel giorno anniversario della consacrazione, o fra la sua ottava avessero contriti e confessati visitata la chiesa predetta.
Pregiudicata notabilmente dal corso del tempo fu riedificata con nobile struttura ai tempi, e sull’idee del celebre architetto Sansovino, e nel giorno 4 di ottobre dell’anno 1624 fu consacrata per mano di Giovanni Tiepolo patriarca di Venezia.
All’altare di Maria Vergine in decenti nicchi riposte si conserva molte reliquie d’illustri santi, fra i quali alcune intere ossa del martire San Trifone. (1)
Visita della chiesa (1839)
Pregiudicata notabilmente questa chiesa dal corso del tempo riedificata venne con nobile struttura ai tempi e sulle idee del Sansovino consacrandosi nel 1624 ai 4 di ottobre. È a crociera, e sebbene sia piccola, nondimeno è compartita con tale industria che più grande quasi rassembra. Sul modello degli antichi si ridussero ultimamente tutti gli altari, ed autori viventi ne fecero quasi tutte le pale.
Nel primo altare a destra è quindi della signora Pascoli quella di Sant’Anna; di Lattanzio Querena è quella del secondo con Nostra Signora, San Pietro, San Lorenzo Giustiniani ed altri santi, ed è poi di Jacopo Tintoretto quella del terzo che offre San Demetrio armato col ritratto di un personaggio della famiglia Ghigi.
Nella cappella maggiore sono sulla maniera tiepolesca, i due quadri laterali con la liberazione dell’attratto fatta da Cristo in quello alla destra, e con la chiamata di Matteo dal banco cui attendeva, in quello alla sinistra. Domenico Passignano eseguì la tavola dell’altare con Cristo, San Felice e due ritratti. Finalmente nei due ultimi altari del lato sinistro Pietro Robustello fece la tavola della Concezione ed Odorico Politi fece quella dell’Addolorata.
Molte erano le scuole, di questa chiesa: del Santissimo, di San Felice, di San Francesco di Paola, della Beata Vergine della consolazione e dei barcaioli del traghetto di San Felice. (2)
(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).
(2) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).
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