Famiglia Donà

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Stemmi della famiglia Donà. Famiglie Venete con le loro armi. Biblioteca Estense universitaria

Famiglia Donà

Anche in riguardo allo origine della famiglia Donà o Donato si arrabattono i genealogisti nel volerla, chi discesa dalla gente romana Elia, come il Gamurrini, nella sua Storia genealogica; chi dalla Claudia, giusto Pier Antonio Alotto nella sua opera Claudia fortitudo: e quale la dice originata dagli antichissimi re d’Ungheria, siccome sente il Simeone Okoloki, nel suo Orbis Polonus. Né qui stanno soltanto le discrepanze, che altri la fanno venire nelle lagune dalle Contrade, altri da Mantova, altri ancora dalla Marca; ed il Malfatti ed il Frescot affermano, che parte  un Donato venne da Altino, e parte dalla Marca stessa; sicché in mezzo a cotante contraddizioni non vi è bussola che valga per poter uscire da questo pelago. Certo è che nobilissima e di origine antica è la famiglia Donato, la quale ebbe il merito di contribuire alla fabbrica della chiesa di Santa Fosca, e di d’istaurare quella di Santa Giustina; avendo poi molte onorate memorie in altre chiese. (1)

Vogliono i cronisti che i Donà o Donato, sieno discesi da un ceppo comune, benché si dividessero in due linee, ed avendo innalzata arma diversa, si denominarono volgarmente l’una dalle Tresse, e l’ altra dalle Rose. Le glorie di questa famiglia consistono in tre dogi, Francesco nel 1545, Leonardo nel 1606, e Nicolò nel 1618; in molti dignitarii della chiesa, fra cui Lodovico, eletto cardinale nel 1378 da Urbano VI, ma poi, per sospetto di, tradimento, fatto annegare, come si dice, con altri cinque cardinali dal pontefice medesimo; finalmente in parecchi valorosi guerrieri, e letterati distinti. Tralignarono poi dalle glorie avite quell’Andrea Donà, il quale corrotto dall’oro del duca di Milano, venne posto in carcere nel 1447, nè ottenne la liberazione, quantunque vivamente sollecitata dall’imperatore Federico III; quel Giuseppe che, convinto di intelligenza con gli Spagnuoli, fu pubblicamente appiccato nel 1601; quell’Antonio che, sotto un’accusa di peculato, prese la fuga nel 1619, ed ebbe il bando da tutto il veneto dominio; e quel Paolo che, avendo ucciso per gelosia di una monaca nel 1704 Pietro Minotto, venne pur egli bandito, ma poi ritornò in patria graziato. (2)

Sette armi diverse di questa casa porta il Coronelli nel suo Blasone, ma sole due ultimamente ne usò. La prima fasciata d’azzurro e d’oro di quattro pezzi, sotto un capo d’argento; l’altra d’argento con due fasce vermiglie, sotto tre rose dello stesso colore, che è quella che si vede apposta al ritratto del nostro doge. (1)

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI

(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. Tipografia Grimaldo Venezia 1872

I dogi della famiglia:

Francesco Donato (o Donà). Doge LXXIX. Anni 1545-1553
Leonardo Donato (o Donà). Doge XC. — Anni 1606-1612
Nicolò Donato (o Donà). Doge XCIII. — Anno 1618.

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Rio Terà de la Madalena, 2085 (Cannaregio) – Campiello del Sol, 957 (San Polo) – Corte del Capeler, 4771 (San Marco) – Rio Terà de la Madalena, 2085 (Cannaregio) – Calle dei Sansoni, 963 (San Polo) – Fondamenta Lizza Fusina, 1843 (Dorsoduro) – Calle de le Becarie o Panataria, 356 (San Polo).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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