La Fenice, l’uccello mitologico, bassorilievo su pietra da camino sul Palazzo D’Anna Volpi a San Beneto

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La Fenice, bassorilievo presso l'ingresso del Teatro La Fenice.

La Fenice, l’uccello mitologico, bassorilievo su pietra da camino sul Palazzo D’Anna Volpi a San Beneto

La Fenice è il più celebre fra gli animali favolosi dell’antichità, dagli Arabi definita come una creatura di cui non si conosceva il nome e si ignorava il corpo. La si immaginò della grandezza di un’aquila; con la testa ornata di una cresta o ciuffo luminoso; le penne del collo dorate, le altre di color porpora; la coda bianca, mescolata a penne incarnatine, e gli occhi scintillanti come stelle.

Si credeva che la fenice unica, isolata, abitasse i deserti dell’Arabia, e vivesse diversi secoli. Plinio afferma che le fu posto il nome derivato da un albero detto fenice, il quale presso i Romani era la stessa palma, e ciò perchè tra quelle che sono selvatiche, se ne trovò una la quale moriva seccava e poi da se stessa rinasceva e rinverdiva.

Altri vogliono che il suo nome derivi dal greco phonix, rosso, allusione ai Fenici, i quali furono i primi a scoprire la porpora.  Secondo Ovidio, la Fenice, dopo aver trascorsi i secoli della sua lunga vita, composto alla sommità di una palma un nido fatto di cassia, nardo, cinnamomo e mirra sopra questo si pone, e così in quelli odori finisce il tempo della sua vita, e dice che dal corpo del padre subito nasce un’altra Fenice, la quale, dopo essere cresciuta, e acquistata la forza sufficiente per sopportare il peso, stacca quel nido dai rami, portandolo davanti alle porte del tempio del Sole (in Eliopoli, città dedicata al Sole). Aggiunge che i sacerdoti d’Egitto con grande onore e riverenza prendevano questo uccello morto, facendogli delle esequie misteriose, che a molti altri animali sacri costumavano fare.

La credenza comune vuole però che la Fenice rinascesse dalle proprie ceneri. La favola di questo meraviglioso uccello viene anche menzionata dagli scrittori rabbini e dai più antichi padri della Chiesa cristiana. I primi ritenevano che la ragione per cui la Fenice vive così lungo tempo, ed è in certo modo esente dalla morte, è perchè fu il solo animale che non mangiasse del frutto vietato del paradiso. (1)

A Venezia si può vedere immortalata la Fenice: presso il Teatro alla Fenice a San Fantin, su pietre da camino infisse sui muri esterni di alcune case, sulla facciata del palazzo D’Anna Volpi a San Beneto, e su una lesena della facciata del palazzo Vendramin a Santa Fosca.

(1) Giuseppe Ronchetti. Il Dizionario Illustrato dei Simboli. Ulrico Hoepli Editore Milano 1922

 

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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