Un”quadrato magico”, una struttura palindroma dal significato sconosciuto, in Calle del Forno nell’Isola della Giudecca
Il quadrato del SATOR, è un palindromo, costituito da cinque parole di cinque lettere: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, e ROTAS, inserite in un quadrato composto da venticinque caselle che si può leggere orizzontalmente da sinistra a destra e da destra a sinistra, e verticalmente dall’alto al basso e dal basso all’alto:
S | A | T | O | R |
A | R | E | P | O |
T | E | N | E | T |
O | P | E | R | A |
R | O | T | A | S |
formando così uno di quei “quadrati magici” che ebbero tanto successo in altri tempi e tra i quali è senza dubbio il più famoso. Questo quadrato, scritto, inciso, dipinto o scolpito sugli oggetti più diversi, fu ritenuto un potentissimo talismano per gli scopi più disparati, durante il medioevo veniva utilizzato per curare diversi disturbi, in particolare la rabbia, così come per la pazzia e il sollievo durante il parto, il rimedio avveniva mangiando del pane con incise le parole del quadrato. (1)
Questo strano quadrato era in grandissima voga nell’antichità e si ritrova nei luoghi più disparati: sul muro di una casa romana a Cirencester, nel Gloucestershire; sulla porta di un oratorio abbandonato, presso le rovine del castello di Rochemaure sulle sponde del Rodano; sull’antico mosaico del pavimento della Pieve Terzagni presso Cremona, a Pompei, inciso su una colonna della casa di Paquio Proculo e su una collonna della Palestra Grande, e altrove.
Sull’interpretazione e sul significato di queste parole si sono cimentati decine e decine di studiosi e versato fiumi d’inchiostro, da rendere quasi impossibile enumerare tutte le ipotesi. Sul finire dell’Ottocento autorevoli studiosi ne diedero alcune interpretazioni, traducendo in generale SATOR come seminatore, AREPO era ed è intraducibile, perché non esistente in latino, TENET come mantiene, OPERA come lavoro, ROTAS come ruota. C. H. King, in Early christian numismatics and other antiquarian tracts (Londra, 1873), tradusse molto liberamente con: “L’operaio tiene le ruote dell’aratro, io seminatore camino al suo fianco“; Baudoin, nella Revue Scientifique del 1903 ne dava la seguente non meno libera traduzione: “Come si semina si raccoglie, a ciascuno secondo le sue opere“; E. Heis che, in Sammlung von Beispielen und Aufgaben aus der Allgemeinen Arithmetik und Algebra (Colonia, 1872), tentava di attribuire a ogni lettera del famoso quadrato magico un valore numerale; e quella di S. Lewis che, nel Bulletin de la Soc. Nation des Antiquaires de France del 1875, che nell’intraducibile AREPO, vedeva un nome proprio di persona. (2)
Paul Veyne, in un suo articolo in “Le carré Sator ou beaucoup de bruit pour rien, Bulletin de l’Association Guillaume Budé, 1968“, dimostrò infine, supportato da statistiche, che i vincoli per creare un palindromo perfetto come il quadrato SATOR erano tali da rendere impossibile nascondere un anagramma, l’autore del quadrato, tra l’altro, era infatti ricorso a una parola che non esisteva per completarlo, per cui questo quadrato non può avere un significato di senso compiuto. (3)
(1) ConoscereVenezia
(2) Minerva. Rivista delle Riviste. Volume XXIX. Dicembre 1908 – Dicembre 1909
(3) Il quadrato di SATOR o la magia del verbo – Nunc est bibendum
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