Alcuni capitelli, della Basilica di San Marco, simili a quelli del Tempio di Salomone e della Cripta del Santo Sepolcro

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Capitello con montoni accovacciati. Basilica di San Marco

Alcuni capitelli, della Basilica di San Marco, simili a quelli del Tempio di Salomone e della Cripta del Santo Sepolcro

Fra i svariatissimi capitelli sovrapposti alle colonne della facciata principale della Basilica di San Marco, che ne conta più di 122, i più interessanti sembrano quelli che si ritiene alludere a due passi del Primo Libro dei Re, in cui si descrivono i capitelli che servirono al Tempio ed al Palazzo di Salomone, e quelli che si avvicinano molto a quelli della Cripta del Santo Sepolcro a Gerusalemme, opera che si vorrebbe far rimontare ai tempi di Sant’Elena.

I capitelli descritti nel Primo Libro dei Re sono quelli a forma di cono rovesciato che portano delle reti attorno, e gigli nelle quattro facce, e che assomigliano anche ad alcuni capitelli di Santa Sofia a Costantinopoli, e di San Vitale a Ravenna. Questi capitelli sono su delle colonne ai due angoli della facciata principale della basilica. Il primo passo del Libro dei Re (cap. VII, v. 17) racconta, a proposito dei capitelli del Tempio di Salomone, che: “I capitelli che erano in cima delle colonne aveamo certe reti di lavoro intralciate di cordoni fatti in forma di catene“, infatti due capitelli, abbastanza consumati dal tempo,  offrono un intaglio simile ad una rete che si direbbe dei cordoni in forma di catene. Nel secondo passo dello stesso libro (Cap. VII, v. 19) si legge che: “i capitelli ch’erano in cima delle colonne del portico aveano forma di gigli“, gli stessi capitelli, oltre al motivo della rete, portano inciso un grande giglio nelle sue quattro facce.

I secondi capitelli sono quelli che portano su delle ceste intrecciate dei montoni o dei vitelli accovacciati, e che assomigliano a dei capitelli che si vedono di fianco ad una porta di Santa Sofia, provenienti dalle rovine degli edifici annessi. Quelli della Basilica di San Marco, dove si vedono le teste dei montoni alternate a degli uccelli o da motivi fitomorfici, si avvicinano molto a due che stanno nella cripta del Santo Sepolcro a Gerusalemme, opera che si vorrebbe far rimontare ai tempi di Sant’Elena. (1)

(1) P. Selvatico. Sulla scultura e sull’architettura di Venezia. Stabilimento Nazionale. 1847

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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